Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 15 Venerdì calendario

Kennedy Paul

• Wallsend (Gran Bretagna) 27 giugno 1945. Storico. Docente a Yale, autore di Ascesa e declino delle grandi potenze e Il Parlamento dell’uomo (l’Onu) • «Due parole hanno cambiato la vita di Paul Kennedy. Non ha molta importanza che fossero inserite in un libro che ne conteneva altre 150 mila, e che si trovassero in una frase composta solo da tre parole. Nessuno era granché interessato all’aggettivo “relativo”, laddove le altre due parole erano “Usa” e “declino”. Era il 1988, la stagione di Reagan volgeva al termine, e il libro di Kennedy, Ascesa e declino delle grandi potenze (pubblicato in Italia da Garzanti), aveva toccato un nervo scoperto. “In realtà si trattava di uno studio su più di cinquecento anni di imperi mondiali [...] ma penso che pochi abbiano letto qualcosa di più del capitolo finale sugli Stati Uniti e l’Urss”. [...] Non è facile capire come Kennedy riesca a fare tutto: scrittore, docente a Yale e Londra, consulente dell’Onu, osservatore dei movimenti geopolitici. [...] È nato nel 1945 “esattamente a metà tra il giorno della vittoria in Europa (8 maggio) e il giorno della vittoria sul Giappone (15 agosto)”, in una famiglia operaia irlandese nell’Inghilterra del nord est. Suo padre lavorava nei cantieri navali, gli zii erano pescatori. “Non soltanto sono stato il primo della mia famiglia ad andare all’università. Sono stato anche il primo a continuare la scuola dopo i 16 anni”. Ma non è andato a vivere altrove. Non gli era neanche passato per la mente di scegliere un’altra università, anziché quella locale, la Newcastle University. E di certo non immaginava che sarebbe diventato professore. “Avevo una specie di lavoro da giornalista”, dice. “Guadagnavo qualche soldo lavorando con un allibratore e conoscevo bene le corse dei cavalli, così ho scritto a Lord Thompson (il magnate della stampa) e gli ho chiesto un lavoro allo Sporting Chronicle. Lui mi ha offerto un posto da vice caporedattore e corrispondente dagli ippodromi, e io ero pronto a iniziare”. Quel che cambiò le cose fu che Kennedy si classificò migliore studente di storia di Newcastle, e l’università gli diede una borsa di studio per un dottorato al St Antony’s College di Oxford. “Sono stato fortunato a finire in un college con un sacco di americani, australiani, tedeschi e finlandesi, che erano confusi come me dall’esperienza ad Oxford. A quell’età ero stato solo una volta al sud, in un viaggio per il Regno Unito su un furgoncino Bedford con quattro amici”. Kennedy continuò ad avere fortuna. Gli fu offerto infatti un posto all’Università di East Anglia, in Inghilterra, e divenne il più giovane professore che avessero mai chiamato. Ma all’inizio degli anni Ottanta insegnare storia era sempre meno divertente. “Margaret Thatcher stava tagliando senza pietà i fondi all’istruzione superiore [...] e mi sembrava di passare il mio tempo a consigliare i colleghi oltre i 40 anni di prepararsi a un licenziamento e a dire ai giovani che non avrebbero mai avuto il posto fisso. Così ho deciso che era tempo di andarmene”. Ma le possibilità sfumarono tutte a seguito di una nuova ondata di tagli da parte del ministero del Tesoro; tuttavia nella stessa settimana Kennedy ricevette una proposta da Yale, che gli offriva una cattedra di Storia internazionale appena creata. Non fu facile prendere la decisione di lasciare il Paese — allora i suoi figli avevano 15, 13 e 5 anni — ma non ha mai rimpianto di averla presa. [...]» (John Crace, “Corriere della Sera” 17/2/2008).