Andrea Tarquini, la Repubblica 15/10/2010, 15 ottobre 2010
LA GERMANIA SOFFRE PER LE PICCOLE BANCHE CON L´ACQUA ALLA GOLA - BERLINO
Non ci crederete, eppure persino l´irraggiungibile locomotiva d´Europa, la cara e invidiata Germania, affronta la crisi di un comparto intero. Non certo l´industria global player che va a gonfie vele, né le piccole e medie aziende, né la R&D, Research and development per dirla all´anglosassone, cioè ricerca scientifica e tecnologie del futuro. No, la Germania è malata nel settore bancario. La grande svendita è alle porte, avvertiva ieri la Sueddeutsche Zeitung. Non stiamo parlando, ovviamente, dei grandi istituti. Bensì di una nutrita pattuglia di banche piccole, medie e grandi, private o appartenenti ai Bundeslaender (i 16 Stati della Federazione), le quali, vuoi per affari sbagliati nei subprime, vuoi perché travolte dopo dalla crisi internazionale, vuoi perché la loro massa critica è troppo piccola, senza un grande investitore non ce la fanno a sopravvivere. Dalla Ikb, tradizionalmente fortissima nei crediti a piccole e medie imprese, alla WestLB, la banca semipubblica del Nordreno-Westfalia, da Eurohypo a HSH Nordbank. Hanno l´acqua alla gola, ma potenziali acquirenti tedeschi non si vedono all´orizzonte. Perché? Chiaro: Deutsche Bank, l´unico istituto tedesco veramente globale, si è appena saziata rilevando Sal Oppenheim e una maggiore quota in Postbank. Commerzbank è grande, digerita Dresdner, ma resta debole e agganciata alla partecipazione statale. Banche degli Stati e casse di risparmio devono tutte curarsi da sole, per loro acquisizioni sono solo sogni lontani. Resta da vedere se in questo vuoto di investimenti necessari ma non alle viste sul mercato si affacceranno forti investitori stranieri o no. La partita è aperta, e il suo esito potrà influenzare moltissimo il futuro dell´Europa.