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 2010  ottobre 15 Venerdì calendario

IL POTERE FORTE DEL CARNEFICE CHE SI FINGE VITTIMA


Detto simpaticamente, Rinaldo Arpisella dovrebbero licenziarlo. Adesso ci si è messo pure Panorama a raccontare una sgradevole storiella che non riguarda improbabili pressioni di giornali su potentati economici, ma, più tradizionalmente, pressioni di potentati economici su giornali. Nell’agosto 2009, infatti, il portavoce di Emma Marcegaglia - o addetto stampa, o addetto ai rapporti istituzionali, o tutti i modi in cui l’hanno chiamato in questi giorni - ebbe qualche scambio telefonico con un cronista di Panorama che stava indagando su dei presunti illeciti nella raccolta dei rifiuti in Puglia; siccome alcune indagini della procura di Bari riguardavano anche la Cogeam di gruppo Marcegaglia, pare, Arpisella chiese insistentemente al cronista - Giacomo Amadori - che il nome della signora fosse escluso dall’articolo, altrimenti lei non avrebbe più concesso un’intervista già concordata e, peggio, sarebbero partiti attacchi di Confindustria contro il governo. Panorama possiede e pubblica le registrazioni delle telefonate.
E sono telefonate molto brutte, altro che scherzo. Arpisella il nome della sua Emma non voleva proprio che uscisse: «Tu sai», diceva ad Amadori, «quali sono gli attuali rapporti di Confindustria col Governo...». E la prevista intervista alla Marcegalia, roba da copertina? «La faccio saltare», concludeva l’uomo di Confindustria, altezzoso, sicché «lo dico subito al direttore». E insisterà ancora: «Guarda che si incazzano anche in alto, i tuoi.. Se incominciamo a rompere i coglioni noi al Governo, tu capisci...». Insomma dai, «dobbiamo fare la copertina e tu mi vieni in culo con quel pezzo?».
Lord Arpisella perderà la sua partita: Il 28 agosto 2009 l’articolo sui rifiuti usciva ugualmente (la Marcegaglia era menzionata diverse volte, più che altro era nominata la «Marcegaglia spa») e però non accadde nulla, anzi, il 4 settembre uscì pure la famosa intervista alla Marcegaglia con tanto di foto romantica della presidentessa e tramonto sullo sfondo: il che depone a favore dell’ipotesi che lei non sapesse neppure delle «minacce» di Arpisella. Va detto che nell’inchiesta di Panorama compariva la versione di vari uomini del gruppo Marcegaglia e che il tono era anche inappuntabilmente garantista: «Va sottolineato che nessun dirigente di questo gruppo risulta coinvolto nell’inchiesta di Digeronimo», si leggeva, mentre la replica concessa a Roberto Garavaglia e Antonio Albanese, manager del Gruppo Marcegaglia, era ampissimo. Le telefonate di Arpisella avevano sortito effetto? No, se mirate a cancellare il nome di Emma Marcegaglia. Ma il condizionamento psicologico non è cosa misurabile.
Ne scaturisce in definitiva un Rinaldo Arpisella che passa dal ruolo di vittima di vessazioni giornalistiche a quello più fisiologico di censore di giornalisti, «minacce» annesse. In sostanza un altro bel danno all’immagine di Confindustria: e se è vero che da quelle parti sono sensibili al rapporto costi/benefici, il bilancio di Rinaldo Arpisella è da ecatombe ambientale.
Da capo: Arpisella ha spacciato come minaccia reale uno scherzo riconoscibile (e verificabile) e ha cercato pervicacemente un ruolo nell’iper-valutare la boutade del vicedirettore del Giornale Nicola Porro, con ciò diffondendo il panico in tutta Confindustria e non sapendo impedire, peraltro, che la sua amata presidentessa aggravasse la situazione con una perniciosa deposizione alla magistratura. Il tutto per che cosa? Per evitare un dossier che non esisteva e che ora, miracolo, esiste, perché è sparpagliato su tutta la stampa italiana che è tornata giocoforza a concentrarsi su vita & opere di Emma Marcegaglia. Questo da parte di uno che lavora al fianco di lei da 15 anni come responsabile della sua immagine - complimenti - e che frattanto ha pure mantenuto, a proposito di lievi conflitti d’interesse, la direzione della comunicazione del Gruppo Marcegaglia.
Se i rapporti di Confindustria col Governo siano compromessi o no, poi, non è chiaro. Di certo, a dispetto del contrasto storico che dovrebbe opporre industriali e post-comunisti, in Puglia vanno a meraviglia i rapporti di Emma Marcegaglia col governatore Nichi Vendola, coadiuvati da una stima reciproca quasi esibita e che è sfociata in varie cordialità istituzionali e in comuni progetti comuni nel settore - tu guarda - dei rifiuti. Sulla stampa locale impazzano da tempo le critiche per le autorizzazioni - ritenute da alcuni illegittime - di discariche e termovalorizzatori, tutte a favore di Emma. E così, a giugno, a Vicenza, la presidente di Confindustria ricambiava: «Vendola è senza dubbio il miglior governatore del Mezzogiorno, la Puglia è una regione ben gestita, io ho delle aziende e conosco bene quella situazione».
Per forza: il Gruppo Marcegaglia gestisce tre dei quattro termovalorizzatori realizzati in Puglia sotto diverse insegne, già oggetto delle attenzioni della magistratura. E ora, grazie ad Arpisella, della pubblica stampa.