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 2010  ottobre 15 Venerdì calendario

IL SOGNO SI CHIAMA LAS VEGAS

Lui ha già coronato il suo sogno: ha raggiunto Las Vegas. Cappellino sempre calato in testa, sorriso beffardo, altrettanto l’atteggiamento, andatura dinoccolata e lingua tagliente. Ha ventisei anni, ma d’aspetto ne dimostra meno: si chiama Filippo Candio, è di Cagliari. Professione: giocatore di poker. Professionista. È lui il primo italiano a “violare” il santuario del Texas Holdem, il Rio Casinò della città del Nevada, per affrontare la variante statunitense del cuori-quadri-fiori-picche a cinque carte. Oltre settemila partecipanti per portare a casa un montepremi che sfiora i nove milioni di dollari. Avete letto bene, no-ve-mi-lio-ni, detti tutti d’un fiato. Complicato, ma non impossibile.
PER ARRIVARCI qualche piccolo “stratagemma”: tanto footing, corsi di concentrazione, calcoli matematici e video su video per capire la tattica degli avversari. Mica si scherza, lì. Sì, per capire cos’è il Texas bisogna liberare la mente dagli stereotipi figli delle grandi pellicole stelle e strisce, o da quello strepitoso Regalo di Natale di Pupi Avati: al tavolo non girano alcolici, non si fuma né è impossibile imprecare. Low profile, la regola. Chi gioca e vuole arrivare fino in fondo, lo fa per ore e ore, fino a un totale di 45 in soli cinque giorni, con un solo scopo: restare l’ultimo. In poche parole ci vuole fisico allenato e mente lucida per sfruttare la tua chance, nel più classico dei topoi statunitensi legati all’“anche tu ce la puoi fare, basta crederci”. Un esempio? Si chiama Christopher Bryan Moneymaker, il cognome tradotto vuol dire “macchina da soldi”. Li ha fatti, cavolo. Ma talmente tanti da diventare una sorta di spartiacque tra il Texas vecchio stile e l’esplosione che da qualche anno ha investito anche l’Italia. Cris, nel 2003, da un torneo on line di pochi dollari (trentanove), è arrivato fino a Las Vegas e ha stracciato tutti. Spot talmente perfetto, da apparire quasi finto. “Un’americanata”, appunto. Eppure è andata così. Da allora frotte di inesperti hanno invaso casinò e arricchito le varie società di scommesse che lavorano sull’on line; sono nate le dirette televisive durante le partite, collegamenti con esperti che commentano le varie mani. Sono arrivati gli sponsor e i manager. I giocatori sono diventati personaggi degni di autografi, biografie autorizzate e non, ruoli nei film e immagini per i videogiochi da cellulare. Così “l’onda” ha investito l’Italia qualche stagione fa, con un programma notturno su Italia1, Pokerunomania, appuntamento cult del lunedì, con picchi di ascolto degni di una seconda serata. A condurlo un famoso dj, Ciccio Valenti e il pioniere italiano del Texas, Luca Pagano. Filippo Candio nasce da qui, dai miti tv, dai suoi echi. Solo un paio di anni fa, nel 2008, era uno dei tanti che “vagava” per il Casinò di Sanremo durante l’European Poker Tour, la versione continentale dell’evento di Las Vegas. Girava nelle sale a chiacchierare , guardava i più grandi impegnati, si fermava a scambiare qualche battuta con alcuni.
ERA UNO dei tanti. Dei tanti che, però, a soli 24 anni viveva già di quello, in giro per l’Italia e per l’Europa: “Quanto guadagno al mese? Dipende da chi ho di fronte”, raccontava. Ed era vero. Parliamo comunque di migliaia di euro strappati a ignari giocatori che sottovalutavano il soggetto davanti a loro. Il suo piacere? Quello di bluffare e irridere il soggetto di turno: psicologia pura “così li intimorisco e li faccio sbagliare di più”, spiegava.
Ecco l’altro ingrediente del cocktail: la psicologia. Chi siede al tavolo indossa occhiali da sole, cappelli o felpe con cappuccio. Si isola con l’ iPod. “Per non dare punti di riferimento all’avversario – spiega Luca Pagano – a me basta anche una non risposta per ottenere un indizio sul punto di chi ho di fronte. Una volta ho perso una partita importante contro uno che mi ha chiesto dove abitavo: dal tono della mia voce ha capito che stavo bluffando”. Errore da pollo. Già, i pennuti. Nel film The Rounders con Matt Damon, la regola era: “Se non riesci ad individuare il pollo nella prima mezz’ora di gioco allora, il pollo sei tu!”. Filippo lo cita sempre. E, dice, di essersi allenato a fondo per superare la prima mezz’ora..