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 2010  ottobre 14 Giovedì calendario

CHARLIE 61, NOTTE NEL TAXI DI TERESA «SONO COSTRETTA A DIFENDERMI CON SPRAY E PEDALE D’EMERGENZA»

Charlie 61, ogni notte potrebbe essere il tuo turno. «Quando mi è successo, l’ ho capito subito. Prendo una corsa in via San Vittore e trovo due tipi, forse nomadi: uno alticcio, strano; l’ altro silenzioso, si siede alle mie spalle. Parlano un italiano sbilenco, mi dicono di andare in via Novara: "Stiamo cercando compagnia...". È una brutta zona di prostituzione. Lo sbronzo ciancica, aggressivo: "Una donna tassista, ma non hai paura? Quello che cerchiamo potresti farcelo anche tu...". Io lancio subito l’ allarme e metto il telefonino in vivavoce con un collega. Non perdo il controllo, non devo, provo a intimorirli: "Io non sono una puttana! Tenete i soldi, lasciatemi stare". Loro non mollano, uno apre il mio sportello, mi tira per un braccio, mi graffia... È la fine, penso. Fortunatamente, i due vedono arrivare altri taxi, e scappano. Ma se avessero voluto violentarmi, l’ avrebbero potuto fare. Sul taxi, nonostante tutto, sei sempre sola». Charlie 61, questo turno di notte è iniziato da un paio d’ ore e la Teresa non perde il sorriso neppure sui ricordi peggiori. Il lavoro è lavoro, questo è il suo, «e poi, come si dice, chi non nasce non rischia». Paura? Ansia? «Mah, paura mi sembra esagerato. Ho a che fare con gente di tutti i tipi, questo sì, può capitarmi lo sbandato o lo scienziato: devo stare attenta, non posso rilassarmi». Il posteggio della Stazione Centrale è pieno, meglio spostarsi. «Intanto, ho imparato a difendermi. Quella è la telecamera di bordo, registra tutto. Questo, sopra la frizione, è il pedale d’ emergenza: spedisce un Sos al radiotaxi, gira la richiesta di soccorso alle auto pubbliche più vicine e allerta le forze dell’ ordine, ché il gps segnala costantemente la mia posizione. Ho alcuni colleghi-amici che mi telefonano spesso, s’ informano: mi sento protetta. Questo, infine, è uno spray al peperoncino, ce l’ ho sempre dietro: finora, per fortuna, non l’ ho mai dovuto usare». In piazza XXV Aprile salgono marito e moglie, vanno in via Pacini 81: «Sentito cos’ è successo a quel povero tassista? Una cosa da barbari - commentano -. Ma l’ omertà del quartiere, non credevamo: siamo alla bassa manovalanza mafiosa». Charlie 61 annuisce. Teresa Vassalli, 47 anni, due figli di 25 e 22 anni, Maurizio ed Eleonora, un divorzio, un appartamento in affitto e la licenza presa con un mutuo nove anni fa, 130 mila euro un po’ per volta, e ancora non è finita. «Lavoravo come custode in un bel palazzo borghese, ma che futuro avrebbero avuto i miei figli? Ho investito sul taxi, ho comprato un lavoro per la mia famiglia». Charlie 61, numero 4.268, radiotaxi 6969. Nel giro è la Teresa, con l’ articolo davanti, alla milanese, per lei che è arrivata da Canosa di Puglia, un giorno, e Milano le ha dato il resto: «Amo questa città». La vive di notte, sulle strade: «La sento mia, è più bella». Turno 20: dalle otto di sera alla sei del mattino. È una scelta. La figlia Eleonora è la sua «seconda guida»: attacca all’ alba, si danno il cambio a colazione. Una Skoda Octavia per due. Sono poco meno di 200 le donne tassiste di Milano su una flotta di 5 mila vetture. Solo tre hanno scelto i turni 20 e 21, i più duri: Antonietta, Francesca e la Teresa. «Di notte ci conosciamo tutti, c’ è più solidarietà. Il buio? I pericoli? Evito le periferie isolate e se un cliente non mi convince, tiro dritto. La polizia, bisogna dirlo, gira, è sempre disponibile: dà sicurezza. Per il resto, faccio l’ autista, la psicologa e la sociologa: ho caricato fidanzati in lacrime, donne spaurite, coppie in cerca di club privé. L’ altra settimana un ragazzino mi ha vomitato in macchina: adesso tengo i kleenex e i sacchetti, non si sa mai». Le notti più buie sono nel fine settimana, venerdì e sabato: «Vedo da vicino l’ autodistruzione dei giovani. Li raccolgo fuori dalle discoteche che hanno bevuto, fumato o pippato cocaina. Sono stracciati, fragili. Fanno pena». Da piazza Beccaria a via Macedonio Melloni fanno 12,10 euro. Dall’ aeroporto di Linate a via De Santis altri 23. La corsa piazza Duomo-Repubblica è breve: 7,80 euro. La notte arranca tra le attese d’ un cliente (anche tre quarti d’ ora), le confessioni di un consulente finanziario (la figlia di 8 mesi vive ad Asti), un confronto su musica e download illegale con un dirigente Fimi (atterrato da Londra in ritardo), il caffè con il collega Pinuccio al chiosco di piazzale Cantore, la coda fuori dal «The Club» (a una ragazza hanno rubato le chiavi di casa e auto), un ristorante, un viaggio alla Barona, l’ anonimato di piazza Miani, una pizza alla diavola al capolinea San Donato del metrò (20 minuti di pausa, ormai sono le 4). Poi, quasi più nulla fino all’ alba. L’ incasso: poco più di 100 euro. «I pregiudizi sulle donne li senti. C’ è chi non vuole salire, chi non si fida. Anche i colleghi sanno essere infami - si sfoga Teresa -. Ma quello che più fa male è la cattiva opinione dei milanesi: ti insultano, nel traffico, sei il bersaglio di ansie e frustrazioni. Il tuo lavoro sembra giustificare la loro maleducazione». C’ è questa «brutta fama», anche, forse, dietro il pestaggio di Luca Massari? «Io sono una madre di famiglia, un’ artigiana, una lavoratrice seria. Chiedo solo rispetto per il mio lavoro». Charlie 61, il turno è finito. Alcuni clienti hanno lasciato la mancia, sono stati gentili. È il tuo lavoro, la notte. Te lo riconoscono.
Armando Stella