Antonio D’Orrico, Magazine 14/10/2010, 14 ottobre 2010
HITLER? FA RIDERE
C’è Hitler nel bunker, ultimi giorni della sua dittatura, che ha riunito i generali per fare il punto. Lo aggiornano sulla situazione della campagna acquisti della Juventus. Dopo aver preso Bonucci, Motta, Pepe, Martinez, Krasic (più Aquilani in prestito), ecco la prossima mossa: «E chiuderemo il mercato con un grande attaccante». Hitler interrompe il generale che sta parlando: «Immagino che l’attaccante sia Dzeko». Momento di imbarazzo tra i collaboratori. Poi uno si fa coraggio: «Mio fuhrer, Dzeko non possiamo prenderlo. Anzi, abbiamo ceduto Diego al Wolfsburg per 17 milioni e abbiamo preso Quagliarella per 15». Segue un lungo silenzio. Hitler sfoglia nervosamente i fogli che ha sul tavolo, si toglie gli occhiali da lettura, dice a voce bassissima: «Tutti quelli che credono che Motta sia una sega clamorosa escano immediatamente da questa stanza». A sentire il nome del terzino della Roma comprato dalla Juventus, la sala si svuota. Restano solo tre generali. A questo punto Hitler sbotta: «Dite la verità! Mi state prendendo per il c...?! Vendiamo l’unico giocatore di pallone che abbiamo per prendere QUAGLIARELLA? E Marotta (attuale general manager della Juventus, ndr) sarebbe il competente? Non credevo esistesse un GM (generai manager, ndr) più fesso di Pier Paolo Marino (ex dirigente del Napoli, ndr). 15 milioni per uno scarto del Napoli. Cioè a voi sembra normale scambiare Diego per Quagliarella?». Uno dei collaboratori cerca di far ragionare Hitler: «Mio fuhrer... tutta Napoli è disperata per la partenza di Quagliarella!». Hitler non si tiene più: «A Napoli c’è ancora gente che rimpiange Calaiò! Non capiscono un c.....!!!».
Uno dei video più visti negli ultimi tempi su YouTube (oltre mezzo milione di visualizzazioni al momento) è «Hitler juventino viene informato sul mercato della Juve», di cui abbiamo appena descritto l’inizio. È esilarante e ha conquistato il popolo del web. Le immagini sono tratte dal film La caduta con un bravissimo e credibilissimo Bruno Ganz nella parte del protagonista, sottotitolate con i dialoghi che raccontano la reazione di Hitler, tifoso bianconero, alla campagna acquisti della squadra torinese. I commenti indirizzati all’autore del filmato sono quasi tutti positivi, spesso entusiastici. «Stupendo il video sul mercato della Juve, sei un grande!». Oppure: «II tuo video sulla Juve fa smattare». L’autore viene definito «ancora di salvezza di noi poveri juventini frustrati». Qualcuno, pochi, ha protestato per la scelta di Hitler come protagonista. Molti di più si sono lamentati per questioni di rivalità calcistica.
L’autore, che si firma fabiopee, si è visto costretto a intervenire: «L’enorme (e inatteso) successo del video mi spinge a fare qualche chiarimento: non sono un tifoso bianconero (non tifo per nessuna squadra)... Solo tanta ironia su un mercato, a mio avviso, paradossale».
TUTTO COMINCIÒ CON I NEO-HIPPY
«Hitler viene informato...» è una serie, un vero e proprio format, che gira da qualche tempo su YouTube. Il dittatore tedesco viene di volta in volta informato del triplete interista, della sconfitta juventina con il Fulham, della Nazionale eliminata dal Mondiale e così via. Ogni volta, ovviamente, fa la sua scena madre. La serie calcistica è, a sua volta, una rielaborazione di un video americano capostipite dove Hitler strapazza i suoi perché nessuno di loro ha mai preso parte al festival neo-hippy di Burning Man nel Nevada. Da qui discendono altri video nei quali il dittatore si scaglia contro la moda dell’iPad o il film Avatar.
Questa è la storia, più o meno, del fenomeno. Resta da trame una morale. Hitler ridotto a comico di successo sulla Rete può essere un modo, subdolo (anche se involontario), per sdoganare la figura del fuhrer, per renderla familiare? Prenderlo sul ridere è un modo per denuclearizzarlo? Oppure è vero il contrario? Lo scrittore Alberto Moravia diceva, a proposito della bomba atomica, che l’unico modo per scongiurarne l’avvento era quello di farla diventare un tabù come l’incesto. Anche Hitler dovrebbe essere un tabù? Oppure il fascino del proibito finirebbe per renderlo in un certo senso attraente? Come ricordava Beppe Severgnini nello scorso numero di Sette, in redazione, dopo aver riso tanto vedendo lo sketch, ci è venuto questo dubbio: «La banalizzazione del male è pericolosa o rappresenta la giusta vendetta del Tempo?». Cosa ne pensano i lettori?