il manifesto 13/10/2010, 13 ottobre 2010
LA FORMULA MAGICA PER CHIUDERE
«12 + (Ncur - 1) x 2 + (9 x W)» non è una legge della fisica, ma dello Stato: con questa formula si regolerà la chiusura di numerosi Corsi di Laurea: la si trova nel DM 17/2010, il «decreto taglia-corsi» emanato il 22 settembre 2010 quale definitiva evoluzione della Nota ministeriale n. 160 del 4 settembre 2009. Il decreto fissa i «requisiti necessari» per i Corsi di Laurea, relativamente alla dotazione della docenza e al numero di immatricolati. Se ancora nello scorso giugno la Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Lettere poteva annunciare un’opportuna razionalizzazione dell’offerta formativa centrata sui «nuclei storici» delle Facoltà - le Lettere, la Filosofia, la Storia - oggi il quadro appare ben diverso: e a farne le spese rischiano di essere i corsi o i curricula più tradizionali, come le Lettere classiche. I tagli apparentemente «razionali» del decreto si sommano alla massiccia ondata di pensionamenti che attende l’Università entro il 2013, ai tagli drastici del Fondo di Finanziamento Ordinario (la principale entrata delle Università pubbliche, ridotta per il 2010 di oltre un miliardo), al blocco del reclutamento e degli stipendi previsti dalla «manovra anticrisi» del luglio scorso, all’ulteriore processo di taglio e riordino previsto dal Ddl 1905 (la cosiddetta «riforma Gelmini») che in questi giorni conclude il suo iter parlamentare e che ha scatenato, in tutto il paese, la mobilitazione dei Ricercatori.