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 2010  ottobre 14 Giovedì calendario

DOPPIA OPERAZIONE DI MANI PER GAZZETTA


L’OPERAZIONE
Carla Mari, casalinga 52enne di Busto Arsizio, nella notte tra lunedì 11 e martedì 12 ottobre ha subito il trapianto di entrambe le mani. L’operazione, durata sei ore, è stata eseguita all’ospedale San Gerardo di Monza dall’equipe di Massimo Del Bene, direttore dell’Unità operativa di Chirurgia plastica ricostruttiva, chirurgia della mano e microchirurgia ricostruttiva. La donna è cosciente e in buone condizioni. È la prima volta al mondo che viene effettuato un doppio trapianto di mani su un paziente amputato.

LA PAZIENTE
Carla Mari, sposata con due figli, tre anni fa era stata colpita da una sepsi, un’infezione generalizzata dell’organismo, originata da una semplice cistite, che aveva colpito tutte le estremità del suo corpo. Aveva subito allora l’amputazione delle mani e dei piedi. Le erano state impiantate delle protesi.
La donna era in lista per il trapianto dal 2008. Dallo scorso aprile era seguita dall’equipe di psicologia clinica del San Gerardo e tutto era pronto per l’intervento, mancavano solo le mani.
L’11 ottobre è arrivata la notizia che all’ospedale di Cremona erano disponibili gli arti di una donna di 58 anni appena deceduta. Meno di due ore dopo è cominciato il trapianto e il giorno dopo la donna ha mostrato i primi segni di mobilità alle dita. Ora è ricoverata nel reparto di rianimazione e sta bene. Ci vorranno sette giorni per sciogliere la prognosi sulla completa riuscita dell’intervento.
Verrà presto trasferita nelle camere sterili del reparto di ematologia e trapianto di midollo osseo, dove dovrà restare per altri 30-40 giorni prima di essere dimessa.
La donna, quando ha visto le sue nuove mani, si è commossa, mentre prima di entrare in sala operatoria aveva detto: «Sono venuta qui per ricevere, ma anche per dare». Carla Mari infatti è una donatrice, iscritta da vent’anni all’Aido (Associazione italiana donatori organi).

LA TECNICA CON LE STAMINALI
Al San Gerardo di Monza è stata utilizzata una tecnica anti-rigetto basata sulle cellule staminali: vengono prelevate le staminali dal midollo della stessa paziente, poi re-iniettate nelle prime 24 ore successive al trapianto. «Si tratta di cellule che, per motivi che ancora non sappiamo, hanno una potente azione immunosoppressiva» spiega Andrea Biondi, direttore della Cell Factory del San Gerardo, una delle tre officine cellulari attive in Italia.
Oltre all’uso di queste staminali mesenchimali alla paziente verrà praticato in seguito un trapianto di tessuti adiposi, anche questi nella mano e prelevati dalla donna stessa, e successivamente un trapianto di epidermide sul dorso. «Questo inserimento di elementi cellulari propri negli arti estranei ha la funzione di “depistare” gli anticorpi che tendono ad aggredirli - spiega Biondi -. In questo modo viene depotenziata l’azione di rigetto dell’organismo».
Le staminali mesenchimali sono già usate in funzione antirigetto nel trapianto di midollo, ma è la prima volta che vengono utilizzate per il trapianto di un organo.
Grazie a questa tecnica la paziente dovrà assumere molti meno farmaci antirigetto.

IL CHIRURGO
Il professore Massimo Del Bene che l’ha operata: «Quella del doppio trapianto è una decisione che abbiamo preso senza esitazione. Una persona senza mani né piedi non può alzarsi dal letto se non arriva qualcuno ad applicarle le protesi; ora Carla potrà provvedere da sola, con un miglioramento incredibile della qualità della propria vita».
Sempre Del Bene: «In Italia è la prima operazione del genere, nel mondo sono già stati fatti 22 trapianti bilaterali. La paziente sta bene, la profusione delle mani è ottimale e non ci sono problemi di natura vascolare che sono sempre la nostra paura nel primo periodo. Poi ci sarà il problema funzionale e del recupero psicologico. È una donna fortissima che ha espresso da subito la volontà del trapianto».

I COMMENTI
Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt): «Si tratta di un intervento straordinario per la sua complessità e di un grande risultato della rete delle donazioni in Italia». Da un punto di vista tecnico, ha rilevato Costa, «le potenzialità perché l’intervento riesca e porti a buon esito ci sono. Dietro c’è il grande sforzo della rete dei trapianti nel nostro Paese: un’operazione del genere presuppone infatti una complessa organizzazione ed era da tempo che si cercava un donatore adatto per questo caso».

Marco Lanzetta, il direttore dell’Istituto italiano di chirurgia della mano è critico: «L’età della paziente è troppo avanzata sulla base dei criteri internazionali stabiliti per questo tipo di intervento. A cinquant’anni le possibilità di recupero a livello di rigenerazione nervosa sono inferiori».

Cinzia Caporale, membro del Comitato nazionale di bioetica: «La sperimentalità insita in questo tipo di interventi impone una grande cautela, sia da parte dei medici sia da parte dei potenziali pazienti».

I PRECEDENTI
Il primo trapianto (singolo) di mano risale al 1998: a Lione, in Francia, è stato effettuato l’intervento su un neozelandese di 47 anni. Nell’equipe francese c’era anche l’italiano Marco Lanzetta. Nel 2001, a Londra, la stessa mano è stata però amputata su richiesta del paziente che rifiutava di assumere i farmaci antirigetto.
Il primo doppio trapianto è del 2000: sempre a Lione, su un uomo di 34 anni.
Sempre nel 2000 il primo intervento in Italia, effettuato da Lanzetta: a Monza, su un uomo di 43 anni.

IL PRIMO TRAPIANTO DOPPIO DI MANI
Il primo trapianto al mondo di entrambe le mani e degli avambracci è stato eseguito il 12 gennaio 2000 all’ospedale Edouard Herriot di Lione. Diciotto chirurghi guidati dal professor Jean-Michel Dubernard hanno trapiantato contemporaneo due mani e due avambracci, dallo stesso donatore allo stesso ricevente, Denis Chatelier, un francese di 34 anni, imbianchino, padre di due bambini, che aveva perso gli arti per lo scoppio di un petardo.
All’epoca l’italiano Marco Lanzetta, unico medico italiano dell’equipe, aveva commentato: «Gli arti tornano rosa da grigi che erano, e tiepidi. È quello che io chiamo l’orgasmo microchirurgico».
Il professor Girolamo Sirchia, allora primario del centro trasfusionale e d’Immunologia dei Trapianti del Policlinico di Milano e direttore della Nord Italia Transplant: «I critici pongono un questito: vale la pena di correre il rischio d’infezioni e tumori per avere una cosa che non è un salvavita? Io rispondo di sì, a patto che la persona che beneficia del trapianto sia lucidamente a conoscenza dei rischi che corre e che dovrà prendere i farmaci antirigetto per il resto dei suoi giorni. La decisione spetta direttamente al malato».


Ecco una scheda più esauriente dei principali trapinati di mano eseguiti nel mondo:
- 1998: 23 settembre, Francia; a Lione, viene eseguito il primo trapianto al mondo di mano su un neozelandese di 47 anni, Clint Hallam. Il 2 febbraio 2001, a Londra, la stessa mano verrà amputata su richiesta del paziente;
- 1999: 24 gennaio, Stati Uniti, Louisville;
- 1999: settembre, Cina, Guangzhou, due interventi su un uomo di 40 e uno di 42 anni;
- 2000: 12 gennaio, Francia, Lione, primo doppio trapianto al mondo su un uomo di 34 anni, Denis Chatelier;
- 2000: 25 gennaio, Stati Uniti, Louisville, trapianto su un uomo di 37 anni;
- 2000: 7 marzo, Austria, Innsbruck, trapianto bilaterale su un uomo di 45 anni;
- 2000: 18 maggio, Malaysia, Kuala-Lumpur, ad una neonata sono trapiantati avambraccio e mano della gemellina morta;
- 2000: 17 ottobre, primo intervento in Italia, a Monza operato un uomo di 43 anni;
- 2000: Cina, Guangzhou, doppio trapianto;
- 2001: 18 febbraio, Stati Uniti, Louisville, trapianto su un uomo di 36 anni;
- 2001: Cina; un intervento ad Harping;
- 2001: 1 ottobre, Italia, Monza, trapianto su un uomo di 32 anni;
- 2001: Cina; ad Harping viene eseguito un doppio trapianto.
- 2002: 6 novembre; trapianto a Monza su un uomo di 32 anni.
- 2010: 18 settembre; doppio trapianto di mani in una donna di 33 anni; l’intervento, il primo del genere negli Usa è stato effettuato a Pittsburgh
- 2010: 12 ottobre, doppio trapianto a Monza su un uomo di 50 anni. (scheda presa da Repubblica.it)

Marco Lanzetta
Milano 12 maggio 1962. Chirurgo. Uno dei quattro microchirurghi che insieme a Michel Dubernard nel 1998 in un ospedale di Lione trapiantarono, primo caso al mondo, una mano al neozelandese Clint Hallam: «Il trapianto è già storia, ci ha permesso di capire che si possono trapiantare tessuti, e non solo organi. La mano è in definitiva un composto di tanti tessuti. Questo intervento ha aperto la strada al trapianto di altri tessuti: la faccia, gli arti inferiori, la laringe, la parete addominale e il ginocchio».