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 2010  ottobre 14 Giovedì calendario

Addio al posto fisso il bancario è precario - E adesso s’infrange anche il mito del posto in banca

Addio al posto fisso il bancario è precario - E adesso s’infrange anche il mito del posto in banca. Fisso, va da se. Lo dice la prima indagine statistica di settore elaborata dal centro studi della Fabi-Federzione autonoma bancari italiani: anche dietro lo sportello cresce l’esercito dei lavoratori precari. Secondo il report, nel 2009 solo il 29% dei bancari è stato assunto con un contratto a tempo indeterminato, mentre alla fine dell’anno i precari nel sistema del credito erano 17.800, pari al 4,6% della popolazione bancaria italiana, che ammonta a 335mila unità. Dei lavoratori precari, 2.800 erano in forze alle banche di credito cooperativo (6,3% del totale del comparto), 10.823 presso i gruppi bancari con oltre 10 mila dipendenti(4,1% della categoria) e 4.177 nelle banche e gruppi di piccole dimensioni con meno di 10 mila dipendenti (7%). Dall’indagine (condotta su un campione di 248mila lavoratori del sistema Abi e 33mila del credito cooperativo) risulta anche che nel 2009 il 31% dei bancari si è dovuto accontentare di un contratto a termine, il 13% di apprendistato, l’11% di somministrazione, il 9% di inserimento, il 6% di stage o tirocinio, l’1% di collaborazione a progetto. Guardando poi al triennio 2005-2008, le stime elaborate sui dati Abi evidenziano che le assunzioni con contratto a tempo indeterminato in banca sono calate del 12,7%, mentre sono aumentati sensibilmente gli ingressi con contratti di lavoro precari. Perché le banche assumono precari? «Per due ragioni: perché così risparmiano sul costo del lavoro e perché i lavoratori precari sono più facilmente licenziabili rispetto ai dipendenti con contratto a tempo indeterminato», spiega la Fabi. La conferma della prima motivazione arriva dal confronto tra la busta paga di uno sportellista assunto con contratto a tempo indeterminato e un apprendista con analoghe mansioni: «A parità di grado il primo riceve una retribuzione mensile lorda di 2018, 26 euro, mentre l’apprendista, come qualsiasi lavoratore assunto con contratto d’inserimento, essendo inquadrato due livelli sotto, guadagna 1823, 05 euro lorde al mese». L’apprendista, insomma, costa in media il 54% di un impiegato assunto prima del 1985. «Una differenza di costi notevole, che ha permesso l’affermarsi della seguente politica nelle banche: si assume un apprendista e nello stesso tempo si colloca un dipendente anziano nel fondo esuberi, a totale carico delle banche e dei bancari, con un modesto aggravio di costo complessivo per l’istituto di credito. se per effetto delle ristrutturazioni e dei miglioramenti organizzativi ogni due cessazioni viene fatta un’assunzione, addirittura l’azienda risparmia» spiega ancora la Fabi. Da qui, la battaglia. «In occasione del rinnovo del contratto chiederemo un percorso certo di conferma per tutti i precari», dice il segretario generale del sindacato, Lando Maria Sileoni. Una vertenza che, spiega, «si appresta ad essere particolarmente difficile, perché le banche lamentano una redditività che non c’è più. Noi diciamo che hanno guadagnato tanti soldi fino a due anni fa e ora vorrebbero come sempre scaricare sul personale il tentativo di recuperare la redditività perduta».