GIULIA ZONCA, La Stampa 14/10/2010, pagina 3, 14 ottobre 2010
Dietro gli hooligan il signore della droga - Dietro i passamontagna e i tatuaggi con la croce ortodossa c’è una scia di soldi, ma risalirla non è semplice
Dietro gli hooligan il signore della droga - Dietro i passamontagna e i tatuaggi con la croce ortodossa c’è una scia di soldi, ma risalirla non è semplice. Si divide quasi subito in strade che portano a nomi diversi e a idenkit simili: gente che vuole destabilizzare la Serbia, tenerla lontana dall’Unione europea e ostaggio dei vari gruppi estremisti o criminali. Gente che non ha alcuna voglia di seguire nuove regole. La prima traccia esce da un incrocio di date: 10 ottobre, Gay Pride e primo assalto degli ultranazionalisti; 11 ottobre, Hillary Clinton in visita a Belgrado dice: «Bisognerebbe accelerare le pratiche per l’ingresso della Serbia nell’Ue»; 12 ottobre, gli hooligan fanno sospendere la partita Italia-Serbia; 23 ottobre, in calendario c’è il temutissimo derby Stella Rossa-Partizan; 25 ottobre in programma c’è la riunione dei ministri degli esteri per discutere dell’ingresso della Serbia nella Ue. Non serve unire i puntini per capire che gli appuntamenti politici sono schiacciati dalle rivolte. Un sandwich: per ogni strato di mediazione, due fette di violenza. In parte già consumata e in parte agitata come minaccia. Il derby di sabato prossimo deciderà più di una classifica. Le società ieri hanno scritto comunicati distensivi e poco convincenti, tanto che la municipalità di Belgrado ha chiesto alla Stella Rossa di rimuovere i seggiolini dalle gradinate per evitare che diventino munizioni. Il ministro degli interni chiede di valutare «se non sia il caso di rinviare la gara», la federazione prende atto e dichiara che «ci lavorerà». A spingere i vari teppisti, in strada contro il gay pride o dentro gli stadi direttamente contro lo Stato, potrebbe esserci Mladen Obradovic, controverso leader di Obraz. È un’organizzazione che si dichiara ortodossa-clero-fascista, già nella lista di sospettati per diversi danni. Prima del Gay Pride hanno arrestato Obradovic per torchiarlo, ma lui, foraggiato da estremisti russi e protetto da molte cosche non si è certo spaventato. Per il ministro della giustizia Slobodan Homen, questi sono gli indizi su cui insistere: «Il complotto di chi vuole mantenere il monopolio dei traffici e si oppone a uno stato più forte», ma non tutti sono così convinti che i balordi siano guidati da una sola mano e da un solo portafoglio. L’altro filone ha la faccia tonda di Darko Saric, il signore della droga. È un montenegrino, boss del narcotraffico e sta nel bel mezzo di un processo per riciclaggio. È infastidito da una causa che per la prima volta lo mette in difficoltà. Lo accusano di aver ripulito un miliardo di euro solo nell’ultimo anno, lui non si è presentato alle udienze, è un latitante o meglio uno che sta al coperto e muove le pedine a distanza. Spesso usa i muscolosi curvaioli per i suoi affari e li stipendia a fondo perso per tenerseli amici. A volte battezza i compari «delije», uomini duri, il nome che definisce i picchiatori della Stella Rossa. Quelli che non hanno paura. La polizia serba sostiene che la modalità del boicottaggio armato di Genova era fuori dal comune. Non hanno cercato una controparte per litigare, non hanno alzato il caos fino a perdersi tra fumogeni, mazzate date e manganellate prese. Hanno sabotato, provocato, spesso a viso scoperto, in solitaria. Dietro una cattiveria così sfrontata non ci può essere solo esaltazione e ideali deformati, servono soldi. Contanti. Quelli che il signore della droga maneggia in quantità. Lui non mira tanto a tenere il governo serbo in isolamento, piuttosto cerca rappresaglia. Le autorità gli sono arrivate troppo vicino. Rischia 40 anni e più di galera solo per il processo in corso. E dalla sua tana con accesso ai conti in banca ha alzato la voce. Stampa Articolo