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 2010  ottobre 14 Giovedì calendario

ORO DA RECORD, GOVERNI AL BIVIO

La debolezza del dollaro. L’abbondante liquidità iniettata sul mercato dalle banche centrali. Il timore per una possibile seconda recessione. Quale sia il motivo principale è difficile da dirsi. Fatto sta che l’oro, per tutte queste ragioni, ha registrato ieri l’ennesimo record storico arrivando a 1.375 dollari l’oncia. Nell’ultimo mese il metallo giallo ha guadagnato circa il 10% e da inizio anno un secco 24,5%. Un rialzo clamoroso. Che fa partire un dibattito altrettanto clamoroso: i governi dovrebbero vendere le loro riserve d’oro, approfittando dei prezzi record, per aggiustare un po’ i disastrati conti pubblici e per ridurre i debiti? Insomma: potrebbe l’oro salvare gli stati, dopo che gli stati hanno salvato le banche e l’economia?

Il dibattito è stato avviato ieri da un commento sul «Financial Times» di Edwin Truman. Il suo ragionamento è lineare: il governo Usa detiene 8.134 tonnellate di oro dai tempi della Grande Depressione, al valore di bilancio di 42,22 dollari l’oncia, e non ne ha mai venduto neppure un grammo. Al valore attuale di 1.300 dollari l’oncia – calcola Truman – questa montagna vale qualcosa come 340 miliardi di dollari: se il governo riuscisse a vendere tutto questo ammasso di metallo giallo, quindi, ridurrebbe in un colpo solo il debito per una cifra pari al 2,25% del Pil. Questo, secondo Truman, porterebbe molti benefici. Innanzitutto darebbe un sollievo ai conti pubblici americani. Inoltre ridurrebbe gli squilibri sul mercato delle materie prime, dato che la domanda di oro supera l’offerta. La stessa cosa, in fondo, potrebbero farla anche altri stati: la Germania (che ha 3.400 tonnellate), l’Italia (2.451) o la Francia (2,435).

La teoria di Truman appare affascinante, ma molti economisti storcono il naso. Innanzitutto vendere una montagna di oro così provocherebbe uno tsunami sul mercato: si pensi che 8mila tonnellate rappresentano quasi 4 volte la quantità di metallo giallo prodotto al mondo ogni anno. Sarebbe insomma come far passare l’acqua del Nilo sul letto del Po. Truman ribatte che il Governo Usa potrebbe benissimo vendere con cautela, evitando distorsioni sul mercato.

Possibile, ma c’è un’altra obiezione: gli eventuali 340 miliardi di dollari che il governo incasserebbe, sarebbero come una goccia nel gigantesco debito pubblico americano (13.500 miliardi di dollari). «Il problema è che le finanze pubbliche statunitensi sono su una traiettoria non sostenibile – osserva Silvio Peruzzo, economista di Rbs –. Se gli Usa non avviano una politica seria di riduzione del debito e del deficit, la vendita di oro non cambierebbe nulla. Sarebbe come nel caso delle privatizzazioni: il beneficio sarebbe una tantum». Il problema è proprio questo: se l’oro americano pesa 8mila tonnellate, il debito pesa molto molto di più. Prima di vendere i gioielli di famiglia, sarebbe meglio risolvere i problemi di casa.