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 2010  ottobre 14 Giovedì calendario

FRANCOBOLLI VERSO L’ESTINZIONE: E LA MEMORIA CHE FINE FA?


Nello stesso anno in cui si inaugurava la ferrovia Napoli-Portici, in Inghilterra veniva bandito il primo concorso per un bozzetto del primo francobollo. Tra le oltre 2700 proposte fu scelto il profilo della Regina Vittoria e l’anno successivo, il 1840, e più precisamente il 6 maggio, fu introdotta la prima tariffa postale con affrancatura. Il primo francobollo passò alla storia con il nome di Penny Black. Ben presto le amministrazioni governative di tutti i Paesi si adeguarono al nuovo metodo di affrancatura che andava a sostituire la riscossione della tassa alla consegna della missiva al destinatario. Al contempo nacque il collezionismo e nel 1864 il francese Georges Herpin coniò il termine “filatelista”: un dotto neologismo che facendo ricorso al greco, univa “filos” (amico, amante) ad “atelia” (franchigia, assenza di tassa). La parola si diffuse rapidamente in quasi tutte le lingue del mondo e così pure la passione per i francobolli. Sempre nel 1864 fu stampato a Firenze il primo catalogo filatelico dei francobolli italiani: la Guida di tutti i francobolli emessi dal 1840 alla fine di giugno , a cura di G. Breker. Ma quale futuro possiamo prevedere per questi piccoli pezzi di carta colorati? La posta elettronica sta ormai da alcuni anni cambiando radicalmente la comunicazione epistolare e recentemente, a partire dalla stessa Svizzera, che nell’anno prossimo sarà seguita dall’Unione Europea, il monopolio governativo delle poste cadrà per lasciare, anche in questo settore, spazio alla libera concorrenza. E allora? Il collezionismo, e non solo dei francobolli, è una componente culturale della specie uomo e da essa non ne sono neppure esenti alcune specie animali, in primis la gazza. Ma come si potrà sostenere il collezionismo in una società virtuale? Avrà senso collezionare ’oggetti’ composti da bit, riproducibili all’infinito con un semplice copia­incolla? Come potrà esistere il pezzo raro e introvabile in un mondo in cui il molteplice ha sostituito il singolo? Il collezionista, che per molti versi è figura liminare, intermedia tra diverse realtà, tra il più semplice dilettantismo e il più raffinato senso storico, prelude con la sua azione alla costruzione museografica che è uno dei pilastri della memoria collettiva. E questa memoria, naturalmente, per esistere deve avere la concretezza della materialità. In una società virtuale quando gli oggetti della raccolta saranno dei semplici file, gli antropologi dovranno rimodulare i propri paradigmi sul collezionismo perché la rivoluzione dell’informazione e della conoscenza che stiamo attraversando sta cambiando le regole del gioco. E anche se cantine e solai, seppure in una dimensione metaforica, esisteranno anche nei mondi della multimedialità dove regnerà sempre il disordine sotto l’imperativo inesorabile della legge dell’entropia, che forma dovranno avere i musei virtuali? Come ben ricorda Sandra Puccini in un suo saggio intitolato Le sentinelle della memoria facilmente ritrovabile in internet, la scrittrice americana Ann Tyler narra in un suo romanzo di una donna che per professione butta via le cose degli altri. Ma poiché questa donna qualcosa conserva, questa storia comunica «l’idea che negli oggetti si materializzino i ricordi… Alcuni sono pesi inutili, zavorra; ma altri sono invece le indispensabili radici, gli appigli che danno la forza per ripartire verso nuovi percorsi». I francobolli, anche se sono così leggeri, restano per ora pur sempre delle cose: al tempo stesso istituzionali, ma anche singolari, se li consideriamo incollati alla missiva con cui hanno viaggiato. Il loro spessore (o per dirla con l’attenzione di chi guarda alla loro materialità, la loro profondità) misurato con un palmer di precisione si aggira sul decimo di millimetro; la grammatura della carta è dell’ordine di novanta grammi al metro quadro a cui si devono aggiungere venti grammi al metro quadro per la colla. In questo modo un francobollo che misuri 2 x 4 cm viene a pesare qualcosa come un decimo di grammo.