Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 13 Mercoledì calendario

La Stampa e il Corriere della Sera parlano del Google Price Index (o GPI), l’indice di inflazione messo a punto dal più famoso motore di ricerca

La Stampa e il Corriere della Sera parlano del Google Price Index (o GPI), l’indice di inflazione messo a punto dal più famoso motore di ricerca. Misura i prezzi dei beni comprati e venduti online e permette così di misurare i costi nel mercato, sempre più esteso, degli acquisti on line. Il Google Price Index, come spiega bene Luigi Grassia sulla Stampa, è capace di offrire un’informazione sui prezzi in tempo reale, mentre l’Istat (come tutti gli Istituti nazionali di statistica) ci fa conoscere il tasso d’inflazione un mese dopo (operando su una base più ampia e in modo più accurato). Il GPI da gennaio viene calcolato negli Stati Uniti e pian piano l’esperimento si sta estendendo ad altri Paesi. Problema: su Internet si fanno soprattutto alcuni tipi di acquisti (libri, per esempio) per i quali il GIP è particolarmente affidabile, mentre è ancora poco utile per gli altri beni. (Luigi Grassia, La Stampa 13/10; Federico Fubini, Corriere della Sera 13/10)