Francesca Filippi, Il Messaggero 12/10/2010, 12 ottobre 2010
E IO FACCIO I SOLDI CON L’AGRICOLTURA
Loretta ha inventato una pianta di grano più alta d’un uomo e ne ricava una farina unica al mondo. Giovanni ricava prodotti cosmetici dal latte di capra. Grazia personalizza con un pin, uno per uno, le decine di migliaia di cocomeri che produce per qualificarne la storia e le qualità organolettiche. E poi c’è Mario che fa adottare le sue galline e Gianluca che invece di attendere i clienti nel suo vivaio assicura il ”verde chiavi in mano” per le Fiere di mezz’Italia senza parlare di Marco che ha costruito un signor marchio sul suo latte d’Alta Qualità.
Eccola la nuova generazione degli imprenditori agricoli italiani. Rappresentano la punta di un iceberg, sono quelli che in un comprato in difficoltà stanno battendo la crisi. Il loro segreto? Non si lamentano e puntano sull’aumento del valore aggiunto dei prodotti agricoli. Ecco le loro storie.
Gianluca Cristoni, bolognese, da sempre aderente alla Cia (Confederazione italiana agricoltori), ha 43 anni e da 20 fa il vivaista. La crisi che ha colpito l’edilizia e bloccato il mercato delle aree verdi lo ha costretto a cambiare pelle alla sua azienda di Crespellano. La svolta 12 anni fa, quando decise di dedicarsi alla realizzazione del verde ornamentale per eventi fieristici in Italia e in Europa. Oggi fattura 1,7 milioni. La sua ricetta: «La crisi si combatte con fantasia e capacità imprenditoriale. A fare la differenza non è la produzione ma come ti poni sul mercato».
Nella stalla aveva 50 mucche. Ma a Massimo Antonini, 55 anni, allevatore di Trevignano (Roma) le quote latte non sono mai andate giù: multe salatissime e rischio di fallimento. E allora con l’aiuto di Camera di Commercio, Regione Lazio e Coldiretti, ha deciso di cambiare core business. La sua fortuna è stata la passione per le ricette dell’Antica Roma che gli hanno permesso di riscoprire il caciofiore, il formaggio dei romani di duemila anni fa. Oggi il caciofiore è venduto in molti farmer market italiani ma anche a New York. «Dieci anni fa fatturavo 55 milioni di lire – racconta Antonini - ma le limitazioni comunitarie mi tagliavano le gambe. Oggi ho 300 pecore, grazie alle quali produco oltre 100 quintali di caciofiore. E il fatturato è salito a 100mila euro l’anno».
E c’è chi, come Daniele Lorenzini, 59 anni, dal 1975 nel ramo dell’ortofrutta biologica (300 dipendenti e due aziende a Mantova e Pachino) produce con sua figlia Grazia meloni e angurie con il codice Pin. «E’ un numero di 8 cifre impresso a fuoco sulla buccia di ciascun frutto – spiega l’imprenditore di Confagricoltura - Così si può conoscere la storia di ogni prodotto dalla semina al giorno in cui è stato raccolto, ma anche il grado zuccherino e altri elementi che ne garantiscono la qualità. La frutta certificata dei Lorenzini arriva sulle tavole di Italia, Francia e Gran Bretagna per un volume d’affari di 12 milioni l’anno.
C’è poi chi come Fabio Panchetti, 44 anni, nella sua San Miniato (Pisa) ha recuperato il pomodoro grinzoso, il carciofo sanminiatese e l’aceto medievale “agresto” che vende insieme a confetture e salse in Usa, Inghilterra, Norvegia e Belgio. Con la moglie gestisce un osteria agricola, che dà lavoro a 10 dipendenti. Risultato? Quest’anno il fatturato ha registrato un’imennata del30% a quota 230mila euro. «Da qui l’idea di aprire due nuovi punti vendita e affidarli ad altri agricoltori con la formula del franchising. Giusto parlare di crisi ma piangersi addosso non serve più».
Una che non versa lacrime è la trentenne Loretta De Simone, di Tarquinia, premiata come giovane agricoltore più innovativo d’Europa nel 2008 perché ha brevettato un grano speciale, alto un metro e ottanta, dal quale ricava una pasta che fa impazzire tedeschi e austriaci.
Gli italiani che amano nutrirsi di uova, invece, se vogliono possono adottare a distanza le proprie galline. Sono sufficienti 20 euro versati a Mario Patteri, produttore ortofrutticolo di Nuoro, per assicurarsi la “proprietà” di tre galline per sei mesi. Ci pensa Patteri ad allevarle, garantendo al sottoscrittore 6 uova fisse a settimana. E poiché una gallina di uova ne fa mediamente 18 a settimana, il guadagno è assicurato per il coltivatore e per chi ha adottato le galline. Il primo venderà in proprio tutte le uova prodotte dalla gallina adottata, dopo averne ceduto sei per contratto; il secondo, in sei mesi, si assicurerà 36 uova, pagate solo 20 euro, contro i 46 euro che avrebbe dovuto versare, tenuto conto che un singolo uovo costa 30 centesimi in tutti gli alimentari. Patteri vende frutta e verdura a ristoranti e alberghi tra Nuoro e San Teodoro, fattura così 500mila euro l’anno. Alla faccia della crisi.