Mario Gerevini, Corriere della Sera 12/10/2010, 12 ottobre 2010
IL BUCO DA UN MILIONE E LA MOSSA DELLA PERIZIA CHE SALVA LA SOCIETA’ —
Ci volevano soldi per salvare il Giornale della Toscana di Denis Verdini. Ma chi li metteva? Lui si è sfilato e tutti gli altri soci si sono girati dall’altra parte. Tant’è che ora in cantiere c’è un aumento di capitale per l’ingresso di nuovi azionisti nella Società Toscana di Edizioni (Ste), proprietaria del quotidiano.
Il problema finanziario è emerso nel bilancio 2009 appena approvato. Un po’ tardi, si dirà. Non è colpa nostra, sostengono gli amministratori: da aprile gli uffici sono stati «occupati» sia dai Carabinieri della Legione Lazio che dai Finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria. Le inchieste («cricca» e «P3») si sono infatti incrociate sul Credito Cooperativo Fiorentino e sull’altra «gamba» dell’ex galassia Verdini, Il Giornale della Toscana, appunto, venduto in abbinata con Il Giornale della famiglia Berlusconi.
Dunque il bilancio, rimandato a settembre, è stato appena sfornato e si è scoperto un «buco» da oltre 1 milione di euro dopo che già nei quattro anni precedenti erano state cumulate perdite per 2 milioni. Il codice civile è chiaro in questi casi: se le perdite superano il patrimonio deve essere convocata «senza indugio» un’assemblea per la ricapitalizzazione.
Insomma i soci devono aprire il portafoglio. Dovrebbero. Ma, provvidenziale, è intervenuta una perizia sul valore della testata «Giornale della Toscana». E così quello che valeva 156 mila euro nel 2002, rivalutato a 2,7 milioni nel 2005, oggi è balzato a 6milioni. Un’iniezione di patrimonio, quanto basta per non disturbare i conti in banca di Verdini e di sua moglie (32% di Ste) e degli altri soci, compresa la cooperativa Nuova Editoriale che ha il 51% e garantisce, con il suo status, i contributi annui (2,5 milioni circa) della Presidenza del Consiglio.
La manovra di rivalutazione della testata non è però piaciuta ai revisori che, pur dando l’ok con riserva al bilancio, l’hanno giudicata «una deviazione dai principi contabili di riferimento».
Resta aperta la questione di crediti per 1,65 milioni (2,6 originari) vantati dalla società editrice per «l’acquisto di quote — scrivono i revisori — di una srl, transazione mai avvenuta». È su questa anomala operazione, con sponda nel Credito Cooperativo Fiorentino, che è stato avviato l’accertamento di Carabinieri e Gdf.
Ora il giornale di Verdini dovrà ridurre l’esposizione bancaria a breve, chiedendo una moratoria del debito e poi trovare liquidità con l’ingresso di nuovi soci. Altrimenti rischia di chiudere. Il lato positivo è l’andamento del primo semestre 2010, in utile di 44 mila euro.
Le antiche sinergie però si sono inaridite. La rete era molto fitta e arrivava fino a Siena. A meno che non si tratti solo di un caso che il presidente della società editrice del giornale di Verdini, Girolamo Strozzi Majorca Renzi, sia nel consiglio di amministrazione di quella Mps Capital Services (gruppo Montepaschi) che ha sul «groppone» il 20% in pegno del capitale della holding Baldassini-Tognozzi-Pontello (Btp) e altre quote di società di Riccardo Fusi, patron della Btp, amico di Verdini, entrambi indagati.
Mario Gerevini