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 2010  ottobre 12 Martedì calendario

SOOTO ATTACCO

Nonostante le smentite di rito della procura di Napoli, è sempre più inquietante il fatto che fosse tenuto sotto controllo il telefono di servizio di Rinaldo Arpisella, portavoce di Emma Marcegaglia. La procura, che certo non sembra propensa a blindare le proprie inchieste, visto che ha consentito la pubblicazione in tempo reale delle telefonate intercettate, continua a lasciare avvolto nel mistero il motivo reale per cui era “attenzionato” dai pm il principale collaboratore del presidente degli industriali italiani. Il diretto interessato si è precipitato a comunicare di non essere sotto indagine. Ma quando lo si è, gli ultimi a saperlo sono proprio i diretti interessati. I vertici della procura hanno precisato che Arpisella non è iscritto nel registro degli indagati. Qualcosa di più però andrebbe chiarito.
IL PERICOLO
Perché se si desse l’impressione che un magistrato così per divertimento possa mettere sotto controllo i telefoni di qualsiasi persona, lo stato di diritto andrebbe a farsi benedire e la legge proposta da Berlusconi sulle intercettazioni dovrebbe essere fatta in un minuto per decreto legge. Eppure il cuore del caso Confindustria è proprio in quel decreto di intercettazione. Con il portavoce del presidente della Confindustria intercettato in ogni colloquio professionale e
privato, è evidente quale agitazione e inquietudine stia in queste ore dominando l’attività di viale dell’Astronomia. Nei brogliacci raccolti presso la procura di Napoli ci sono telefonate fra Arpisella e il direttore del Sole 24 Ore, Gianni Riotta. Ci sono colloqui con il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, e con numerosi giornalisti che guidano altre testate, da La Stampa a Repubblica. Non sono più private le telefonate con la stessa Marcegaglia, così come tutti i rapporti con il direttivo della Confindustria. È chiaro che in una situazione simile gli industriali italiani e non solo loro in queste ore si stanno sentendo scacco.
Per evitare che proprio questa inchiesta provochi quel che con il filone che ha coinvolto il Giornale si voleva sminare, sarebbe necessaria la verità sui “gravi indizi di reato” che hanno reso obbligatorio, a norma di codice di procedura penale (cpp), il decreto di intercettazione delle utenze di Arpisella.
SERVONO GLI INDIZI
Il portavoce della Marcegaglia potrebbe anche essere persona non sottoposta ad indagini, ma perché vi siano i presupposti per quella intercettazione della sua linea telefonica secondo l’articolo 267 cpp, Arpisella dovrebbe essere coinvolto in una vicenda in cui emergano i “gravi indizi di reato”. Le persone non sottoposte ad indagini possono venire intercettate come semplici sospettati (ad esempio in caso di delitto: tutti i familiari di Sara Scazzi hanno avuto in queste settimane i telefoni intercettati), o come probabili vittime di un reato (ad esempio perché vittime di un ricatto che non potevano denunciare, come capita spesso nelle inchieste sulla criminalità organizzata). Nel primo caso è possibile che la persona non indagata venga iscritta nel registro degli indagati successivamente, perché emergono nelle conversazioni indizi di colpevolezza. Nel secondo caso no. Ma vista la personalità dell’intercettato e l’ambiente delle indagini, questa ipotesi non sarebbe affatto rassicurante. Anzi, andrebbe a conferma di una Confindustria che in questo momento si troverebbe sotto ricatto almeno in figure apicali. Gli inquirenti forse per rassicurare o magari per sviare l’attenzione hanno fatto trapelare ufficiosamente che l’inchiestamadre da cui è poi derivato il filone delle telefonate al Giornale, riguarderebbe il vicepresidente di Confindustria, Cesare Trevisani e il gruppo di cui è amministratore delegato, il Trevi. Una mossa non particolarmente felice, perché si tratta di una società quotata, e dubbi e indiscrezioni ufficiose in questo caso più che agitare la politica, possono causare danni a incolpevoli piccoli azionisti. Il titolo ieri a piazza Affari ha perso quasi il due per cento, in una seduta molto nervosa. In un comunicato la società si è detta sorpresa della indiscrezioni, sostenendo di non avere mai operato nel settore dello smaltimento rifiuti (come ieri alcuni quotidiani – sbagliando avevano scritto).