Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 12/10/2010, 12 ottobre 2010
QUANDO LA SCELTA DEL PAPA DIPENDE DALL’IMPERATORE
Nella risposta a proposito di «Chiesa e Stato troppe invasioni di campo» lei ha fatto riferimento allo sconcertante episodio verificatosi in occasione della elezione del successore di papa Leone XIII. Lei ha citato il veto che l’imperial-regio governo pose alla elezione del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro in forza di un privilegio riconosciuto agli imperatori asburgici (in verità agli imperatori del Sacro romano impero). Il cardinal Rampolla non sarebbe, dunque, asceso al soglio pontificio per quel veto. Tale versione non corrisponde alla verità dei fatti. Se è vero, infatti, che il veto ci fu, esso, in realtà, fu ininfluente, considerato che la sua comunicazione ufficiale, affidata all’arcivescovo di Varsavia, arrivò a fatto compiuto. Il conclave aveva infatti già concluso i lavori con l’elezione di papa Pio X, al secolo Giuseppe Sarto.
Pasquale Hamel
pasquale.hamel@unitelnma.it
Caro Hamel, ricordo ai lettori che nel 1903, alla morte di Leone XIII, il cardinale generalmente indicato come il suo probabile successore era il segretario di Stato Rampolla del Tindaro. Era noto, soprattutto negli ambienti diplomatici, che la politica filo-francese di Rampolla aveva infastidito i governi della Triplice Alleanza (Austria-Ungheria, Germania e Italia), ma la prospettiva di un veto austriaco sembrava, all’apertura del Conclave, difficilmente immaginabile. Oggi, grazie al diario di un alto prelato e a un libro apparso nel 2004, sappiamo con precisione che cosa accadde in quei giorni fra le mura della cappella Sistina. Il prelato era Raffaele Merry del Val, arcivescovo di Tit e Nicea, segretario del Sacro Collegio e futuro segretario di Stato. Il libro è «Conclave e potere politico. Il veto a Rampolla nel sistema delle potenze europee ( 1 8 8 7 - 1 9 0 4 ) » di L uc i a no Trincia, pubblicato dalle Edizioni Studium con una presentazione di Giorgio Rumi.
La prima seduta dei 62 cardinali convenuti a Roma ebbe luogo il sabato 1° agosto e registrò due votazioni in cui Rampolla raccolse rispettivamente 26 e 29 voti. Nelle prime ore di domenica, quindi, sembrava che la strada alla elezione del segretario di Stato fosse ormai aperta e che le elezioni successive ne avrebbero garantito la vittoria. Ma vi era nel Conclave un cardinale polacco (Jan Puzyna, arcivescovo di Crac ovi a) a cui l ’ i mperatore d’Austria aveva affidato il compito di sbarazzarsi dell’incombenza consegnando una busta sigillata al segretario del Collegio perché ne desse egli stesso lettura. Merry del Val, tuttavia, rifiutò e il cardinale polacco non ebbe altra possibilità fuor che quella di chiedere la parola e annunciare che l’imperatore d’Austria si valeva di «un diritto e privilegio antico» per pronunciare il «veto di esclusione contro l’eminentissimo cardinale Mariano Rampolla del Tindaro». Ma il testo era così convoluto e il latino dell’oratore così rozzo e stentato che l’annuncio venne compreso soltanto quando fu chiesto a un cardinale italiano, Felice Cavagnis, di leggerlo per la terza volta. Vi furono brontolii, manifestazioni d’indignazione e parole risentite, non soltanto del cardinale Rampolla. Ma i voti, da quel momento, cominciarono a spostarsi su Giuseppe Sarto, patriarca di Venezia, che era sin dall’inizio, a quanto pare, il candidato preferito dai cardinali di lingua tedesca.
Aggiungo che una delle prime decisioni di Sarto, quando divenne Papa con il nome di Pio X, fu quella di mettere allo studio una nuova costituzione della Sede apostolica che avrebbe abolito il diritto di veto.
Sergio Romano