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 2010  ottobre 12 Martedì calendario

CIVILTA’ COMUNISTA


«Forse le immagini che pubblichiamo in queste pagine possono urtare la sensibilità di qualche lettore. Sono fotografie atroci, lo riconosciamo. Ma ci sembra giusto pubblicarle perché costituiscono un’importante documento storico, che dimostra l’efferatezza e la barbarie le quali caratterizzavano l’Unione Sovietica e i vertici del Partito comunista sin dagli anni immediatamente successivi alla presa del potere.
Queste fotografie, finora inedite, provengono dall’archivio dello storico russo Sergej P. Mel’gunov, di cui Libero ha parlato nell’edizione di domenica in occasione della pubblicazione, dopo quasi novant’anni dalla prima uscita, del suo capolavoro "Il terrore rosso in Russia". 1918-1923. Il volume sarà in libreria a partire da oggi grazie al coraggioso editore JacaBook, a cura di Sergio Rapetti e Paolo Sensini. Si tratta, come abbiamo scritto, di un testo fondamentale, capace di ispirare mostri sacri come Aleksandr Solzhenitsyn e considerato da tutti gli storici che si sono occupati dei primi anni dell’Unione Sovietica un punto di riferimento imprescindibile. Eppure, nel nostro Paese nessun editore ha mai voluto pubblicarlo e il motivo è molto semplice. L’esistenza stessa di questo libro contraddice la vulgata secondo cui il comunismo sarebbe stato in qualche modo “pervertito” da Stalin, perdendo divista gli obiettivi originari, che resterebbero tutto sommato positivi. Una tesi di comodo, che molti storici e intellettuali di sinistra nel corso degli anni hanno sostenuto e in parte sostengono ancora oggi. Tutti sono disposti a criticare le malefatte dell’Urss staliniana. Ma quanti sono pronti a dire che la violenza e la sopraffazione sono connaturati all’idea comunista? Pochi, pochissimi.
Queste immagini terrificanti costituiscono una prova del fatto che sin dall’inizio, ai tempi di Lenin, il terrore era all’ordine del giorno. Proprio nei giorni iniziali del regime, infatti, si posero le basi per quel che avvenne successivamente. Mel’gunov racconta per esempio la storia di Stepan Anafas’EvicSaenko (1886-1973), soprannominato “Comandante morte”, un assassino di massa in forze alla Ceka (la polizia politica sovietica) la cui carriera durò dai tempi di Lenin a quelli di Breznev, ottenendo sempre successi ed apprezzamenti dai vertici del partito.
Le foto che pubblichiamo illustrano alcune delle sue grandi imprese, degli atti che lo resero una sorta di eroe nel suo Paese. Le cataste di morti sono il contributo di Saenko alla diffusione del socialismo nel mondo. Nella pagina a fianco potete vedere il ritratto di Saenko e, subito sotto, l’apertura di una fossa comune nella città di Char’kov, dove il “Comandante morte” operò come torturatore e guardia carceraria. Siamo nel 1919, i bolscevichi occuparono Char’kov e, come scrive Mel’gunov, «centinaia di persone furono messe nelle mani di questo sadico e maniaco». Le pagine del Terrore rosso che descrivono l’operato di Saenko sono angoscianti. Riportano il racconto di due testimoni, uno dei quali racconta che, portato in cella, rimase allibito vedendo l’espressione terrorizzata di uno degli altri detenuti. «Gli chiese: “Cosa succede?”. Equello rispose: “Saenko è venuto stamattina a prelevare Syceve Belockin per interrogarli e ha romesso di tornare prima di sera per “dare un’aggiustatina” a qualche altro detenuto». Segue la descrizione delle efferatezze atroci a cui è stato sottoposto il povero Sycev, un ragazzo di soli 19 anni.
Poco oltre, Mel’gunov racconta un altro episodio, relativo a un’esecuzione. «Ubriaco sotto l’effetto della cocaina, Saenko apparve alle nove sulla soglia della cella accompagnato dal tenente austriaco Klockov-skij, “intimò a Psenicnyi, Ovcarenko e Belusov di uscire in cortile, dove li fece spogliare nudi, quindi lui e il compagno di Klockovskij cominciarono amartoriarli coi pugnali, di taglio e di punta, infliggendo colpi e fendenti a cominciare dalle parti basse e risalendo poco apoco. Sbrigata l’esecuzione, Salenko si ripresentò nella cella, tutto insanguinato, con le parole: “Lo vedete il sangue? È questa la fine di chi si mette contro di me e il partito operaio contadino”».
Personaggi come Saenko hanno permesso all’Unione Sovietica di diventare il molo chorrendo che è stata. Non contenti, i bolscevichi si esercitarono in altre bestialità, provocando ad esempio carestie terrificanti p er piegare i contadini che non accettavano di sottomettersi. Nella foto grande al centro, potete vedere il risultato di una di queste carestie in una località della Russia centrale all’inizio degli anni Venti. Questa è la civiltà comunista.