Antonio Massari, Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 12/10/2010, 12 ottobre 2010
FONDI NERI: L’INCHIESTA MADRE DELL’AFFAIRE GIORNALE-MARCEGAGLIA
L’inchiesta sul "caso Marcegaglia", questa settimana, vedrà sfilare altri testimoni e già oggi sarà nominato il perito che analizzerà i file sequestrati ad Alessandro Sallusti e Nicola Porro, rispettivamente direttore e vice de Il Giornale, entrambi indagati per violenza privata. C’è una questione, però, sulla quale esiste ancora il massimo riserbo: l’origine dell’inchiesta che coinvolge Il Giornale.
Partiamo dai dati di fatto: il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e il suo portavoce, Rinaldo Arpisella, non sono indagati. Né potrebbero esserlo: perché altrimenti, i pm Enzo Piscitelli ed Henry John Woodcock, non avrebbero potuto sentirli come persone informate dei fatti. Se fossero indagati, infatti, sia il presidente di Confindustria, sia il suo portavoce, sarebbero stati sentiti in procura con l’avvocato, come prevede la legge. Resta da comprendere se – come hanno scritto ieri Il Corriere della Sera e La Stampa – nell’inchiesta "madre", quella che avrebbe poi partorito il fascicolo su Porro, Sallusti e il Giornale, sia coinvolto invece Cesare Trevisani.
Stiamo parlando di uno degli imprenditori più importanti d’Italia. La notizia l’ha raggiunto al Sofitel di Rabat, in Marocco, mentre stava guidando la missione italiana nel paese nordafricano, per spingere gli investimenti nelle infrastrutture e nell’energia. Trevisani è il vicepresidente di Confindustria ed era lì con il viceministro Adolfo Urso in veste istituzionale. Ma Trevisani è anche il numero uno di un gruppo che fattura un miliardo di euro e che opera in ben 80 paesi, prediligendo il settore delle trivellazioni, delle bonifiche e dell’energia rinnovabile.
COME ARRIVA la Procura di Napoli a interessarsi di Trevisani? Tutto parte dalla "madre" di una tra le inchieste più clamorose degli ultimi anni: Stefania Tucci. L’ex moglie di Gianni De Michelis, 46 anni ben portati, è stata condannata a tre anni per truffa ed è stata rinviata a giudizio per riciclaggio e altri reati perché il pm Vincenzo Piscitelli ha scoperto la sua passione per le fatture false. Mediante alcune società con base in Gran Bretagna o in altri paesi stranieri. Secondo le accuse, la Tucci emetteva fatture false a beneficio dei suoi clienti che potevano così creare fondi neri, nascondere al fisco i redditi o evitare i pignoramenti dei giudici. In passato Tucci è stata vicina, oltre che a De Michelis e a Francesco Cossiga, anche a Giulio Di Donato, che ha aiutato a nascondere la sua casa dentro una scatola societaria, per sviare i creditori e lo Stato. Più recentemente si è avvicinata a personaggi a cavallo tra economia e politica che hanno attraversato indenni – come lei – la morte della Prima Repubblica, come il giornalista celebre per aver fatto girare la mazzetta Enimont sui conti IOR, Luigi Bisignani e il parlamentare del Pdl con il pallino delle autostrade, Vito Bonsignore.
Anche Cesare Trevisani, 59 anni, nato a Cesena ed erede del gruppo fondato nel 1958 dal padre, è un amico di Stefania Tucci. E anche lui si è servito delle sue società estere. Al Fatto Quotidiano risulta che gli investigatori, molto tempo prima dell’esplosione del caso Marcegaglia-Il Giornale, avevano puntato la loro attenzione su una serie di bonifici effettuati nel secondo semestre del 2005 a beneficio della Regent Promotions Ltd: è una delle società inglesi riferibili a Stefania Tucci, che ne era anche presidente. Mediante una decina di operazioni - effettuate da società del gruppo Tre-vi come Trevifin, Trevi Icos South, Trevi Finance, Soilmec - la Regent ottiene circa 400 mila dollari. Ed è proprio per accertare i rapporti tra Tucci e Trevi che gli investigatori potrebbero avere iniziato l’indagine che dopo mille rimbalzi si è imbattuta nelle telefonate tra la Confindustria e Il Giornale. Un’inchiesta che da Tucci ha portato prima a Trevisani. E poi da Trevisani - se quello che scrivono il Corriere della Sera e La Stampa è vero - a Rinaldo Arpisella, il portavoce di Emma Marcegaglia.
Arpisella, come sappiamo, non è indagato. Però è stato intercettato: le telefonate del portavoce di Emma Marcegaglia con il vicedirettore del Giornale, Nicola Porro, hanno spinto la procura napoletana a ipotizzare il reato di concorso in violenza privata. È per questo reato che Porro – insieme con il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti – è indagato a Napoli: quelle telefonate, quindi, sarebbero state inizialmente stralciate dall’inchiesta principale per dar vita a un fascicolo modello 21 contro ignoti. E quindi: Trevisani non è indagato in questo fascicolo, esattamente come Marcegaglia. Dall’inchiesta Tucci – la madre di tutte le inchieste, quindi - ben due anni fa, era nata un’altra indagine, che toccava livelli ancora più alti. Tra i clienti di Stefania Tucci, c’era infatti anche un imprenditore cinematografico, Giuseppe Proietti, in affari con Rai fiction. Fu ascoltando lui che il pm Vincenzo Piscitelli arrivò ad Agostino Saccà e – proprio dalla lunga scia dell’inchiesta Tucci – nacque l’indagine sulle raccomandazioni in RAI di Silvio Berlusconi, poi archiviata a Roma. La sorte che molti prevedono, dopo il trasferimento, per l’inchiesta su Alessandro Sallusti e Nicola Porro.
PRIMA dell’eventuale trasmissione degli atti, però, questa settimana sarano ascoltati in procura Mauro Crippa, responsabile delle relazioni esterne di Media-set, e Giancarlo Coccia, uomo di Confindustria. Il primo consigliò ad Arpisella, per disinnescare l’ipotesi di un dossieraggio contro la Marcegaglia, di contattare Fedele Confalonieri, alto in grado di Mediaset e da sempre vicino a Berlusconi. Che il contatto tra Confalonieri e Marcegaglia vi fu, poi, è confermato dalle intercettazioni di Arpisella con Coccia. Saranno entrambi ascoltati in procura, anche per comprendere il ruolo effettivo di Confalonieri e di Vittorio Feltri, che i pm stanno valutando di convocare. I pm intendono anche comprendere, infine, a cosa facesse riferimento Arpisella, quando, parlando con Porro il 22 settembre, accennava a un inquietante "cerchio sovrastrutturale" che, stando alle sue parole poco chiare, appare come una sorta di comitato d’affari superiore e occulto.