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 2010  ottobre 12 Martedì calendario

ALLAIS AVEVA CAPITO TUTTO MA NON GLI HANNO DATO RETTA


Si è spento Maurice Allais, l’unico francese che ha preso il premio Nobel per l’economia. Per dare subito il senso dello straordinario spessore di Allais si deve precisare che il Nobel per l’economia lo ha preso anche il suo allievo Gèrard Dèbreu che però è stato accreditato agli Usa perché nel 1983 questo economista risiedeva negli Stati Uniti. Allais era nato come fisico. E in questo campo, da giovanissimo, già si era ritagliato una fama internazionale. Chiamato negli Usa, nel 1933, per fare delle conferenze, Allais si imbattè nel pieno della grande depressione. Da qui la sua decisione di abbandonare la fisica e di dedicarsi allo studio dell’economia per riuscire a capire come un paese dotato di ogni ben di Dio come gli Stati Uniti fosse riuscito a far precipitare i suoi cittadini, nel giro di pochi anni, nella miseria più assoluta. Allais, che si è sempre definito un «liberale socialista», voleva capire i meccanismi di questa profonda patologia, per evitare che una crisi di tali dimensioni potesse riprodursi in futuro. Allais (che, grazie alla sua formazione di ricercatore fisico, usava in abbondanza sofisticati modelli matematici, senza però rimanerne prigioniero) aveva indicato con chiarezza , rimanendo inascoltato, che l’economia mondiale stava riesplodendo. Non solo. Avendo anche denunciato il fatto che l’Europa veniva arbitrariamente e fragilmente costruita facendo precedere l’Unione politica a quella economica (giusto l’opposto di quanto avevano previsto i padri fondatori che infatti, e non a caso, erano partiti dalla Comunità del carbone e dall’Acciaio, la Ceca) gli economisti rampanti della tecnostruttura comunitaria cercarono di neutralizzarlo dicendo che Allais era un protezionista. Allais invece era solo un realista quando sosteneva che la Ue doveva, prima di tutto, assicurare la sua sicurezza economica. Per Allais bisognava evitare che venisse distrutta l’agricoltura e l’industria europea sull’altare del liberismo senza freni. Per lui sarebbe stato meglio far crescere l’economia difendendo i blocchi «regionali», in senso inglese, cioè quelli facenti parte di universi internazionali relativamente omogenei come è la Ue nel suo complesso. Il suo, spiegò lui stesso, «era un protezionismo ragionevole e ragionato, necessario tra paesi con tenori di vita molto diversi». Allais non voleva costruire delle mura attorno all’Europa ma non voleva che l’Europa si dissolvesse sotto i colpi di maglio dei paesi che usano manodopera schiavizzata, senza tutela, con salari da fame e tecnologie moderne. Le conseguenze della sua preoccupazione, rigettata come antica e quindi superata, sono, oggi, sotto gli occhi di tutti.