Armando Massarenti, Il Sole 24 Ore 11/10/2010, 11 ottobre 2010
SE CUORE E CERVELLO SI DANNO DEL TU
«Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce», scriveva Blaise Pascal. Dove il cuore ha la funzione che gli attribuiamo nel linguaggio ordinario, di sede della passioni e dei sentimenti. La scienza medica fin dai tempi di Ippocrate però sembrerebbe dirci il contrario, e cioè che è il cervello il centro di tutto, emozioni comprese. Nel ’500 convivevano due tradizioni: una cerebrocentrica (abbracciata da Fracastoro), l’altra cardiocentrica, che era anche la più antica, risalente a Galeano. Ebbene, ora alcune ricerche sembrano riportare alla ribalta le ragioni del cuore. Al convegno di Pesaro e Urbino «La comunicazione nel cervello dell’uomo e nella società», il filosofo Luigi Agnati (Fondazione Irccs Lido di Venezia e del Karolinska Institutet) ha sostenuto che «le emozioni nascono tra le interconnessioni del cuore e del cervello. È la comunicazione tra cuore e cervello che genera le emozioni». Il cuore e il cervello dialogano continuamente e si scambiano segnali anche di tipo «meccanico», attraverso le «onde» che percorrono i vasi arteriosi. Se il cuore aumenta la sua frequenza anche le funzioni del cervello si modificano. Esiste sempre una fortissima relazione tra i due. Pertanto è dimostrabile che i soggetti che hanno una maggior variabilità della frequenza cardiaca affrontano meglio le situazioni di stress. Questo significa che, stimolando il nervo vago, si possono ipotizzare nuove cure per la depressione psichica. Ed ecco anche la spiegazione al perché una fortissima emozione possa provocare un infarto e una morte improvvisa. Fortunato, in questo caso, chi – come il personaggio di un film di Woody Allen, Crimini e misfatti – può dire: «Il mio cuore e il mio cervello non vanno molto d’accordo. Non si danno nemmeno del tu».