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 2010  ottobre 11 Lunedì calendario

MISSERI Michele

MISSERI Michele Manduria (Taranto) 22 marzo 1954. Il 6 ottobre 2010 confessò l’omicidio della nipote Sarah Scazzi, 15 anni, scomparsa ad Avetrana (Taranto) il 26 agosto dello stesso anno. Il 15 ottobre 2010 fu arrestata la figlia Sabrina (concorso in omicidio e sequestro di persona, si dichiarò innocente). Il 26 maggio 2011 fu arrestata la moglie Cosima. Il 30 maggio 2011 fu scarcerato. Ultima ricostruzione del delitto effettuata dagli inquirenti: «Sabrina la strangolò mentre Cosima guardava poi portarono insieme il corpo in garage. Michele stava dormendo, lo svegliarono e gli ordinarono di aiutarle». Vedi anche MISSERI Sabrina, MISSERI Cosima, SCAZZI Sarah • «[...] “L’ho uccisa io nel giorno in cui è scomparsa. L’ho strangolata in cantina, ho bruciato i suoi vestiti e poi l’ho portata nelle campagne di Avetrana” [...] I magistrati della Procura di Taranto dubitavano di lui dal 29 di settembre, da quando “per caso” ha ritrovato in un uliveto il telefonino di Sarah. “Non la racconta giusta o non la racconta tutta” era stato il commento di uno degli inquirenti [...] Lo ha fatto crollando dopo un “effetto a sorpresa”: gli hanno fatto sentire un’intercettazione ambientale, registrata poche ore dopo il “ritrovamento casuale” del cellulare. Una discussione piuttosto animata fra lui, sua moglie e sua figlia Sabrina, la cugina che per Sarah era una sorella, la stessa che la ragazzina stava andando a trovare a casa quando è scomparsa. Dopo aver sentito la registrazione Michele Misseri, che fino a quel punto aveva retto davanti a ogni domanda, avrebbe pianto e raccontato un’altra verità: “L’ho ammazzata in cantina e subito dopo ho messo il corpo in macchina e l’ho portato in un podere fra Avetrana e la strada che porta ai comuni di Erchie e San Pancrazio. L’ho gettata lì” [...]» (G. Fas., “Corriere della Sera” 7/10/2010) • «“L’ho sognata queste sere Sarah, due, tre volte di seguito: mi diceva zio coprimi, ho tanto freddo. L’ho sognata così tante volte che ora vorrei morire: non ce la faccio più, basta”. È cominciata così [...] la confessione fiume di Michele Misseri [...] Misseri ha prima negato anche l’evidenza, cercato di sminuire le intercettazioni ambientali (tre) nelle quali persino le sue figlie adombravano sospetti su di lui. Poi, anche per evitare ingiusti sospetti sulle sua famiglia, è crollato e ha raccontato tutta la verità. “Quel giorno - ha spiegato in sintesi, il verbale è stato secretato - ero nel mio garage, come sempre. Aggiustavo il trattore che aveva avuto un problema. Ero molto arrabbiato, nervoso perché non riuscivo a metterlo in moto. Saranno state le 14,30 e ho visto Sarah che si è affacciata alla porta del garage”. L´ingresso è venti passi dalla porta di casa: si può accedere o dalla strada oppure direttamente dall’appartamento. Sarah si era affacciata dall’alto, il pantaloncino e la maglietta rosa, l’infradito, l’asciugamano. “Mi ha detto che aspettava Sabrina, era leggermente in anticipo. Mia figlia era ancora in casa, l’amica Mariangela non era ancora arrivata in macchina. Le ho fatto segno di scendere. Non so che cosa mi è scattato, all’improvviso Sarah mi intrigava, è successo tutto in un momento”. Ha provato a toccarla, da dietro, probabilmente le ha sfiorato un seno. Sarah ha reagito immediatamente. Forse lo ha colpito [...] “A quel punto ho perso la testa”. Ha afferrato una corda che era lì in quella cantina maledetta, dove lui passava le intere giornate tanto che le ragazzine della strada la chiamano la casa dei fantasmi, “perché è sempre buio e lui è sempre lì sotto, fa una paura”. “Ho preso quella corda e ho stretto. Sarah è morta”. [...] Il fratello Claudio [...] ha raccontato in televisione che sapeva di precedenti molestie. Ai carabinieri non lo ha mai detto. Così come non ci sono segnali in questo senso sui diari di Sarah, dove invece la ragazza appuntava tutto. C’è però un particolare che aveva messo in allarme gli investigatori. Lo aveva raccontato mamma Concetta [...]: “Sarah mi ha raccontato che lo zio le aveva regalato cinque euro in due occasioni, non chiedendole nulla in cambio ma facendole promettere che non avrebbe raccontato nulla né a me né alla zia”. Gli investigatori hanno immediatamente obbligato Concetta a non raccontare a nessuno questo elemento, soprattutto con sua sorella, perché avrebbe potuto compromettere le indagini. Concetta ha tenuto il segreto. “Poco dopo - ha ricostruito ancora l’assassino - questione di minuti, si è affacciata mia figlia Sabrina. Lei era in casa, non ha visto niente. Mi ha chiesto di Sarah, mi ha detto se la vedi dille che la stiamo cercando. È andata via. Sarah era accanto a me, morta. Poco dopo l’ho caricata in macchina, l’ho messa dietro, con una coperta e sono andato verso i terreni a San Pancrazio”. In questo passaggio ci sono due degli elementi che lo hanno inchiodato: ai carabinieri aveva raccontato di essere rimasto tutto il giorno ad aggiustare il trattore. E invece un testimone, un suo parente, ha raccontato di averlo visto in auto intorno alle 17 e soprattutto i tabulati telefonici hanno dimostrato che era nella zona di Nardò alle 16,45. “È vero. Con la macchina sono andato nel campo verso San Pancrazio. Sono arrivato, non mi ha visto nessuno. Ho tirato fuori Sarah, l’ho spogliata: ho abusato di lei, è stato un attimo era nuda e l’ho presa. Soltanto in quel momento mi sono accorto di cosa avevo fatto”. Ha bruciato i vestiti, buttato il corpo nella fossa-cisterna da una fessura strettissima. “L’ho coperto con i filari del vigneto e sono andato via”. Misseri l’aveva fatta liscia. Aveva lasciato poche tracce, difficilmente gli investigatori sarebbero arrivati a lui. Poi, il ritrovamento del telefonino. “In quel periodo l’avevo portato sempre con me. Tre giorni prima del 29, se non sbaglio, lo avevo messo in una campagna nella speranza che lo trovaste voi. Niente. Allora ho pensato di darvelo io”. [...]» (Giuliano Foschini, “la Repubblica” 8/10/2010) • «[...] “Non era la prima volta che ci provavo con lei”, ha spiegato lo zio. E poi nuovi dettagli, con altre offese alla memoria di quella ragazzetta bionda che lui chiama “nipotina” o “terza figlia mia”. Scrive il giudice delle indagini preliminari: “Il Misseri ha ammesso di provare una certa attrazione sessuale verso sua nipote e di aver anche azzardato un approccio sessuale attorno al 20 di agosto, e comunque qualche giorno prima che Sarah andasse a trascorrere una breve vacanza con suo padre. In tale frangente, ha spiegato, all’interno della propria abitazione in cui Sarah si trovava in compagnia della cugina Sabrina, egli in cucina, approfittando di una breve assenza della figlia dalla stanza, aveva allungato una mano sul gluteo della nipote palpandolo con una certa insistenza e suscitando la reazione della ragazzina che gli aveva detto ‘certe cose, non si fanno’”. [...] “Stando al racconto del Misseri i fatti sarebbero andati nei seguenti termini: il pomeriggio del 26 agosto mentre egli era nel garage della sua abitazione, affaccendato a mettere in moto il trattore, si è visto davanti Sarah che si è affacciata alla rampa di accesso e l’ha chiamato. Egli, non è ancora perfettamente chiaro in che termini, ha tentato un approccio sessuale, Sarah non ha gradito il gesto, ha voltato le spalle ed è andata via. A questo momento Misseri ha aggredito la ragazza con una corda, gliel’ha stretta attorno al collo facendo pressione per cinque, sei minuti finché la ragazzina si è accasciata al suolo senza riuscire ad emettere alcun urlo o gemito. In tale circostanza Sarah stringeva nelle mani il suo telefono cellulare che è squillato e le è quindi sfuggito, cadendo per terra e perdendo la batteria...” [...] Ecco spiegato un altro dei misteri di questa storia: la batteria del cellulare. Lui, Michele, non è uomo capace di togliere la batteria da un telefonino, dicono tutti. Oggi sappiamo che il telefonino, cioè la salvezza, è caduto dalle mani di Sarah. E le cose tornano. La scena è ancora nel garage. Il telefonino e la batteria sono per terra. “Quindi Misseri ha accantonato il corpo della ragazza su un lato del garage”, riprende il giudice, “coprendolo con un cartone così che sua figlia Sabrina che pure un paio di volte insieme con l’amica Spagnoletti Mariangela si è affacciata sull’uscio del garage per chiedere al padre se avesse visto Sarah, non l’ha potuto scorgere. Allontanatasi dunque la figlia, Misseri ha collocato sull’uscio del garage la propria autovettura Seat Marbella e ha sistemato il cadavere della ragazza nel bagagliaio posteriore coprendola con lo stesso cartone e portando con sé anche lo zaino di lei”. Poi la strada verso il nascondiglio sotterraneo per il corpo: la vasca di raccolta delle acque piovane. Dice l’ordinanza: “Si è quindi diretto nelle campagne di Avetrana in un fondo già di proprietà di suo padre, nascosta l’auto sotto un grande albero di fico, e qui ha preso il cadavere della nipote e lo ha posto sul terreno. Qui lo ha spogliato completamente e ha consumato con essa un rapporto sessuale. Dopodiché lo ha rivestito e sentendo la necessità di disfarsene si è rammentato di un vecchio pozzo, in un terreno distante un centinaio di metri, dove aveva lavorato in passato. Ha rimesso il corpo della ragazzina in auto lo ha nuovamente denudato e lo ha calato nel pozzo coprendone poi l’imboccatura con un grosso pezzo di tufo e delle zolle di terra nonché apponendo un ceppo di vite. Si è nuovamente allontanato da lì, per strada si è disfatto della batteria del cellulare e in un altro terreno ha bruciato gli abiti”. [...]» (Giusi Fasano, “Corriere della Sera” 9/10/2010).