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 2010  ottobre 11 Lunedì calendario

LE NUOVE POSTE, PER VOCE ARANCIO


Affittano aerei per viaggi a Lourdes, offrono prodotti bancari, sono un operatore telefonico, stanno sul mercato delle assicurazioni. E poi portano anche le lettere. Ma quella della corrispondenza è ormai l’attività meno interessante tra quelle di Poste Italiane, gruppo ancora totalmente pubblico che, dopo essersi buttato in svariate attività alternative, affronta l’avvicinarsi della liberalizzazione del mercato postale senza troppi timori e con pochi concorrenti.

Ha stupito tutti la recente novità del sabato senza postino. È il frutto di un accordo firmato a luglio tra l’azienda e i sindacati (tutti, sigle autonome comprese), col quale si è introdotto il nuovo orario di lavoro per i 35mila portalettere di Poste Italiane, che «movimentano» 6 miliardi di pezzi all’anno. Fino ad oggi la posta veniva consegnata dal lunedì al sabato, in alcuni casi dalle 7 alle 13 e in altri dalle 8 alle 14. Il nuovo orario invece fissa alle 22 di venerdì la chiusura del turno settimanale, che riprende alle 4 del pomeriggio di domenica con la riapertura dei Centri meccanizzati postali, che iniziano a organizzare le consegne del lunedì.

Quello del 25 settembre è stato il primo sabato senza posta nelle località di Modica e Vittoria, nel Ragusano, a Fabriano nelle Marche e a Prato in Toscana, nel quartiere Bravetta a Roma, a Boario e Lovere in Lombardia, a Caluso, in Piemonte. Sono le aree scelte per avviare la sperimentazione del nuovo orario, che comunque sarà molto rapida: fra l’11 ottobre e marzo 2011 si allargherà a tutti i centri metropolitani e ai capoluoghi di provincia, mentre dall’inizio di gennaio dell’anno prossimo saranno coinvolti gradualmente anche i centri più piccoli. Il prossimo maggio l’addio della posta del sabato sarà definitivo.

Non è un’interruzione senza scampo. Alcuni prodotti postali definiti «privilegiati», come le raccomandate o i telegrammi, continueranno ad essere consegnati. Ignoto è invece il destino dei giornali: non è chiaro se chi ha un abbonamento a un quotidiano continuerà a ricevere la sua copia a casa il sabato o se invece il giornale gli arriverà (assieme a quello della domenica) solo lunedì mattina.

Anche altrove (in Germania, ma anche negli Usa) hanno progetti simili. In Italia le Poste possono permettersi di tagliare le consegne perché quello delle lettere è un mercato in contrazione continua. Colpa, ovviamente, delle e-mail, che stanno eliminando progressivamente le comunicazioni cartacee. Nel 2009 le lettere inviate in Italia sono state 5.833 milioni, cioè 700 milioni in meno rispetto al 2008. Un crollo del 10%. Per la sola posta prioritaria la caduta è stata di oltre 400 milioni di pezzi. E il recente sviluppo della posta elettronica certificata è destinato a complicare ulteriormente la vita alle raccomandate.

Le Poste rischiavano di scoprirsi improvvisamente inutili vittime delle e-mail. Per evitarlo nell’ultimo decennio l’azienda si è riorganizzata aprendosi a mercati diversi. Un processo che è iniziato nel 1998, con la trasformazione dell’ente pubblico in una società per azioni controllata dal Tesoro (ha il 65%) e dalla Cassa depositi e prestiti (ha il 35%).

Quando, nel 2002, Passera ha terminato la ristrutturazione (il bilancio di quell’anno si chiuderà in attivo per la prima volta dopo 50 anni) e lasciato la guida a Massimo Sarmi l’innovazione dell’attività del gruppo è anche accelerata. Nel 2003 è nata la carta ricaricabile Postepay, nel 2005 ecco la Raccomanda Online, nel 2007 Poste Vita diventa la prima compagnia assicurativa italiana nel ramo vita.

Nel frattempo c’è stato il debutto nel mercato della telefonia con PosteMobile (l’operatore virtuale nato nel 2007) e lo sviluppo di Mistral Air, la compagnia aerea fondata negli anni Ottanta da Carlo Pedersoli (in arte Bud Spencer). Gli aerei, che inizialmente dovevano trasportare la corrispondenza, vengono anche affittati all’Opera romana pellegrinaggi e alla low cost MyAir (prima che questo vettore fallisse lasciando a Poste fatture non pagate per 150 mila euro).

L’innovazione è passata anche da nuovi servizi come Dimmiquando, col quale le raccomandate arrivano a casa o in ufficio nel giorno e all’orario concordato o Aspettami, che ferma i recapiti quando si va in vacanza. Poi ci sono i 12 mila postini telematici, che muniti di palmare e stampantina mobile sono in grado di portare a domicilio anche i servizi a pagamento (accettazione di raccomandate e pacchi).

Ogni giorno, in Italia, un esercito di postini tenta la consegna di 60 mila raccomandate. In due casi su tre, senza successo. Il destinatario è assente, troverà l’avviso nella buca delle lettere, ma la raccomandata sarà già tornata nell’ufficio da cui era partita.

Ha funzionato, invece, la trasformazione del gruppo in un’azienda che saprebbe stare in piedi anche senza corrispondenza. Nel bilancio 2009, chiuso con 20.098 milioni di euro di ricavi e 901 milioni di utili, solo un quarto del fatturato (5,2 miliardi) viene dalle lettere e dai pacchi (lo Stato versa ogni anno una certa somma – 739 milioni nel 2009 – per collaborare allo svolgimento dei servizi di recapito da parte delle Poste).

Oggi le Poste italiane sono quelle che hanno la maggiore redditività in Europa.

La forza delle Poste sta nella rete. In Italia ci sono 14 mila uffici postali, 5 mili Atm del Postamat, 200 centri di smistamento pacchi e corrispondenza. Ogni giorno passano dagli uffici delle Poste: 22 milioni lettere, 20 milioni di operazioni finanziarie, 2 milioni di bollettini postali, 200 mila pacchi e 1,5 milioni di clienti. Sono in circolazione 6,2 milioni di Postamat, 5,5 milioni di Postepay, 1,3 milioni di Sim di Postemobile. E con i suoi 152 mila dipendenti Poste è il primo datore di lavoro d’Italia.

Finora sull’attività di corrispondenza Poste ha agito quasi senza concorrenti. Solo sulle consegne urgenti e sul trasporto dei pacchi la compagnia ha dei rivali. Ma dal 1° gennaio 2011 le cose sono destinate a cambiare, con il completamento del processo di liberalizzazione. Ed entro quella data la Cdp dovrà uscire dall’azienda, che tornerà al 100% del Tesoro. La liberalizzazione apre l’ultimo mercato chiuso: il monopolio delle Poste sulle lettere che pesano meno di 50 grammi, le raccomandate su procedure giudiziarie e amministrative (le multe).

Non ci si aspettano grandi rivoluzioni dall’apertura del mercato. Un po’ perché le parziali liberalizzazioni del 2003 e del 2005 hanno lasciato alle Poste l’egemonia sul mercato e un po’ perché anche le esperienze degli altri Paesi, come la Svezia, che ha liberalizzato tutto all’inizio degli anni Novanta, ci insegnano che nessun privato può permettersi di replicare la rete di aziende dalla storia centenaria come quelle che gestiscono il servizio postale per conto dello Stato.

In Italia, poi, «il contributo del mercato postale italiano rispetto al Pil e all’occupazione non arriva alla metà della media europea», nota Ugo Arrigo, docente di Scienza delle finanze a Milano Bicocca, nello studio Indice delle liberalizzazioni 2010, realizzato dall’Istituto Bruno Leoni. Noi spediamo 90 lettere a testa ogni anno contro le 200 della media europea, con punte di 400 e 500 in Francia e Olanda. È un mercato troppo piccolo per essere appetibile. E nella posta normale, sotto i 50 grammi e non raccomandata, non ha senso competere con le Poste, che da questo servizio non ricavano praticamente nulla (e infatti sono aiutate dallo Stato).

Telegrammi, gli italiani ne inviano 12 milioni all’anno. Nessuno in Europa si avvicina a questo livello.

L’unica azienda pronta a sfidare le Poste è Tnt Italia, guidata da Luca Palermo. È la divisione italiana di Tnt, public company quotata ad Amsterdam, tra i cui soci principali c’è il famoso fondo pensioni Scottish Widows. Un colosso attivo in 200 paesi, con 10,4 miliardi di euro di ricavi e 160 mila addetti. In Italia, con 1.600 dipendenti e 147 filiali, Tnt Post è comunque il più importante operatore privato. Finora s’è rivolto alla clientela business interessata a spedire raccomandate, comunicazioni ai clienti, atti amministrativi, e a fare del direct marketing. Fattura 200 milioni e ha poco più del 5 per cento del mercato ma, nel giro di 5-6 anni, vuole arrivare al 20.

Da fine maggio, a Trento, si possono ritirare le raccomandate nei supermercati. Tnt infatti ha aperto uffici e punti vendita nella catena Migros. Sembra che stia funzionando. E quelli di Tnt sono anche quelli che hanno introdotto per primi la tracciatura via internet di lettere e pacchi. Poste li ha imitati nel 2009, proponendo un servizio simile a costi inferiori. Tnt si è rivolta all’Antitrust, che dirà la sua a novembre.

Una raccomandata con Tnt (dal peso normale, tra 51 e i 100 grammi) costa 1,05 euro con consegna entro 3-5 giorni, 2,90 con consegna in due giorni e 3,30 con consegna in due giorni e ricevuta di ritorno. Tutti i prezzi sono Iva esclusa. Per una raccomandata semplice (senza giorni garantiti) dello stesso peso, con Poste Italiane (che l’Iva non la fa pagare) si spendono 4,75 euro, tariffa che aumenta di 60 centesimi per avere una ricevuta di ritorno. La raccomandata 1, che arriva il giorno dopo la spedizione, costa 6 euro (fino a 250 grammi), che diventano 9 per chi vuole la ricevuta di ritorno.

Per il resto i concorrenti non sono molto agguerriti. Deutsche Post, il colosso tedesco che inizialmente sembrava destinata a un ruolo da protagonista (e che in Italia lavora sui pacchi, con Dhl, su una rete di 1.350 strutture, 2.500 dipendenti, 3 mila veicoli e 3 aeroplani) ha fatto marcia indietro. «Ci interessa cogliere le opportunità aperte in Europa dalla liberalizzazione – dicono a Bonn –. Tuttavia, dobbiamo considerare gli assetti legali e regolatori. La decisione su ogni possibile investimento sarà presa in considerazione di strategie specifiche e contesto economico».

Ha frenato anche Uniposta, il primo operatore privato italiano, che nel 2008 prometteva prezzi dimezzati su raccomandate e lettere. Non è mai entrato il socio forte atteso, lo stampatore Vittorio Farina: oggi Uniposta fa capo per il 61,5% ai manager e per il resto Onmia Network, reduce dalla ristrutturazione. Partirà con solo venti addetti e un obiettivo di 12 milioni di ricavi.

Ci sarà poca partita allora. Perché nella carta ormai ci sono pochi soldi. Colpa delle e-mail, ovvio. E la vecchia lettera è roba da nostalgici. Che resistono. Per loro a Parigi la Poste ha aperto, nel quartiere dell’Opéra, “Le Carré d’Encre”, uno spazio di 300 metri quadrati dove si può scrivere una lettera usando le nuove tecnologie per personalizzare carta, penna e timbro. C’è pure un segretario di Babbo Natale che nel 2008 ha gestito un milione e mezzo di cartoline.