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 2010  ottobre 11 Lunedì calendario

Già 200 attentati, soldati sulla Salerno-Reggio - Giovedì scorso l’ultimo at­tentato, il terzo in tre mesi, nel tratto di dieci chilometri che col­lega Scilla a Campo Calabro

Già 200 attentati, soldati sulla Salerno-Reggio - Giovedì scorso l’ultimo at­tentato, il terzo in tre mesi, nel tratto di dieci chilometri che col­lega Scilla a Campo Calabro. Nella notte qualche anima ne­ra ha buttato della sabbia nel serbatoio delle perforatrici (co­stano dai 100 ai 390mila euro ca­dauno) e ha tagliato i fili degli impianti elettrici. I trenta ope­rai napoletani, tutti cassainte­grati e desiderosi di un lavoro si­curo, ora aspettano con le brac­cia incrociate. «Il fermo tecnico sarà di almeno 15 giorni» assi­cura un responsabile che accet­ta di parlare solo in anonimato «ma il problema vero è la paura di questi uomini. Non lavorano tranquilli. E per di più le compa­gnie ci hanno avvertito: di que­sto passo non assicuriamo più i vostri mezzi,troppi rischi».Ben­venuti sulla Salerno– Reggio Ca­labria, l’autostrada infinita che dovrebbe essere ultimata nel 2013 ma che non finirà mai se lo Stato non ci mette lo zampi­no, o la forza. Qui in Calabria la vita è dura non solo per i magi­strati. La ‘ndrangheta terroriz­za anche i semplici operai che si calano da ogni parte d’Italia (Pordenone, Brescia, Sondrio, Verona) pur di lavorare. Il mese scorso, sempre in questo male­detto tratto di dieci chilometri, la squadra si è trovata al matti­no un costoso macchinario con il vetro rotto. Due molotov in perfetto stato, ma spente, era­no state posizionate su un sedi­le, in bella mostra. Il messag­gio? Noi vi facciamo saltare quando vogliamo. «Questi de­linquenti sfidano lo Stato, ci di­cono con i loro messaggi che co­mandano loro e noi subiamo. Ma non possiamo fare i don Chisciotte a vita. Il governo de­ve intervenire, viviamo nel­l’emergenza ». Il tecnico ci fornisce altri esempi di attentati, 97 subiti so­lo nel quinto lotto, 190 in cin­que anni lungo l’intera arteria in costruzione: betoniere bru­ciate, furti e mezzi danneggiati. Non sono mancate intimida­zioni a mano armata, che sono state sopportare in silenzio. «In un cantiere- racconta la nostra fonte - alcuni uomini si sono presentati di prima mattina con le pistole in pugno e le han­no puntate verso gli operai. Poi sono scappati lasciandoli tra­mortiti di paura ». Questa aria di guerriglia è pressoché scono­sciuta. C’è una sensazione travi­sata tra la gente: si pensa che in Calabria non si lavori perché non c’è la volontà di farlo,tutti a dare la colpa ailavoratori scan­sa­fatiche o alle inefficienze del­l’Anas, il committente. Solo le imprese del settore conoscono la drammatica realtà in cui si tenta di guadagnare qualche metro di autostrada al giorno. «Per affidareilavori di 10 chilo­m­etri abbiamo invitato 120 im­prese – spiega il dirigente- se ne sono presentate solo cinque. Le altre, dopo un sopralluogo, ci hanno detto no grazie».Negli ultimi cinque anni si sono avvi­cendati circa 30 capi cantiere che dopo qualche tempo prefe­riscono essere spostati all’este­ro piuttosto che lavorare in que­sta terra di frontiera. Anche il turnover delle aziende è im­pressionante. Sono state aper­te 62 interdittive per la revoca dei certificati antimafia che spezzano il ritmo dei lavori con­tinuamente. E l’allungamento dei tempi provoca una lievita­zione dei costi del 30 per cento su cifre a sei zeri. In questa situa­zione le previsioni di chiusura cantieri sono un optional. Nes­suno sa cosa accadrà domani. Ne è consapevole anche il presi­dente dell’Anas che mercoledì ha convocato un cda proprio a Reggio Calabria alla presenza del ministro delle Infrastruttu­re e dei Trasporti Altero Matteo­li. All’ordine del giorno la situa­zione delle opere e le possibili iniziative per contrastare atti in­timidatori. «L’Anaschiede una vigilanza continua, 24 ore su 24, nei cantieri – dice il presi­dente Pietro Ciucci- perché no­nostante tutti gli sforzi e gli im­pegni per la legalità, non si è evi­tato che si registrassero ben 190 attentanti criminali. Oltre ai danni reali e ai fermi tecnici si è creato un clima di paura. Il dan­no diretto è di qualche milione, ma quello maggiore è il tempo. Senza sicurezza non si rispetta­no le scadenze». Come si può dunque garantire il completa­m­ento di 383 chilometri di auto­strada (gli ultimi 59 sono solo progettati) entro il 2013? «Sarà il governo a decidere se inviare le forze dell’ordine o i militari ­spiega Ciucci- Ma lo Stato ci de­ve aiutare». Il messaggio è chiarissimo. E se il governo tiene a rispettare le scadenze promesse agli italia­ni, questa volta è il momento di agire, anche mandando l’eser­cito a presidiare i cantieri. Sulla scelta estrema è d’accordo an­che il vice ministro alle Infra­strutture Roberto Castelli, che ha definito, senza mezzi termi­ni, la Salerno–Reggio Calabria «un percorso di guerra». Ma Ciucci mette in bella mostra an­che i risultati ottenuti fino ad ora nel cantiere più lungo d’Eu­ropa ( 443 km) dove lavorano at­tualmente 3500 operai di 700 imprese coinvolte. I mezzi im­piegati sono oltre 5000 e la forza mobilitata dall’indotto è di cir­ca 7000 persone. Un bisonte tec­nologico che è riuscito a com­pletare 210 chilometri, mentre 173, già finanziati, sono ancora in costruzione. Basteranno due anni per mettere fine a que­sta storia infinit­a che costerà al­la collettività oltre 10 miliardi di euro?