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 2010  ottobre 10 Domenica calendario

PROFESSIONE VENDETTA

Ieri è andata in onda la santificazione di Emma Marcegaglia. La presidente della Confindustria che impavida sfida il manganello berlusconiano campeggiava sui titoli dei maggiori quotidiani nazionali: “Marcegaglia: nessun dossier cambierà i miei giudizi sul governo” (Il Corriere della Sera) “E Emma disse ora basta! È guerra”, (Repubblica) “Marcegaglia: vado avanti e non mi faccio intimidire” (La Stampa). Anche sul nostro giornale un titolo recitava: “Non ho paura, vado avanti”. Parole che la leader degli industriali aveva pronunciato dopo che Vittorio Feltri aveva annunciato la pubblicazione di un dossier. A dire il vero tra le righe dell’intervista al Corriere si intuiva una dissonanza: la presidente di Confindustria inviava messaggi suadenti al direttore del quotidiano che le voleva fare “un culo così per due mesi”: “È uno dei migliori giornalisti d’Italia, non ho nulla contro di lui”, cinguettava la Marcegaglia. Per comprendere la sindrome di Stoccolma non bisogna fidarsi delle interviste. Come sempre in Italia per capire cosa succede davvero nel retrobottega del potere è meglio affidarsi alle parole rubate dagli investigatori piuttosto che a quelle regalate ai giornali. Quello che è accaduto tra Fedele Confalonieri, Vittorio Feltri e Emma Marcegaglia è un caso classico di “potere osceno”, come lo definisce Roberto Scarpinato, quel potere basato su segreti e ricatti che regge le sorti d’Italia, e che si muove ob scenam, cioè dietro la scena ufficiale, mimata a beneficio di chi crede ai giornali di Berlusconi e della Confindustria.
15 settembre: tutto
parte da quel giorno
TUTTO inizia il 15 settembre quandoEmmaMarcegagliarilascia le sue dichiarazioni critiche inaugurando il nuovo stabilimento della Diesel: “I conflitti personali e un governo che non ha più la maggioranza non aiutano la crescita. L’Italia vive un momento di politica brutta che per mesi ha parlato solo di amanti, cognati e di appartamenti . Non è questo che ci interessa. In estate si è parlato di temi che non interessano a nessuno”. QualchemalumoreaPalazzoChigi si avverte subito e il giorno stesso intorno alle 16 la presidente degli Industriali torna sul tema con un comunicato alle agenzie di stampa che ritratta le parole precedenti: “Rispondendo alla domanda su che cosa sarebbe successo nel caso in cui non ci fosse più una maggioranza di governo, mi sono limitataadaffermarecheilgovernodeve comunque andare avanti”. La marcia indietro non basta al Giornale. Il mattino seguente, 16 settembre2010,l’editorialediAlessandro Sallusti bacchetta la Marcegaglia. Alle 11 e 38 arriva sul cellulare del portavoce Rinaldo Arpisella, il famoso sms di Nicola Porro, vicedirettore del Giornale: “Ciao Rinaldo domanisuperpezzogiudiziariosugli affaire della family Marcegaglia”. Mezz’ora dopo alle 12 e 18 minuti Arpisella chiama Porro terrorizzato e si sente rispondere: “Spostati i segugi da Montecarlo a Mantova. Adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcegaglia come pochi al mondo”. Arpisella lo interrompe per chiedere perché Il Giornale vuoleriservareallaMarcegaglialostessotrattamentoriservatoaFini.Ilvicedirettore non risponde come sarebbe normale: “Perché vogliamo raccontare gli scandali che coinvolgono il numero uno degli Industriali per i nostri lettori, come è nostro dovere”. Bensì allude alle prese di posizione critiche del giorno prima: “Hai letto l’editoriale di oggi di Sallusti?”. E cosa scriveva Sallusti quel giorno? “Alla presidente di Confindustria (le vicende di Montecarlo) non interessano. E invece, a nostro avviso, dovrebbero interessarle. Perché quel signore (Fini) è lo stesso che con le sue scelte ha determinato il fatto di cui si lamenta la Marcegaglia, cioè che la maggioranza non c’è più... noncredocheagliindustrialiitaliani sia indifferente essere governati da Berlusconi o da Bersani e siccome è ovvio che Fini potrebbe spostare, direttamente o indirettamente, l’asse da una parte o dall’altra, allora forse sarebbe meglio che una volta tanto Confindustria decidesse di schierarsi”.
Arpisella, Porro
e l’exit strategy
ARPISELLA capisce subito dove vuole andare a parare Porro. Ma non si indigna per il suo comportamento intimidatorio. Cerca solo una via di uscita. A sentire le telefonateintercettatedallaProcuradi Napoli, Emma Marcegaglia non sembra così coraggiosa (né così antiberlusconiana) come la rappresentano i quotidiani, preconizzando per lei un futuro da “papessa del centrosinistra”. Quando Porro rinfaccia ad Arpisella la nominadiGianniRiottaalSole24Ore, il portavoce della Marcegaglia rivendica l’assoggettamento di quelli che qualcuno ancora chiama i poteri forti al vero e unico potere italiano: “È stata concordata, c’è il benestare di Berlusconi e Letta. Forse tu non lo sai ma è così”. Oggi Emma Marcegaglia parla di una mera cortesia istituzionale, ma per capire dove stanno i veri “poteri forti” è sempre meglio sentire le telefonate. Due ore dopo la chiamata nella quale Porro annuncia lo spostamento dei segugi da Montecarlo a Mantova, parte l’abboccamento tra la vittima e il “padrun” del carnefice, per dirla con Feltri. Alle 15 e 20 Confalonieri e Marcegaglia si sentonograzieaGiancarloCoccia,direttore Ambiente Confindustria, che li mette in contatto durante unconvegno.Nessunoescebene da questa vicenda. Nemmeno Emma Marcegaglia. Lei stessa a verbale racconta: “Confalonieri mi rassicurò e mi disse che avrebbe chiamato immediatamente Feltri, e che mi avrebbe richiamato subito. Cosa che poi effettivamente fece dopo pochi minuti. In tale seconda telefonata Confalonieri mi disse che aveva parlato con Feltri e che era tutto a posto nel senso che Il Giornale avrebbe desistito.Nelcorsodellastessatelefonata Confalonieri mi ribadì la necessità e l’opportunità che io facessi un’intervista al Giornale”. Proprio quel giorno, tra una telefonata e l’altra con Confalonieri, Emma Marcegaglia torna a parlare del governo. I toni sono ben diversi dal giorno precedente. “Il governo sta cominciando a muoversi”,diceepoiaggiunge,“gliotto punti di Tremonti noi li condividiamo. Su questa strada noi siamo pronti a collaborare”. Quel giorno la leader degli Industriali a Tremonti riconosce “il merito di aver tenuto ferma la linea del rigoresuicontipubblici”.Èlastessa Marcegaglia, da quello che dice Giancarlo Coccia che assiste alla telefonata accanto a lei che non si oppone alla richiesta di intervista al Giornale da parte di Confalonieri: “Lei gli ha detto ti chiamo anche con lui e al limite vediamo di fare un’intervista. Comunque tutto a posto lei lo ringraziava molto..”. Così alla fine di questa sequenza concitata di sms, articoli e telefonate, il presidente di Media-set esce rinforzato nei confronti della leader degli Industriali che deve dirgli grazie e non può rifiutare un’intervista allo stesso Giornale che la voleva manganellare.
I guai giudiziari
del fratello
ECHEpochigiornidopo,il22settembre, tornerà a far sentire il suo fiato sul collo della presidente con unarticolonelqualericorderàlevicende giudiziarie del fratello per il caso Enipower. Puntuale quel giorno arriva la telefonata di Arpisella a Porro, che annuncia minaccioso: “Ci sentiremo spesso in questo periodo... romperti in coglioni solo questo. Però dobbiamo cercare di trovareunmodoperintegrareehm dobbiamo cercare un modo… dobbiamo trovare un accordo perché se no non si finisce più qui”. Secondo il portavoce di Emma Marcegaglia, dietro le intemperanze di Porro ci sarebbe stato qualcuno ben più in alto del vicedirettore del Giornale: “Nel corso di questa conversazione (...) colsi anche una certa preoccupazione da parte del Porro,divolerinqualchemodo,disinnescare la campagna del ‘dossier’, nata da indicazioni a lui superiori,ancheperchétemevadirestare , secondo la mia opinione, ‘compromesso’nellesuerelazioniconil mondo dell’economia a cui lui di fatto appartiene come formazione professionale e culturale. Di qui l’invito a cercare in qualche modo un accordo o un’intesa, anche attraverso un’intervista presumibilmente ‘riparatoria’ della stessa MARCEGAGLIA a Il Giornale. Da quello che ho capito, ma è una mia supposizione, forse il PORRO riteneva di poter chiudere in questo modo la ‘vertenza’ e sventare definitivamente il rischio della pubblicazionedel‘dossier’.Mentrelatrattativaperchiuderela“vertenza”sul dossier prosegue, un uccellino soffia al Giornale che qualcuno intercetta le conversazioni dei suoi giornalisti. I Pm Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock accelerano e sentono Arpisella e la Marcegaglia. In quel momento accade la vera svolta. La presidente di Confindustria decide di raccontare tutto. Chissà come sarebbe finita “la vertenza” senza l’inchiesta.