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 2010  ottobre 10 Domenica calendario

USI, TRADIZIONI E COSTUMI DI UNA FAMIGLIA CHE CAMBIA

Ho sempre ritenuto la domenica il giorno ideale per stare uniti in famiglia. Il pranzo di mezzogiorno era l’ occasione per dialogare con i figli o per riunirsi con parenti e amici. Da qualche tempo questo è reso sempre più difficile da una società più interessata al profitto che ai veri valori. Adesso anche le partite di campionato si giocano alle 12,30. Tutto ciò contribuisce a sfasciare ancora di più la famiglia. Sfasciandosi la famiglia si sfasciano tutti i rapporti sociali. Dove andremo a finire?
Lorella Groten
oite41@yahoo.it
Cara Signora, è’ vero. Il pranzo domenicale, il pomeriggio al parco o allo stadio con figli e nipoti, qualche scambio di visite fra parenti e la casa aperta per accogliere gli amici erano una parte importante della vita familiare. Ma ho l’ impressione che lei commetta un errore di prospettiva quando ritiene che la scomparsa di queste vecchie care abitudini contribuisca alla crisi della famiglia. È la crisi della famiglia, invece, che sta modificando i nostri comportamenti tradizionali. Qualche giorno fa ho partecipato a uno degli «incontri» che la famiglia Belgiojoso organizza da vent’ anni nel castello di Caidate per affrontare temi di attualità sociale. Quello di quest’ anno era per l’ appunto la famiglia ed è stato trattato da un demografo (Francesco Billari della Università Bocconi), un ecclesiastico (Francesco Giulio Brambilla, vescovo ausiliario di Milano e presidente della Facoltà teologica dell’ Italia settentrionale) e un avvocato particolarmente attivo nel diritto di famiglia (Cesare Rimini). Non cercherò di riassumere il dibattito. Mi limiterò a ricordare sommariamente qualche dato statistico europeo e italiano, fornito da Francesco Billari, che spiega perché il rito del pranzo domenicale abbia sempre meno fedeli. Il matrimonio è ancora una radicata istituzione sociale, ma viene celebrato generalmente soltanto quando i «fidanzati», dopo avere lungamente convissuto, vogliono un figlio. Anche se in molti casi il momento della maternità e quello del matrimonio coincidono, il 30% dei bambini europei (20% in Italia) nasce da coppie non sposate. I conviventi, negli ultimi trent’ anni, sono raddoppiati: dal 30 al 60%. I figli nascono tardi e l’ Italia, in particolare, è il Paese con il maggior numero di madri che hanno il loro primo figlio dopo i quarant’ anni. Quando io sono nato, mia nonna materna aveva quarantasette anni. Oggi nascono bambini che avranno, all’ età di vent’ anni, una madre sessantenne. Vi sono, soprattutto in Italia, dati apparentemente contraddittori. Le ragazze sono molto più libere di quanto fossero le loro madri e nonne, ma restano in famiglia, per motivi pratici ed economici, fino ai 27 anni; mentre gli uomini escono di casa, addirittura, tre anni dopo. Le unioni di fatto si formano generalmente sotto lo sguardo benevolo dei genitori e non rompono l’ unità delle famiglie. Ma è difficile immaginare che una famiglia dove i nipoti sono rari, le mamme hanno l’ età delle nonne, le fidanzate dei figli vengono temporaneamente trattate come mogli e i figli usano la casa familiare come una pensione, possa conservare le tradizioni di un tempo. Avrà, nella migliore delle ipotesi, altre abitudini e altri riti a cui dovremo necessariamente adattarci.
Sergio Romano