G. Fas., Corriere della Sera 10/10/2010, 10 ottobre 2010
GITA CON FOTO AL POZZO DELL’ORRORE «MA NON SI VEDE NIENTE, PECCATO»
Antonio arriva che sono le tre del pomeriggio. Ha fatto una bella fatica a trovare questo punto sperduto fra vigne, cumuli di terriccio, stradine sterrate, tubi abbandonati. Stava quasi per arrendersi quando ha visto la pattuglia dei carabinieri. «Ecco, dev’ essere lì» ha dedotto. Giusto. Il pozzo della morte è qui, dove nessun esercito di uomini avrebbe mai potuto trovarlo e dove adesso arrivano alla spicciolata i turisti del macabro come lui, quelli che il sindaco di Avetrana Mario De Marco preferirebbe non venissero. Perché, come sempre accade quando l’ impatto emotivo di una storia varca i confini locali, si rischia di legare il nome della città a quel fatto e De Marco dice che gli «dispiacerebbe se la sua Avetrana fosse per sempre "il posto dove hanno ammazzato Sarah Scazzi"». Ed è chiaro che la gente in pellegrinaggio nella contrada Modonato non aiuta. Checché ne dica il sindaco, comunque, Antonio Torpedine, classe 1954, è venuto da Brindisi per cercare la vasca dell’ orrore, per vedere almeno un po’ dell’ acqua nella quale il corpo di Sarah ha galleggiato per 42 giorni. E adesso che ha trovato il posto lo vede diverso da come gli era parso in tivù. «D qui non si capisce granché» è deluso. «Dovè il buco della cisterna?». Gli spiegano che è coperto, che è vietato andare oltre il nastro bianco e rosso e che si deve accontentare di guardare un piccolo campo uguale a mille altri campi tutt’ attorno. «Almeno c’ è qualche mazzo di fiori che lo distingue» dice lui alla sua compagna, una ragazza polacca che di nome fa Arra Kobas e che ha 32 anni. Sono tre mazzi di gerbere e rose bianche che qualcuno ha lasciato in un angolo, su una pietra. «Io sono rimasta così impressionata da questa storia che ci penso tutti i giorni» commenta lei. «Oggi avevamo un paio di ore libere e ci siamo detti "andiamo a vedere com’ è"» spiega il signor Antonio. «Io ho tre figli. La più giovane ha 18 anni. Si rende conto che tutto questo schifo poteva capitare anche a mia figlia?». Lui fuma una sigaretta e immagina la punizione ideale per «quella bestia»: «Lo legherei in piazza e lascerei fare ai passanti». Lei lo guarda e gli chiede di «fare un salto ai funerali» che stanno per cominciare. Lo spettacolo, qui, «non è granché», come dice il signor Antonio. Se ne vanno. In lontananza si vede un’ altra macchina. Altri «turisti» della notizia. Qualcuno scatta fotografie, qualcuno prega, altri fanno il segno della croce. C’ è chi nemmeno si ferma. Basta un’ occhiata, basta poter dire «io l’ ho visto».
G.Fas.