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 2010  ottobre 11 Lunedì calendario

MIKHAIL FRIDMAN, L’INGEGNERE CHE HA CONQUISTATO PUTIN

Un paio di jeans e i biglietti per il teatro Bolshoj. L’irresistibile ascesa di Mikhail Maratovic Fridman, magnate delle telecomunicazioni e oligarca tra i più amati dal Cremlino, cominciò così nella Mosca dei primi anni Ottanta. Tra i giardini di piazza Teatralnaja e la statua di Marx con la scritta "Proletari di tutto il mondo unitevi", il giovanissimo studente ebreo venuto da Leopoli, nell’Ucraina sovietica, decise di cominciare a fare il bagarino per coronare il suo primo progetto: un paio di Levi’s da comprare in dollari al mercato nero. Ma i jeans, simbolo di opulenza e di coraggioso anticonformismo nella Russia brezneviana, furono solo una prima tappa. Provincialotto, timido, afflitto da un sovrappeso imbarazzante, Fridman cercava un ruolo che spazzasse via i tanti complessi. Da semplice rivenditore di biglietti diventò pian piano il leader di una rete di ragazzi che facevano lunghe code ai botteghini per poi offrirli agli spettatori con un ricarico di pochi copechi.
Voglia di riscatto, di protagonismo, ma soprattutto un gran senso degli affari. Poco dopo riuscì a conquistare l’amore dei suoi colleghi universitari e un primo gruzzoletto di rubli, aprendo un locale semiclandestino per amanti della musica. Lo chiamò furbescamente in russo "Il posto delle fragole". Allusione per amatori alla "Strawberry fields" dei Beatles non troppo amati dal regime. Musica dal vivo, ma anche poster, nastri e dischi in vinile arrivati di straforo dall’Occidente e rivenduti a caro prezzo. Quanto bastò per arrivare già ricco e ben inserito alla laurea conseguita a 22 anni nel 1986 in ingegneria dell’acciaio e delle leghe.
Il resto della storia è più o meno come quelle dei tanti giovani miliardari della Russia contemporanea: buone idee, faccia tosta e un balzo più o meno misterioso dall’agiatezza alla ricchezza senza limiti. Un paio d’anni da ingegnere, poi fondatore di una cooperativa di pulizie, infine fondatore del gruppo Alfa (dal nome del primo socio finanziatore, Mikhail Alfimov) che nasce nell’89 per occuparsi di stampa di foto e importazione di fotocopiatrici e che adesso è un colosso mondiale delle comunicazioni.
L’evoluzione è poco chiara ma senza scandali. Entrato nel cuore di Putin e poi anche in quello di Medvedev, Fridman non trova ostacoli. Apre banche, scala compagnie petrolifere come la TnkBp. Dà un senso al suo motto che ripete a ogni intervista: "Bisogna saper essere sempre lì dove ci sono i soldi". Una sola piccola macchia nel 2005. Una casa di lusso comprata dallo Stato risultò pagata a un prezzo eccessivamente basso. Troppo per non sembrare un favoritismo esagerato. Dettagli: la casa fu restituita al governo e la perdita ammortizzata in un lampo. Il resto è un’immagine volutamente sobria fatta di vacanze avventurose, pochi lussi ostentati e una moglie ribelle pagata lautamente per vivere a Parigi con le due figlie e non sollevare pettegolezzi. E il prestigio di capo della commissione culturale del congresso ebraico russo da lui stesso fondato nel ’96.
Al Cremlino piace perché ha pochissime ombre, non parla mai di politica, mira al sodo senza fronzoli nel migliore stile Putin. Unica pecca, l’irrisolta fissazione per la linea, che lo fece finire sulle pagine dei giornali quando rischiò la vita per un’overdose di miracolose pasticche dimagranti thailandesi.