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 2010  ottobre 10 Domenica calendario

LE CINQUE GIORNATE NEL GRANDE SCHERMO

Il più moderno? 1860, diretto da Alessandro Blasetti nel remoto 1934. Il più sontuoso? Senso, con la firma di un Luchino Visconti che nel 1954 è nel pieno della sua felicità creativa. Il più controverso? Bronte, con cui Florestano Vancini rilegge nel 1972 il Risorgimento, ribaltando la storia ufficiale.

Gli anni che portano alla nascita dell’Italia unita hanno sempre rappresentato per il cinema un ricco territorio di caccia. Quando arriva l’invenzione dei Lumière, molti dei protagonisti sono ancora vivi: il pubblico segue le prime, ingenue ricostruzioni come se vedesse una cronaca "quasi in diretta". Poi, via via che gli episodi narrati si allontanano, si fa spazio alla riflessione.

Il film di Blasetti stupisce per molte ragioni. Sembra nascere direttamente tra la gente, usa spesso il dialetto (molti vi vedono una significativa anticipazione del neorealismo, destinato a sbocciare dieci anni dopo), rivela in ogni inquadratura la profonda conoscenza del miglior cinema sovietico. Era stato pensato come un’opera di propaganda (l’edizione originale conteneva 5 minuti smaccatamente filo-fascisti, poi tolti dal regista dopo la guerra...), ma la sua forza è tale da superare l’handicap politico.

Se 1860 è il trionfo del bianco e nero "scolpito", Senso rappresenta l’apoteosi del colore, delle scenografie, dei quadri in movimento. I fatti legati all’epopea risorgimentale sono in realtà lo sfondo (magnifico) sul quale si svolge la tragica storia d’amour fou, tradimento e morte di una nobildonna italiana e di un ufficiale austriaco tanto affascinante quanto vanesio.

E dopo Blasetti e Visconti, ecco un altro gigante, Roberto Rossellini, che nel 1961 non si fa sfuggire l’occasione del Centenario per girare Viva l’Italia!, un film capace di far scendere l’impresa dei Mille dal piedistallo della storia ufficiale per consegnarlo all’umanità sofferta di ogni giorno, ovvero il territorio privilegiato della sua civilissima poetica.

Con quel mondo si sono cimentati Mario Soldati (Piccolo mondo antico), Pietro Germi (Il brigante di Tacca di Lupo), i fratelli Taviani (San Michele aveva un gallo e Allonsanfàn), Luigi Magni con le sue gustose e popolaresche ricostruzioni della Roma papalina (Nell’anno del Signore). Fra i tanti, Vancini è stato quello che ha aperto le discussioni più violente: che cosa successe veramente a Bronte? Quale fu il ruolo di Nino Bixio? Le speranze dei "picciotti" furono deluse fin dall’inizio? Domande poste da un cinema che ha tentato, con alterna fortuna, di recuperare sul grande schermo i temi più caldi del dibattito politico.