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 2010  ottobre 10 Domenica calendario

SUI CONTI RISCHIO DEMOGRAFICO LIMITATO

Il debito pubblico esploderà nei paesi con economie più avanzate per colpa dell’invecchiamento della popolazione nei prossimi 40 anni. A politiche fiscali invariate dal 2012 in poi, il rapporto tra debito e Pil nel 2050 svetterà su un valore medio del 329%, con picchi attorno al 400% per Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti. In questo scenario, che è il peggiore possibile perché esclude l’implementazione di politiche di risanamento dei conti pubblici, l’Italia esce meglio di molti altri stati sviluppati tanto sulla tendenza del debito/Pil, quando sul deficit/Pil e sull’entità della correzione delle finanze pubbliche e di avanzo primario necessarie per garantire la sostenibilità: a conferma, dei progressi conseguiti nell’ultimo ventennio sul fronte delle riforme pensionistiche.

A suonare nuovamente il campanello d’allarme sul rischio demografico è stata l’agenzia di rating Standard & Poor’s, in un rapporto intitolato «Invecchiamento globale 2010: una verità irreversibile». L’analisi, che si occupa di 32 stati con economie avanzate e 17 paesi emergenti, usa toni d’allarme rosso. Il rischio demografico viene descritto come «un fenomeno senza eguali che condizionerà la spesa sanitaria e pensionistica con un impatto dominante sulle finanze pubbliche». La popolazione mondiale con età superiore ai 65 anni nel 2050 salirà al 16,2% sul totale, rispetto all’attuale 7,6 per cento: saranno più di un miliardo. Secondo gli esperti di S&P’s, il trend dell’invecchiamento della popolazione concedeva una "finestra di opportunità" fino al 2020 per affrontare il problema dell’andamento demografico e della sostenibilità dei conti pubblici. Ma questa apertura è stata compromessa dalla crisi che ha fatto lievitare il deficit e debito pubblico nella gran parte degli stati con economie avanzate, quando invece sarebbe dovuto migliorare. Dal 2020, l’invecchiamento della popolazione registrerà un’accelerazione, con conseguenze devastanti per le finanze pubbliche.

L’analisi esorta i paesi avanzati ad adottare al più presto correzioni dei conti più appropriate, riforme pensionistiche e sanitarie aggiuntive a quanto previsto finora e misure strutturali forti per potenziare la crescita.

A rafforzare questa tesi, con calcoli e statistiche dai contenuti volutamente provocatori, S&P’s mette in guardia i 49 paesi finiti sotto il suo mirino: ricordando che il deterioramento dei conti pubblici e l’aumento del debito/Pil è accompagnato quasi in via automatica dal declassamento dei rating. Così, a politiche fiscali invariate a partire dal 2012, a causa dell’invecchiamento della popolazione e del conseguente aumento della spesa pensionistica, sanitaria e assistenziale, i paesi con economie avanzate vedranno lievitare in media il debito/Pil dall’attuale 64,5% al 329,1%: l’Italia invece passerebbe dal 115% al 245% (contro Francia e Germania che dal 78-75% saliranno al 400%). In quanto al deficit/Pil, a politiche invariate, la media delle economie avanzate dall’attuale 5,7% lieviterebbe nel 2050 al 24,5% del Pil: anche in questo caso all’Italia dovrebbe andare meglio (in termini relativi, non assoluti), passando dal 5,3% al 15,4 per cento (rispetto al salto della Francia dal 7,7 al 27,7% o della Germania dal 5,5% al 28%).

Il monito di Standard & Poor’s è chiaro: «Per contenere il rischio demografico, molti stati hanno varato riforme pensionistiche e sanitarie. Questo studio mostra che il carico fiscale aggiuntivo, con l’invecchiamento della popolazione, in prospettiva sarà talmente pesante da richiedere ulteriori sforzi di correzione della spesa pubblica», avverte Marko Mrsnik, autore del rapporto.