Nicola Lombardozzi, la Repubblica 11/10/2010, 11 ottobre 2010
Niente a che vedere con le statue di Lenin buttate giù a furor di popolo con la fine del comunismo
Niente a che vedere con le statue di Lenin buttate giù a furor di popolo con la fine del comunismo. Quello che sta accadendo a Mosca, una settimana dopo la destituzione del sindaco Jurij Luzhkov, sarà certo meno cruento. L´obiettivo resta comunque lo stesso: spazzare via le tracce di un uomo che per diciotto anni ha fatto quello che voleva della capitale senza una sola censura. Adesso si è scoperto quello che tutti sapevano da sempre. Ad esempio che il colosso di bronzo di 96 metri dedicato a Pietro il Grande è un obbrobrio, che deturpa la vista della Moscova dalle mura del Cremlino. Oppure che altre statue dedicate, con soldi pubblici, al sindaco in persona sono forse un tantino esagerate. In una, Luzhkov in maglietta da calciatore insegue un pallone ma, per mostrare quanto sia eclettico, impugna anche una racchetta da tennis. In un´altra, più umile, indossa la divisa da bidello nel cortile di una scuola e agita una ramazza dai mille significati minacciosi. Abbattere? Spostare? Regalare a qualche villaggio lontano? Il dibattito è aperto ma l´ordine è chiaro: cancellare in fretta.