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 2010  ottobre 11 Lunedì calendario

I MISTERI DEL CLIMA NELLA SABBIA DEL SAHARA

Dal Sahara ai nostri cieli ogni anno arrivano milioni di tonnellate di polvere dal deserto. E, in base alle loro dimensioni e alle loro forme, possono riscaldare o raffreddare il pianeta o addirittura, come sostengono alcuni esperti, innescare gli uragani. Ma sono anche nutrimento per il plancton degli oceani.
Utilizzando i dati di vari satelliti climatologici, ricercatori della Nasa e della University of Alabama in Huntsville hanno potuto determinare che circa 770 milioni di tonnellate di polvere lasciano ogni anno il Sahara per entrare nell´atmosfera. E ora gli scienziati vogliono capire meglio quali possono essere le ricadute a medio e lungo termine.
Le polveri vengono portate nell´atmosfera dai venti e talora si mischiano con quelle che giungono dalle aree limitrofe tropicali prodotte dai grandi incendi estivi. Una parte di esse ricade sul deserto stesso, ma oltre il 60% se ne va sull´Atlantico o sul Mediterraneo e in taluni casi arriva addirittura sul Sud America e sul sud-est degli Stati Uniti. Pur riconoscendo che l´impatto della polvere sul clima è notevole sino ad ora non vi sono state ricerche quantitative precise sulle reali ricadute.
«Fino ad oggi i ricercatori che realizzano modelli climatici della nostra atmosfera hanno introdotto l´effetto-polvere senza dati precisi e questo può aver portato a proiezioni del comportamento del clima non precise. Ora vogliamo capire le caratteristiche di tale polvere e l´impatto che essa produce sull´energia che è presente nell´atmosfera», ha spiegato Sundar Christopher, della University of Alabama. Mentre sono numerose le ricerche degli effetti prodotti dalla polvere immessa nell´atmosfera dall´uomo in seguito alla combustione del petrolio e del carbone perché più semplici da studiare in quanto le particelle sono omogenee, pochissime sono state le ricerche condotte sulle polveri e sulle sabbie che dai deserti entrano nell´atmosfera perché le particelle naturali sono molto più complesse delle prime. Le particelle di polvere del deserto hanno dimensioni di circa un decimo di quelle di un capello umano e sono molto diverse le une dalle altre. Esse sono in grado di assorbire un gran numero di radiazioni solari, convertirle in calore e rilasciarlo nell´aria. Ma esse sono anche in grado di riflettere nello spazio una parte della radiazione solare che arriva sulla Terra. Quindi esse hanno al contempo un´azione di riscaldamento e di raffreddamento dell´atmosfera.
«Ma non è tutto», sottolinea Christopher, «le particelle infatti, producono una medesima azione sull´energia che arriva dalla superficie terrestre in parte trasferendola nell´aria e in parte rimandandola indietro riscaldando ulteriormente il suolo sottostante». La polvere del Sahara poi, ha un´altra importante ricaduta. Essa infatti è ricca di azoto, ferro e fosforo e dunque finendo sull´Oceano Atlantico fertilizza le acque incentivando la produzione di plancton che a sua volta può ridurre l´effetto serra assorbendo anidride carbonica per vivere.
L´azione delle particelle di polvere è molto complessa e non è facile da definire quando si realizzano modelli sul clima. Per questo motivo la Nasa ha dato il via al progetto CALIPSO, da Cloud-Aerosol Lidar and Infrared Pathfinder Satellite Observation che nei prossimi anni utilizzerà il satellite CALIPSO e il satellite Aqua per studiare con precisione le ricadute sul clima della polvere dei deserti. CALIPSO avrà a bordo un particolare laser che scandaglierà l´atmosfera per definire dimensioni e attività delle particelle di polvere, al fine di capire le reali ricadute.