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 2010  ottobre 11 Lunedì calendario

BREAT ESTON ELLIS

Anticipiamo un brano da "Imperial Bedrooms", il nuovo romanzo di , in uscita da Einaudi
bret easton ellis
Su di noi avevano fatto un film. Il film era tratto da un libro scritto da una persona che conoscevamo. Il libro era il semplice racconto di quattro settimane trascorse nella città in cui siamo cresciuti e in linea di massima era un ritratto fedele. Venne catalogato come romanzo, ma solo pochi dettagli avevano subito modifiche e i nostri nomi erano quelli veri e non conteneva nulla che non fosse accaduto veramente. Per esempio, c´era davvero stata la proiezione di un film di genere snuff in quella camera da letto di Malibu un pomeriggio di gennaio, e sì, ero uscito sulla terrazza che dava sul Pacifico dove l´autore aveva cercato di confortarmi, assicurandomi che le urla dei minorenni torturati erano finte, ma mentre me lo diceva aveva il sorriso stampato in faccia e io avevo preferito allontanarmi.
Altri esempi: la mia ragazza aveva in effetti investito un coyote nei canyon sotto Mulholland, e una cena in famiglia da Chasen´s la sera della vigilia di Natale di cui mi ero casualmente lamentato con l´autore era resa in modo fedele. E una ragazzina di dodici anni aveva davvero subito uno stupro di gruppo – io ero in quella stanza di West Hollywood con lo scrittore, che nel libro registrava solo una vaga riluttanza da parte mia, senza descrivere con precisione come mi fossi sentito in realtà quella notte – il desiderio, lo shock, e la paura che mi faceva lo scrittore, un ragazzo biondo e isolato di cui la ragazza con cui stavo si era mezzo innamorata. Ma lo scrittore non avrebbe mai ricambiato del tutto il suo amore perché era troppo perso nella propria passività per darle il tipo di relazione di cui lei aveva bisogno, e così lei si era messa con me, ma a quel punto era già troppo tardi, e siccome allo scrittore non era piaciuto che lei si fosse messa con me, io diventai il narratore bello e stordito, incapace d´amore e di bontà. Ecco come diventai il giovane viveur rovinato e festaiolo che si aggirava tra le macerie, il sangue grondante dal naso, ponendo domande che non avevano mai bisogno di risposta. Ecco come diventai il giovane che non capiva mai come funzionavano le cose. Ecco come diventai il giovane che non aveva voluto salvare un amico. Ecco come diventai il giovane che non aveva saputo amare quella ragazza.
Le scene del romanzo che mi ferivano di più erano quelle che raccontavano della mia relazione con Blair. Soprattutto una scena verso la fine del libro in cui io rompevo con lei sulla terrazza di un ristorante con vista sul Sunset Boulevard, dove un tabellone pubblicitario che diceva sparire qui continuava a distrarmi (l´autore aggiunse che quando avevo detto a Blair di non averla mai amata portavo gli occhiali da sole). All´autore non avevo mai accennato di quello spiacevole pomeriggio, eppure nel libro era riportato alla lettera e fu allora che smisi di parlare con Blair e non riuscii più ad ascoltare le canzoni di Elvis Costello che sapevamo a memoria (You Little Fool, Man Out of Time, Watch Your Step) e sì, lei mi aveva regalato una sciarpa a una festa di Natale, e sì, mi era venuta incontro a passo di danza canticchiando le parole di Do You Really Want to Hurt Me dei Culture Club e sì, mi aveva definito un «furbacchione», e sì, aveva scoperto che ero stato a letto con una ragazza rimorchiata in una notte di pioggia al Whiskey, e sì, era stato l´autore a raccontarle tutto. Lui, lo capii quando lessi quelle scene riguardanti Blair e me, non era davvero legato a nessuno di noi – a parte Blair, naturalmente, e in realtà neanche a lei. Era soltanto uno che fluttuava nelle nostre vite e che non sembrava preoccuparsi della mancanza di spessore con cui percepiva ciascuno di noi né di aver condiviso i nostri stessi fallimenti privati con il resto del mondo, mettendo in vetrina la giovanile indifferenza, il luccicante nichilismo, e rendendo affascinante l´orrore di tutto ciò.
Ma non aveva senso prendersela con lui. Quando il libro venne pubblicato nella primavera del 1985, l´autore aveva già lasciato Los Angeles. Nel 1982 aveva frequentato la stessa piccola università del New Hampshire in cui avevo cercato a mia volta di eclissarmi, e dove ci eravamo a malapena sfiorati. (C´è un capitolo nel suo secondo romanzo, ambientato a Camden, in cui fa la parodia di Clay – l´ennesimo gesto simbolico, l´ennesimo crudele promemoria di ciò che provava nei miei confronti. Sciatto e non particolarmente sarcastico, fu più facile scrollarsi di dosso quel richiamo piuttosto che ogni altro del primo libro, dove ogni particolare contribuiva a raffigurarmi come uno zombi incapace d´esprimersi, confuso dall´ironia di I Love L. A. di Randy Newman). A causa della sua presenza lì restai a Camden soltanto un anno e nel 1983 mi trasferii alla Brown, anche se nel secondo romanzo sono ancora nel New Hampshire nel trimestre autunnale del 1985. Mi dissi che la cosa non avrebbe dovuto infastidirmi, e invece continuai per un bel pezzo ad avere davanti agli occhi il fastidioso successo di quel primo libro. C´entrava in parte il mio desiderio di diventare uno scrittore a mia volta, e anche il fatto che avrei voluto scrivere io quel primo romanzo che invece aveva scritto l´autore – dopotutto era la mia vita e lui me l´aveva rapinata. Ma presto dovetti accettare che non avevo né il talento né la motivazione.
Non avevo la pazienza. Volevo solo esserne capace. Feci qualche goffo, spietato tentativo, e dopo essermi laureato alla Brown nel 1986 mi resi conto che non ci sarei mai riuscito.
L´unica persona che espresse un qualche imbarazzo o sdegno riguardo al libro fu Julian Wells – Blair era ancora innamorata dell´autore e non le importava, così come non importava a molte delle comparse – ma lo fece in modo così spensieratamente altezzoso da rasentare l´euforia, benché l´autore avesse messo in piazza non solo la dipendenza dall´eroina di Julian ma anche il fatto che era fondamentalmente un prostituto indebitato con uno spacciatore (Finn Delaney) e veniva affittato a uomini arrivati da Manhattan o Chicago o San Francisco in tutti gli hotel che si affacciavano sul Sunset da Beverly Hills fino a Silver Lake. Julian, strafatto e pieno di autocommiserazione, aveva raccontato tutto all´autore, e il libro, vuoi per la sua grande diffusione, vuoi perché annoverava Julian tra i suoi protagonisti, sembrava dargli una sorta di autoconsapevolezza che rasentava la speranza e io credo che lui ne fosse segretamente compiaciuto, perché Julian non sapeva che cosa fosse la vergogna – fingeva solo di saperlo. E Julian si entusiasmò ancora di più quando nell´autunno del 1987, ad appena due anni dalla pubblicazione del romanzo, uscì la versione cinematografica.
© 2010 Bret Easton Ellis © 2010 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino Traduzione
di Giuseppe Culicchia