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 2010  ottobre 11 Lunedì calendario

DA BALA MURGHAB ALLA ZIRKO VALLEY LA GUERRA NASCOSTA DEI SOLDATI ITALIANI

C´era ancora la neve in Afghanistan quando i soldati italiani hanno capito che il 2010 sarebbe stato un anno difficile: lo annunciava una battaglia che spazzava via il luogo comune della guerriglia abituata al riposo invernale.

La battaglia di Natale

A Bala Murghab la Brigata Sassari si è trovata a passare gli ultimi giorni del 2009 sotto i razzi e le granate Rpg: 72 ore di combattimento continuo e la "neutralizzazione della minaccia" solo dopo l´intervento delle forze aeree - soprattutto gli elicotteri d´assalto Mangusta - e l´uso massiccio dei mortai Thompson da 120 millimetri. Serviva a garantire l´allargamento della "bolla di sicurezza" nella valle, per consentire l´uso della ring road, l´unica strada che collega l´intero Paese. L´avevano battezzata "operazione Buongiorno", ma era la prima puntata di una stagione di agguati, bombe, granate, fucilate che arrivano dal nulla.

L´attacco al cotonificio

Dopo i dimonios della Sassari, è stata la Brigata Taurinense a scoprire che anche nel quadrante Ovest l´intensità dello scontro era salita. Negli ultimi sei mesi gli Alpini hanno sempre più difficoltà a chiamare "missione di pace" lo stillicidio di attentati e scontri. A maggio un ordigno stradale nascosto fra i tornanti di montagna sulla strada sterrata che porta a Bala Murghab ha ucciso due genieri e ne ha feriti altri due, compresa una soldatessa. La bomba contro il convoglio era anche un segnale che la guerriglia ormai conosce il blindato Vtlm e ha preso le misure necessarie per superarne le corazze: le cariche sono sempre più alte, nemmeno "San Lince" riesce più a fare miracoli. Ma la base avanzata dell´ex cotonificio sul fiume Murghab è uno dei fiori all´occhiello dell´intervento italiano: la zona garantita si allarga, almeno settemila sfollati sono tornati nei villaggi della valle. E credono nel futuro: lo dimostrano anche andando a votare numerosi, il 18 settembre.

La trappola di Herat
Non c´è modo di abbassare la guardia nemmeno a Herat, dove pure le truppe afgane sembrano avere il pieno controllo. A luglio una doppia trappola esplosiva strazia i due artificieri italiani intervenuti su richiesta della polizia per disinnescare un ordigno. Mauro Gigli, decano del mestiere, fiuta che qualcosa non va e riesce a far allontanare tutti prima che la seconda bomba esploda. Ma per lui e il collega non c´è niente da fare. Le bombe artigianali si confermano lo strumento più micidiale. Il bilancio dell´intero settore Ovest è impressionante: in sei mesi 98 ordigni esplosi, dieci con vittime, almeno 158 disinnescati prima che facessero danni, una ventina di arsenali di esplosivo scoperti e distrutti.

La casa degli insorti

Ci sono anche le truppe speciali, inquadrate nella semisegreta Task Force 45 sotto il diretto comando Nato, a svolgere incarichi difficili. A settembre un Predator partito da Herat vede un gruppo di persone nascondere una bomba sotto la strada. La base più vicina è quella di Farah, da lì gli elicotteri partono alla caccia dei guerriglieri. Ma la casa dove si rifugiano gli insorti si rivela una roccaforte armatissima, prima di averne ragione gli italiani perdono il tenente Alessandro Romani, raggiunto dai proiettili al torace.

Caccia all´uomo a Javand

Due uomini della "45" erano stati feriti anche in un´operazione nel distretto di Javand, nella provincia di Badghis. È la prova definitiva del coinvolgimento italiano in operazioni search and destroy, cioè nella caccia all´uomo con cui la Nato cerca di neutralizzare - catturare o più spesso uccidere - i personaggi di rilievo della guerriglia, leader e soprattutto esperti di esplosivo. Gli scontri delle unità d´élite probabilmente non sono compresi nel conteggio ufficiale dei "Tic", gli episodi di truppe in contatto, cioè i combattimenti diretti: sono oltre duecento, fra harassment fire, cioè fucilate di disturbo, e confronto faccia a faccia. La cifra riguarda tutti i contingenti e comprende dunque gli episodi segnalati dalle truppe afgane. Chiaramente, è una cifra approssimata per difetto.

L´inferno della Zirko valley

La distribuzione dei compiti che voleva gli italiani lontani dai punti ad alta intensità è archiviata. Ne è un esempio la Zirko valley, zona di Shindand, infestata dagli Ied che nelle scorse settimane hanno colpito i Lince, per fortuna senza conseguenze. È considerata "la Korengal italiana", con riferimento alla valle sul confine pachistano da dove persino i marines del generale McChrystal hanno dovuto ripiegare. Lo stesso vale per zone appena passate alla responsabilità italiana: Bakwa, o, appunto, la valle del Gulistan. Prima erano controllate dai marines, e nessuno si sognava di considerarli in "missione di pace".