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 2010  ottobre 11 Lunedì calendario

AQUILA VS LUPA. ORA PARLO IO

Aquilia -
Fateme largo che ora parlo io. Sì, ho già preso l’accento romano nonostante vengo da Lisbona e finora mi ero concentrato sul portoghese. Mi chiamo Olimpia, per chi non lo sapesse ancora, sono il simbolo della S.S. Lazio, società più antica della capitale, il club che ha portato il calcio a Roma, tanto per ricordarlo a qualche lupetto da strapazzo come quelli che vagavano per le vie dell’urbs in attesa della fusione del 1927. So tutto, mi hanno raccontato che noi siamo gli eredi dei Cesari, qualcun altro dei Cesaroni. Una delle prime cose che mi hanno detto è che da queste parti c’è pure un lupa (la chiamano così... ma non ha il nome perché non si conosce nemmeno la data di fondazione del club che simboleggia) che dovrebbe essere mia cugina. Ma de che? Nun scherzamo, al massimo una conoscente che sta lì sotto. Mi capita di incontrarla un paio di volte all’anno ma da quassù mi sembra una bassotta, al massimo. Comunque, scherzi a parte, sto’ proprio bene, vivo da re a Formello, in mezzo al parco di Veio. Mi alleno un paio d’ore al giorno e poi salmone, pollo e coniglio e una volta alla settimana un bel bagno con idromassaggio con quattro falconieri che sono meglio dei camerieri di Buckingam Palace. Alla faccia della Lav e della Forestale: non vi azzardate a riportarmi a Lisbona che ve dò una «beccata» e pensate agli altri rapaci che se la passano male davvero non a me che non ho bisogno di nulla. Anzi, sto una pacchia, mi piacciono i colori biancocelesti, mi piace il nome col riferimento alle Olimpiadi che i miei tifosi hanno dato, mi fa impazzire la Nord in festa e persino Lotito: per ora non mi fa mancare nulla alla faccia delle voci maligne che erano arrivate alle mie orecchie. A proposito, l’altro pomeriggio, prima di Lazio-Brescia, mi sono presentata con qualche minuto di ritardo ma ho visto che da queste parti è un’usanza consolidata. Ho volteggiato fiera nell’aria, ho fatto l’occhiolino alla Madonnina sopra Monte Mario (non si sa mai, col traffico aereo molto intenso meglio non mancare di rispetto a quelli che stanno più in alto di me) e poi mi sono adagiata al primo colpo sullo scudetto. Vi ho guardato tutti negli occhi, eravate in trentamila, la prossima volta contro il Cagliari sono sicuro che sarete di più anche per venire a darmi un saluto. Del resto sono proprio come voi: non apprezzo trucidi e coatti, mi piace la romanità che è un’altra roba. Permettetemi un pizzico di immodestia, ma noi aquile siamo il simbolo di vittoria, potenza e prosperità. Non a caso siamo state l’emblema delle legioni dell’Impero e per questa ragione che Sante Ancherani e gli altri fondatori hanno scelto proprio me per rappresentare la Lazio. Alla prossima, torno a svolazzare ma adesso che siamo primi non molliamo e in becco all’aquila a tutti. E ricordatevi, come dice il mio amico Trilussa: «L’aquila vola, tutto il resto striscia», lupi, lupe o derivati.
Luigi Salomone

Lupa-
Certo che l’ho vista l’aquila, una forestiera. Anche un po’ scema. Una vita in gabbia, la liberano e lei che fa? gira per lo stadio e ritorna buona buona. Io so’ una lupa, la lupa di Roma. Non scherziamo. E per piacere non parlamo di parentele. Macché cugini? Quelli so’ solo invidiosi. Hanno gli incubi. Non fanno che parlare di noi. Vanno capiti, sono gente di campagna. L’aquila la comprano all’estero e la chiamano Olimpia, che se non sbaglio è un nome un po’ greco. Fanno come quelli che vedevano le telenovela e chiamavano le figlie Deborah (con l’h), Samantha o Pamela. Io sono all’antica, mi piacciono Francesco o Daniele. Come Totti o De Rossi. Se sono gelosa? un po’ sì, ma è tutta colpa di giornali e tv. Portano un uccellaccio immigrato e tutti a parlarne. Ma tanto si sa come va a finire: vola alto e poi ritorna giù, docile docile. Come la Lazio. Come sempre. Quando scende la incontro e me la magno come un abbacchietto. Perché io sono il solo, unico simbolo di Roma. Anche ai bambini a scuola hanno insegnato che la città è nata perché una lupa allattò quei due pupetti. Senza Romolo e Remo chi l’avrebbe costruita questa città? Questa è storia. E non tirate in ballo quel simbolo delle legioni romane. Senza quella mia antenata non ci sarebbe stata alcuna legione, solo dei pastori, quelli sì laziali: pecorino e caciotte. Se proprio vogliamo dirlo furono più utili le oche, quelle del Campidoglio salvarono i romani. Ma provate a dire a una donna sei un’oca? ve mena. Dite a uno sei un lupo e gli si gonfia il petto anche senza l’aiuto del chirurgo plastico. Io sono la storia. Sono il presente e il futuro. Gli altri animali ammaestrati. Certo, ora non sono contenta. Ma su quelle maglie c’è la mia immagine. E il lupo non si arrende mai. E quando quei ragazzi se ne ricorderanno torneranno a mordere. Allora rideremo noi. Poi a tutti fin da bambini non hanno sempre detto: attento che arriva il lupo cattivo? Io sono l’immagine che fa paura. Avete mai sentito dire un mondo di aquile? No, ma di lupi sì. Se fossi Ranieri riempirei le pareti dello spogliatoio con le foto della mia bocca e dei miei denti. Anzi dirò di più, perché allo stadio non portano me? Certo non posso fare tutto da sola. Non è colpa mia se il portiere è un rumeno strappato agli stabili Iacp dove avrebbe fatto meglio. Se continuno a comprare dei calciatori solo per collaudare le panchine. Per piacere togliete quell’apetta a Franchino che va in giro a vendere gli sms a un centesimo e arriva allo stadio stanco. E allora il capitano farà come il vino invecchiato, alla fine ti sbronza. Comunque me so’ rotta di questi impostori. Quali sono i colori di Roma? Giallorossi. Non è la lupa il simbolo? Il resto solo chiacchiere. Il cuore della Capitale è a Trastevere o Testaccio. Lì i laziali sono extracomunitari, ci passano solo con il permesso di soggiorno. Che vadano a Formello a far compagnia all’aquila. E ci restino.
Giuseppe Sanzotta