Francesco Grignetti, La Stampa 7/10/2010; Laura Martellini, Corriere della Sera 07/10/2010, Fiorenza Sarzanini, ibid., 7 ottobre 2010
ARTICOLI SU DELITTO CALORE
LA MORTE HORROR DELL’EX TERRORISTA -
L’hanno trovato riverso al suolo, in campagna, con la gola orrendamente tagliata e il capo devastato. Sergio Calore, 58 anni, ex terrorista di destra, poi collaboratore di giustizia che ha squarciato il velo di omertà su molte azioni di Ordine Nuovo nel corso degli Anni di Piombo, è stato ucciso in un terreno di sua proprietà a Guidonia, dove era nato. Una vicenda misteriosa. Calore è stato infatti un pentito importante e molti nell’ambiente della destra eversiva potevano avercela con lui. Ma è anche vero che l’uomo non entra in un’aula di tribunale dal 2000: difficile credere che qualcuno abbia voluto vendicarsi a distanza di così tanto tempo. Nel frattempo aveva tagliato radicalmente i ponti con il suo mondo di riferimento. Un segnale inequivocabile che aveva già fatto parlare tanto: nel 1989 Calore si era sposato con Emilia Libera, una terrorista di sinistra, già compagna di Antonio Savasta, conosciuta durante la detenzione nel supercarcere di Paliano. Un matrimonio d’amore che aveva rotto gli schemi della politica e che durava tutt’ora. E’ stata appunto la Libera a insospettirsi per l’assenza del marito e ad avvertire i carabinieri.
L’inchiesta comincia solo ora. Sono al lavoro i tecnici in divisa del Ris. Da un primo accertamento risulta che Sergio Calore è stato preso a picconate, uno strumento di campagna che è stato anche trovato nelle vicinanze. I colpi l’hanno ferito al cranio e alla gola. Dalla dinamica, così efferata, selvaggia, la prima delle conclusioni è che s’è trattato di un omicidio d’impeto, quasi un raptus, nulla di premeditato. Con il che si esclude quasi automaticamente il delitto di vendetta. La pista che appare più probabile è di una lite degenerata.
Da quel poco che si sa, Sergio Calore si guadagnava da vivere facendo l’elettricista. Dopo gli anni trascorsi in carcere, prima da terrorista (dal 1979 al 1984) e poi da collaboratore di giustizia (dal 1985 al 1990, quando ebbe il beneficio della semilibertà), era tornato a casa sua e conduceva una vita normalissima. «Aveva davvero rotto con il passato», ricorda il giudice Guido Salvini, che l’ha interrogato molte volte a metà degli Anni Novanta e che riconosce quanto sia stato utile il contributo di Calore alle indagini su piazza Fontana. «Era stato il primo a parlarci delle connessioni tra romani, milanesi e veneti».
Recentemente si era tornati a parlare di lui quando, dopo l’arresto del faccendiere Gennaro Mokbel, si sono rivangati gli episodi di certo terrorismo nero a Roma: nel 1979 Calore fu arrestato subito dopo l’omicidio di Antonio Leandri, un innocente che fu ammazzato solo perché scambiato per un avvocato inviso ai neri, era in macchina con Antonio D’Inzillo. E quest’ultimo è stato un capo del terrorismo nero, arrestato più volte, in un caso nell’appartamento di Mokbel. Ma non ci sono segnali di contatti diretti tra i due.
Francesco Grignetti, La Stampa 7/10/2010
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ASSASSINATO CALORE L’EX TERRORISTA NERO CHE SI ERA PENTITO — Lo hanno massacrato a picconate e poi gli hanno tagliato la gola con un coltello. È stato ucciso così l’ex terrorista di estrema destra pentito Sergio Calore, 58 anni. Il cadavere era in un capanno diroccato vicino a Guidonia Montecelio, il paese a una trentina di chilometri dalla capitale già finito in prima pagina nel gennaio 2009 quando un gruppo di rumeni aveva stuprato una ragazza.
L’allarme è stato lanciato dalla moglie dell’ex estremista, la brigatista rossa Emilia Libera che Calore aveva conosciuto nel super carcere di Paliano: non vedendolo tornare a casa, la donna è andata a cercarlo e ha trovato il corpo senza vita nel piccolo appezzamento in aperta campagna dove il marito trascorreva parecchio tempo. L’inchiesta, coordinata dal procuratore di Tivoli Luigi De Ficchy, è appena agli inizi. Per il momento gli investigatori escludono solo che l’ex terrorista protagonista degli anni di piombo a vesse ancora legami con frange dell’estremismo e che sia rimasto vittima di una vendetta legata alla (spesso) decisiva collaborazione con i magistrati. Nessun’altra pista viene trascurata. I carabinieri della Compagnia di Tivoli, guidati dal capitano Emanuela Rocca, hanno controllato la zona palmo a palmo e hanno cominciato ad ascoltare le persone che lo frequentavano e lo conoscevano bene. Dai primi rilievi sembrerebbe accreditata l’ipotesi di un delitto d’impeto, maturato al termine di una discussione o di un faccia a faccia. Niente a che vedere con un omicidio premeditato.
Ma l’omicidio potrebbe essere il tragico risultato di una rapina finita male: Calore potrebbe avere sorpreso un ladro. I militari dell’Arma hanno ritrovato molti arnesi agricoli insanguinati che verranno analizzati: tra questi potrebbe esserci quello usato dal killer. E saranno fondamentali anche i rilievi scientifici: gli investigatori stanno cercando di individuare tracce utili per individuare chi ha brutalmente assassinato uno dei collaboratori di giustizia più importanti per svelare le trame dell’eversione nera.
Laura Martellini
DAGLI AGGUATI DELLA DESTRA EVERSIVA ALLE NOZZE CON LA BRIGATISTA — Si interrompe nel 1988 la storia terroristica di Sergio Calore, almeno a interrogare gli archivi di polizia e carabinieri. Si interrompe quando il «pentito» della destra eversiva esce dal carcere e sposa la brigatista Emilia Libera, anche lei pentita, conosciuta nel penitenziario di Paliano dove entrambi erano rinchiusi in regime speciale proprio in virtù della decisione di collaborare con lo Stato. Ma in realtà già dal 1983 — anno in cui decise di dissociarsi «perché mi risultò evidente che a monte delle stragi e della lotta armata c’era un sostrato sottoculturale fascista che si basava sulla divisione degli uomini in esseri superiori ed essere inferiori» — Calore aveva reciso il legame con il «Movimento Politico Rivoluzionario».
Se in questi ultimi ventidue anni Calore abbia allacciato legami criminali o partecipato ad attività illegali, è stato abile a tenerli nascosti. Né sono emersi contatti con i complici di un tempo. E dunque sono altre le piste che gli investigatori privilegiano per capire chi lo abbia preso a picconate e abbandonato agonizzante nel suo sangue. Una lite, dunque un delitto occasionale: è questa al momento l’ipotesi che appare più probabile, pur non escludendo che la malavita locale possa aver giocato un ruolo nella vicenda. Tesi minimali rispetto a un passato fatto di attentati, omicidi, traffico d’armi, rapine. Epilogo tragico di una vita segnata da decine di morti.
Calore era un personaggio di spicco di quella destra estrema raccolta nel gruppo «Costruiamo l’azione» ispirato dall’ideologo nero Paolo Signorelli. Ma il suo nome è legato soprattutto all’omicidio di un giovane avvenuto a Roma nel 1979. È la sera del 17 dicembre. Antonio Leandri, studente che vive con i genitori anziani, sta rientrando a casa dopo aver acquistato alcuni regali per Natale. Viene freddato in piazza Dalmazia. Un errore di persona. I killer volevano in realtà uccidere l’avvocato Giorgio Arcangeli, sospettato dai «neri» di aver indicato agli inquirenti il nascondiglio di Pierluigi Concutelli. Una volante della polizia intercetta dopo poco la macchina degli attentatori. Oltre a Calore finiscono in carcere Bruno Mariani, Antonio Proietti e Antonio D’Inzillo. L’attacco viene rivendicato dai «Nar, Nuclei armati rivoluzionari». Il futuro leader del gruppo Valerio Fioravanti, esecutore materiale dell’omicidio, fugge da solo ed evita la cattura.
Alcuni di questi nomi sono riemersi qualche mese fa nelle carte processuali raccolte contro Gennaro Mokbel, l’imprenditore dal passato neofascista arrestato perché accusato di essere al vertice di un gruppo criminale che faceva affari con il riciclaggio e il traffico di diamanti. Sospettato di aver finanziato la latitanza di D’Inzillo in Africa e gli affari italiani di politici e imprenditori, compresi quelli legati a Finmeccanica.
Un mondo dal quale Calore si sarebbe definitivamente distaccato, anche se poi era rimasto a vivere a Tivoli, lì dove la sua carriera terroristica era cominciata. La sua collaborazione viene ancora oggi definita «importantissima» dai magistrati che ne gestirono le dichiarazioni e così riuscirono ad ottenere tasselli fondamentali nelle indagini sugli agguati contro i giudici Vittorio Occorsio e Mario Amato, sulle stragi di piazza Fontana e della stazione di Bologna, sulle azioni rivendicate da «Ordine Nuovo» e dai «Nar».
Fiorenza Sarzanini
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