ALBERTO STABILE, la Repubblica 8/10/2010, 8 ottobre 2010
CITTADINANZA, SVOLTA A GERUSALEMME SI DOVRÀ GIURARE SULLO "STATO EBRAICO" - GERUSALEMME
«Niente giuramento di fedeltà, niente cittadinanza». Alla fine, Benyamin Netanyahu è capitolato davanti al discusso slogan lanciato mesi fa dal più scomodo dei suoi alleati di governo, l´ultra conservatore ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, e, domenica prossima, proporrà al Consiglio dei ministri di approvare un emendamento alla Legge sulla cittadinanza che impone agli stranieri che aspirano a diventare cittadini israeliani di giurare fedeltà a Israele in quanto «stato ebraico e democratico». Quest´obbligo, e qui si nasconde l´aspetto discriminante dell´emendamento, si applica ai non ebrei, mentre non vale per quanti chiedono la cittadinanza in base alla Legge del ritorno, vale a dire per gli ebrei.
Il giuramento di fedeltà ad uno stato del quale si voglia acquisire la cittadinanza, di per sé non deve scandalizzare. Basta citare la promessa di fedeltà che viene imposta dagli Stati Uniti e da molti altri paesi democratici. Una promessa molto semplice, del resto, è stata finora richiesta anche in Israele: «Prometto di essere leale allo stato d´Israele e alle sue leggi».
Ma non è parsa sufficiente. L´intento di Lieberman era originariamente quello di costringere tutti i cittadini, e soprattutto gli arabi-israeliani sulla cui lealtà il ministro degli Esteri nutre sospetti e pregiudizi, a proclamare la loro fedeltà allo stato ebraico come precondizione per acquisire i diritti di cittadinanza. Sta di fatto che l´emendamento sulle naturalizzazioni era, ed è, parte di un complessa normativa che ha sollevato le ire della minoranza araba, di buona parte della sinistra e delle organizzazioni israeliane di difesa dei diritti umani.
Come sempre quando si trova davanti ad una questione spinose, Netanyahu ha preso tempo. L´estate scorsa ha persino preparato un suo emendamento, in cui Israele veniva definito «lo stato nazione del popolo ebraico che garantisce piena uguaglianza a tutti i suoi cittadini». Ma ieri il premier ha deciso di dare il via libera al testo formulato dal ministro della Giustizia Neeman, un religioso oltranzista in sintonia con Lieberman.
Perché proprio adesso? Il motivo è semplice, dicono gli avversari di Netanyahu, fra i quali nelle ultime ore si rivedono quei laburisti che pure fanno parte della coalizione di governo. L´emendamento sulla cittadinanza sarebbe la contropartita offerta dal premier a Lieberman in cambio del tacito consenso del ministro degli Esteri al nuovo, temporaneo congelamento degli insediamenti (due mesi) richiesto dagli americani per salvare il negoziato di pace.
Il sì, o "ni" di Lieberman, consentirebbe a Netanyahu di salvaguardare la coalizione e mantenere buoni rapporti con Obama. Al quale Netanyahui avrebbe chiesto, in cambio del mini congelamento, la conferma degli impegni presi da Bush con la lettera a Sharon dell´aprile del 2004, nella quale il presidente americano affermava che un accordo sui confini con i palestinesi avrebbe dovuto tener conto dei mutamenti demografici intervenuti nei territori, vale a dire i grandi insediamenti ebraici che dovrebbero essere assorbiti da Israele. Principio che Obama finora non ha mostrato di condividere.