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 2010  ottobre 08 Venerdì calendario

Notizie tratte da: Luca Scarlini, Sacre sfilate. Alta moda in Vaticano, da Pio IX a Benedetto XVI, Guanda 2010, pp

Notizie tratte da: Luca Scarlini, Sacre sfilate. Alta moda in Vaticano, da Pio IX a Benedetto XVI, Guanda 2010, pp. 192, 12 euro.

Rif. Libro in gocce sch. 1394348
Rif. Biblioteca sch. n. 215519

[Le virgolette senza autore sono citazioni letterali del testo]

Almuzia, amitto, pallio, croccia, falda, cocolla, camauro, cappa, casula, fanone, camice, pianeta, rocchetto, tunicella, succintorio, velo, zucchetto, manipolo, stola, dalmatica, cotta, piviale, triregno, mozzetta, chiroteca... (vesti e accessori che spettano ai diversi stati del clero). [19]

Galero: cappello dalle lunghe nappe usato per la consacrazione dei vescovi. Non poteva più essere indossato al di fuori di quell’evento e doveva essere sostituito con la berretta subito dopo l’insediamento. [20]

Raissa Gorbaciova, che nel 1995 ruppe scandalosamente le convenzioni vaticane presentandosi davanti al Papa, accanto al marito in visita ufficiale, con uno squillante tailleur rosso. [24]

«Il tema fashion come momento rilevante dell’identità vaticana è stato analizzato da un teologo come Antonio Rosmini in un suo documentatissimo (e a dir poco sorprendente) Saggio sulla moda (1826)». [25]

Perché i preti si vestono da donne, di Cesare Lombroso, 1891. [37]

Costo di un mantello a ruota: 340 euro in panno, 450 con castorino; dalmatica: 150 euro circa; piviale: 490 (dal catalogo della ditta Mario Baldrighi, Milano-Monza). Casula: da 144 a 984 euro (Arte Sacra, Alghero). [25-26]

I vescovi, secondo una bolla di Innocenzo III, devono portare uno zaffiro di buona luce per celebrare la Vergine Maria, cui il colore blu è per diversi aspetti connesso. [27]

Giovanni Maria Mastai Ferretti, papa Pio IX: «Fino ai ventisei anni egli non trovò nulla a far al mondo, tranne che andare a caccia, fare la corte, non senza curiosi scrupoli, alle belle signore, prender parte alle rappresentazioni dei filodrammatici, e suonare, molto malamente, il violoncello» (Raffaele De Cesare). [54]

Dopo Porta Pia, Pio IX si dichiarò prigioniero in Vaticano. Non accolse l’invito all’esilio di Malta, del Belgio e dell’Austria, fece porre drappi neri a tutte le finestre come simbolo della sua separazione dal nuovo stato, in segno di lutto per i tempi nuovi. Lo stesso fecero a Roma alcune famiglie dell’aristocrazia papalina: gli irriducibili tolsero i drappi solo nel 1929, l’anno della Conciliazione. [57-58]

Pio IX amava girare per Roma, comparendo in occasioni pubbliche o semplicemente per un giro al Pincio, sempre in abiti ineccepibili, bianco su bianco, con una passione per pizzi e ricami. [59]

Di Leone XIII (Gioacchino Raffaele Pecci) la prima voce di un pontefice registrata su disco. Nal 1903 la His Master’s Voice si recò a Roma per catturare una benedizione papale e i vocalizzi di Alessandro Moreschi, l’ultimo dei castrati. [64]

Leone XIII morì a 93 anni. Sopravvisse a diverse estreme unzioni, recuperando sempre vigore all’ultimo istante, tanto che tra i cardinali cominciò a circolare una battuta: «Volevamo un santo padre, non un padre eterno». [65]

Giuseppe Sarto (Pio X), figlio di una sarta che lo aveva abituato alla precisione degli abiti. Portò sempre con sé, anche da papa, un orologio di nickel di scarsissimo valore, che però gli era molto caro perché gli ricordava gli ultimi minuti di vita della madre. [66-67]

L’elezione di Pio X, l’ultima condizionata dal “veto laicale” di un monarca: l’imperatore d’Austria aveva impedito infatti l’elezione del segretario di stato Rampolla Del Tindaro, troppo vicino alla Francia. [66]

Con i Patti Lateranensi del 1929 il Vaticano incassò in totale un miliardo e 750 milioni di lire come indennizzo per le perdite subite al momento dell’Unità d’Italia. Con quella somma «cominciò a speculare, ebbe banche di ogni tipo, investì nelle imprese più diverse (inclusa la celebre, e spesso negata, proprietà di una ditta di profilattici) prima in Italia e poi all’estero». [79]

Gli abiti, grande passione di Pio XI (Achille Ratti, padre e zii tutti tecnici di filande). Chi si presentava alla udienze doveva essere vestito inappuntabilmente. Nel 1931 Gandhi, che indossava il tradizionale dhoti, fu ricevuto da Mussolini ma non dal papa. Sembra che «egli non volesse assoggettarsi a un vestimento più decente» (documenti ufficiali della polizia). [82-83]

Pascalina Lehnert, la suora bavarese che fu al fianco di Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli (Pio XII) dal 1918 al 1958. «Sovrintendeva alla perfetta scriminatura dei capelli e all’allineamento di croci e fasce sugli abiti sempre freschi di stiratura, girava al suo fianco nella lussuosa Benz 18/45 specialmente costruita per il futuro pontefice». Aveva conosciuto il futuro papa come infermiera in una clinica in cui il religioso era andato a curare la tubercolosi. Entrò poi al suo servizio a Monaco, dove Pacelli era nunzio apostolico. [88]

Suor Pascalina, che organizzava l’agenda del papa e fece attendere Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII, per ricevere al suo posto Clark Gable, da lei molto amato. [88]

Pio XII amava le primedonne dello spettacolo, che ricevette volentieri in udienza (Titina De Filippo, Maria Callas, Sophia Loren ecc.). [93]

Pio XII si metteva alla cyclette per i dieci minuti di ginnastica mattutina «prima di dedicarsi a uno dei quotidiani, minuziosissimi rituali di igiene». [88]

Pio XII frequentava varie sartorie di abiti religiosi. Il 4 luglio 1957 ricevette tutta la ditta delle sorelle Fontana per il cinquantenario dell’impresa: cento sarte in abito bianco guarnite di verde pallido, artigiani, magazzinieri, ragazzi delle consegne. [90]

Riccardo Galeazzi Lisi, l’archiatra che sbagliò l’imbalsamazione di Pio XII. Cercò di vendere ai giornali stranieri a caro prezzo le foto più crude dell’agonia del pontefice. [99]

«Alle fogge del vestire che esprimono servitù e torpore preferisco abiti e movenze moderne, che dicono senso di libertà e di indipendenza» (Angelo Giuseppe Roncalli nel 1936, quand’era delegato apostolico in Turchia e Grecia). [103]

«Il pastore dei veneziani era in giacca e pantaloni (in clergyman, come si dice) e, sotto il colletto ecclesiastico, uno spicchio, assai sottile, di porpora era l’unico segno esteriore della sua dignità cardinalizia» (Gian Carlo Fusco). [104]

«Roncalli era il conservatore più incallito che Dio abbia creato sulla faccia della terra… Tutti i tipi di cappello prelatizio più tradizionali li ha portati lui» (cardinale Silvio Oddi). [103]

Giovanni XXIII, il primo papa integralmente televisivo. Il suo mandato coincise con esperimenti di innovamento delle riprese e con le prime, magnificanti mondovisioni. [108]

Con Giovanni XXIII «si interruppe il circuito di separazione e distacco voluto da Pio XII e da molti suoi predecessori. […] Anche a livello lessicale con Roncalli si passa dall’appellativo distanziante “il Papa”, che Pacelli voleva decisamente come omaggio alla propria persona, all’assai più familiare “papa Giovanni”». [109]

I fratelli Gelmini, o il pop ecclesiastico all’italiana. Padre Eligio, negli anni Settanta consigliere spirituale del Milan, detto Dom Perignon dai detrattori per la sua disinvoltura mondana. Lasciò un libro di memorie: Le vacche. [131]

Giovanni Battista Montini (Paolo VI), affezionato lettore di Agatha Christie. Giovanni XXIII lo chiamava «monsignor Amleto». [136, 134]

Nel corso del viaggio a Manila del 1970, Paolo VI, aggredito da un Benjamin Mendoza y Amor, pittore surrealista boliviano, fu salvato dall’intervento di monsignor Marcinkus, da allora ribattezzato «il gorilla». [140]

Albino Luciani (Giovanni Paolo I) rinunciò alla tiara e tollerò solo la sedia gestatoria al momento della celebrazione papale. Propose un ritorno a simboli antichi, come il pallio di lana di agnello. [141]

Giovanni Paolo I rispondeva di persona al telefono. [145]

Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) durante la lavorazione del film Da un paese lontano, sulla sua vita, conobbe Otello Fava, re dei truccatori di Cinecittà, e gli fece domande sulla possibilità di invecchiare o ringiovanire volti e corpi (tecnica che si era resa necessaria per l’attore che aveva interpretato la sua parte). [150-151]

Le vezzose scarpette rosso Dorothy di Benedetto XVI. Non sarebbero di Prada, ma di un calzolaio novarese, Adriano Stefanelli, che ha tra i propri clienti Berlusconi e Bush. [153-155]

Dal 1793 è la sartoria pontificia Annibale Gammarelli a vestire i papi, con l’eccezione di Pio XII che aveva già da porporato un sarto personale. Benedetto XVI ha preferito rivolgersi alla più moderna Euroclero, sede di fronte alla Congregazione del Sant’Uffizio, di cui Ratzinger è stato prefetto per venticinque anni. [155]

Città del Vaticano, novecentoventuno abitanti, quarantotto tonnellate di spumante importato. [155]

Due casule, due camici, una stola e una mitra in velluto rosso con finiture in oro: il lussuoso completo di Gattinoni (firmato da Guillermo Mariotto) ricevuto in regalo da papa Ratzinger durante una visita ai francescani. [156]

Occhiali di Benedetto XVI: da vista Cartier demi-lune modello Santos, da sole Serengeti (sponsorizzati fra l’altro da Alain Prost). [157]

Dhani Bachmann, di origine indiana, la prima guardia svizzera di colore: ha prestato giuramento nel 1992. [162]