FEDERICO RAMPINI, la Repubblica 7/10/2010, 7 ottobre 2010
GEITHNER: STOP ALLA GUERRA DELLE VALUTE O L´ECONOMIA MONDIALE SI FERMA
new york - L´oro, il bene-rifugio per eccellenza nella tempesta valutaria, vola e tocca il record storico di 1.350 dollari per oncia. Il dollaro affonda e sospinge l´euro a quota 1,39. La Banca del Brasile getta sul mercato oltre 5 miliardi di dollari in una sola notte e si unisce alle banche centrali asiatiche nella gara ribassista. La guerra delle monete si avvita in una spirale che può diventare incontrollabile. Comincia ad avere paura perfino l´America che ne è stata una protagonista di primo piano, e che della svalutazione competitiva ha fatto un pezzo portante della strategia anti-recessione. Ieri è uscito allo scoperto il segretario al Tesoro Tim Geithner con un allarme: «L´aggiustamento degli squilibri globali può essere vanificato» dall´attuale battaglia delle svalutazioni competitive. Gli ha fatto eco il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, che ha denunciato «un serio rischio per la ripresa economica globale, se passa l´idea che le monete possono essere maneggiate come un´arma politica». Sale la tensione a poche ore dall´apertura dell´assemblea generale del Fondo monetario a Washington. Si delinea un tentativo da parte americana di coinvolgere l´Europa e alcuni paesi emergenti in una "santa alleanza" per fare pressioni concertate sulla Cina e ottenere una rivalutazione del renminbi (yuan). L´intervento di Geithner, nonostante l´analogia con Strauss-Kahn nel proporre un armistizio delle monete, conteneva anche degli strali diretti con precisione a Cina e Germania, le due economie che vantano i maggiori attivi nel commercio estero. Parlando alla Brookings Institution, Geithner ha detto che «alcune delle maggiori economie mondiali devono concentrarsi sul rilancio della crescita anziché tagliare la spesa pubblica in modo prematuro». Questa è una frecciata all´Eurozona tutta intera ma in modo particolare alla Germania: secondo l´Amministrazione Obama il rigorismo tedesco è nefasto in questa fase, perché impone l´austerità di bilancio quando la debolissima ripresa avrebbe ancora bisogno di sostegni dalla spesa pubblica.
Inoltre Geithner ha invitato i paesi in attivo commerciale con l´etsero a «non ostacolare artificiosamente il rafforzamento delle loro monete». Questo attacco è rivolto alla Cina: il suo renminbi non è pienamente convertibile, la parità di cambio viene determinata dalla Banca centrale di Pechino anziché dalla domanda e dall´offerta di mercato. Il risultato è una moneta cinese troppo debole, che limita il ruolo di locomotiva globale della Repubblica Popolare: un renmnbi più caro sarebbe un incentivo al consumatore cinese per acquistare più prodotti importati. Ma nel discorso di Geithner è implicito anche le teorizzazione dell´euro forte. Dato che l´economia più importante dell´Eurozona è quella tedesca, e la Germania ha una bilancia commerciale in forte attivo, anche il rafforzamento dell´euro visto da Washington è parte di quegli «aggiustamenti nei macro-squilibri dell´economia globale».
Geithner ha fatto un riferimento alla Grande Depressione degli anni Trenta, quando il commercio mondiale precipitò per effetto dei protezionismi e delle svalutazioni competitive, aggravando una crisi già drammatica. Invece delle svalutazioni oggi abbiamo le "non-rivalutazioni competitive", è la tesi di Geithner che scarica la responsabilità in primo luogo sulla Cina, poi su Giappone e Brasile. Cioè tutti quei paesi che impediscono alle valute di apprezzarsi secondo le leggi di mercato, e quindi distorcono la dinamica degli scambi internazionali. In fondo al tunnel, se prosegue questa guerra delle monete, Geithner ha ammonito che potrebbero «esplodere nuove bolle» stavolta nei paesi emergenti, oppure fiammate inflazionistiche. Anche l´Europa deve fare la sua parte, secondo il segretario al Tesoro Usa. «Quel che accadde in primavera con i timori di bancarotte sovrane - ha detto Geithner - ha avuto effetti disastrosi. I governi europei hanno aspettato troppo a lungo, davvero troppo» prima di varare il piano di salvataggio della Grecia e il «cordone sanitario» per prevenire altre crisi d´insolvenza. Il contraccolpo, secondo l´esponente dell´Amministrazione Obama, è stato «una sterzata esagerata» verso politiche di rigore nella spesa pubblica. «Un errore classico», secondo Geithner, non dissimile da quello che fu compiuto dai governi occidentali negli anni Trenta quando l´ortodossia di bilancio impedì di curare la Grande Depressione.