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 2010  ottobre 08 Venerdì calendario

Rossellini Gil

• Bombay (India) 23 ottobre 1956, Roma 3 ottobre 2008. Produttore cinematografico • «[...] sua madre, Sonali Senroy, era la donna indiana di cui il grande regista Roberto Rossellini si innamorò (ma niente nozze, dopo quelle con Marcellina De Marchis e Ingrid Bergman, al contrario di quanto alcuni hanno detto) da cui ebbe la figlia Raffaella [...] Sonali portava il cognome del marito indiano, Haridashan Dasgupta. E Gil si chiamava così fino a quando Roberto, che lo adorava, non lo adottò. Da quel giorno fu per tutti Gil Rossellini. Sceneggiatore, documentarista, regista, produttore, la sua fame enciclopedica era la stessa del celebre padre adottivo, che lo volle con con sé sui set e nelle sale montaggio prima di affidarne l’apprendistato a Scorsese ( Re per una notte) e Leone ( C’era una volta in America). [...] si era ammalato [...] Al ritorno da uno dei suoi viaggi, lui che viveva tra New York, l’India e l’Italia, nella sua casa romana in via Sistina mentre faceva la doccia scivolò e sbattè la nuca contro uno specchio antico, che evidentemente conteneva batteri e virus. Ma questo al Pronto Soccorso dove viene trasportato non possono capirlo, lo giudicano per quello che appare alla vista, un taglio e una contusione al capo, dopo la medicazione lo congedano mettendogli il collarino. Poco dopo, a Stoccolma per lavoro, si sente male e viene salvato in extremis dagli agenti infettivi che l’avevano colpito. Un mese di incoscienza assoluta, poi l’ospedale svizzero che lo rimette in piedi, ma per modo di dire visto che dal 2004 era costretto sulla sedia a rotelle. Gil decide di filmare la sua malattia, come aveva fatto Nanni Moretti che in un episodio di Caro Diario racconta l’incapacità dei medici a capire, a diagnosticare i sintomi di una sua malattia, soprattutto l’incapacità di ascoltare il paziente. Gil sceglie uno stile schietto e asciutto, senza fronzoli, si racconta con autoironia e candida spudoratezza. Lottava come un leone contro la malattia, nel letto d’ospedale era circondato da videocamere, computer e telefonini, mandava mail, scriveva sceneggiature [...] "Faccio il documentarista da vent’anni - diceva - e non potevo non fare un documentario sulla cosa più interessante che mi sia mai accaduta, la mia malattia"» (Valerio Cappelli, "Corriere della Sera" 4/10/2008) •