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 2010  ottobre 08 Venerdì calendario

IL NOSTRO EXPORT

La Germania è l’unico paese occidentale che vede crescere la propria economia. Che cosa sta succedendo? Semplicemente le imprese tedesche si sono chieste dove fossero i capitali, e li hanno visti in Cina. Poi si sono domandati che cosa volessero i cinesi, e hanno cominciato a produrlo. La dinamica società cinese voleva l’hi-tech, tecnologie avanzatissime come i treni a sospensione magnetica. In Italia invece le nostre imprese, sostenute dalla demagogia dei politici, continuano a credere che si possa esportare soprattutto cibo e vestiti, e che questi siano desiderati dai ricchi paesi stranieri. Non è affatto così. I cinesi non hanno bisogno di vestiti e cibi italiani. Qualcuno lo spieghi ai nostri imprenditori. Cristiano Martorella - e-mail Non capisco perché snobbare tessile e agroalimentare che restano due settori fondamentali per la nostra economia: se decidessimo di abdicare, faremmo solo la gioia dei nostri concorrenti internazionali (a partire dalla Francia, che non si vergogna certo di esportare foulard e camembert). Comunque, non è vero che il nostro export sia alimentato esclusivamente da quei due comparti. Come ha ricordato ancora di recente Marco Fortis su questo giornale, «fortunatamente l’Italia è forte nella meccanica, nell’alimentare e nei beni per la persona e la casa... Nonostante l’handicap di non possedere grandi gruppi industriali come i tedeschi, l’Italia, prima dello scoppio della crisi, è stata, infatti, l’unico grande paese avanzato assieme alla Germania a non veder crollare le proprie quote di mercato nell’export mondiale di manufatti, mentre la Cina cresceva a passi da gigante erodendo quote a tutti gli altri "big". Il punto critico, del resto indicato anche dal ministro Tremonti, è dunque nella ridotta dimensione delle imprese, che ne rende più difficile e avventurosa (e per questo, quando riescono, più ammirevole e coraggiosa) la proiezione sui mercati internazionali per la quale combattono giorno per giorno, da tutti i settori.