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 2010  ottobre 08 Venerdì calendario

L’ASSASSINIO DI STOLYPIN UN UOMO CON TROPPI NEMICI

Ho letto con interesse il suo ritratto su Stolypin e in particolare mi ha colpito quello che lei scrive a proposito della sua morte: Stolypin è stato vittima di un attentato nel 1911. Conosce altri particolari sulla vicenda?
Luciana Sala
Monza
Cara Signora, Pëtr Stolypin era troppo riformatore per i reazionari e troppo capitalista peririvol uzi onari. Aveva quindi nemici e destra e nemici a sinistra. Sapeva di essere esposto al rischio di un attentato, ma affrontava il pericolo con una freddezza e un fatalismo che sembravano corteggiare la morte. Ne dette una pr ova nel l ’ a gost o del 1906 quando tre membri dell’ala massimalista dei Socialisti rivoluzionari (di cui due vestiti con uniformi della polizia) fecero scoppiare una bomba all’ingresso della sua villa e uccisero ventisette persone. Stolypin ne uscì illeso (ma i suoi due figli furono feriti) e diresse personalmente le operazioni di soccorso. Era quello un periodo in cui, come racconta Richard Pipes nella sua storia della rivoluzione russa, non passava giorno senza che un pubblico funzionario o un poliziotto fosse vittima di un attentato.
Cinque anni dopo, il 1° settembre 2011, Stolypin era a Kiev con lo zar per l’inaugurazione di un monumento ad Alessandro II. Il programma prevedeva la rappresentazione di un’opera di Rimskij-Korsakov nel teatro della capitale ucraina a cui Stolypin assistette da una poltrona della prima fila. Stava conversando con un gruppo di amici, durante il secondo intervallo, quando un giovane gli si parò davanti e sparò due volte con una pistola Browning che aveva nascosto sotto il programma di sala. Un colpo ferì Stolypin a una mano, l’altro lo colpì al petto, ma fu dirottato da una medaglia e finì nel fegato. Trasportato in ospedale, Stolypin sembrò migliorare, ma morì di una infezione quattro giorni dopo.
L’attentatore, subito arrestato, era un giovane ebreo, Dmitrij Grigorievic Bagrov, figlio di una famiglia benestante, ma incallito giocatore d’azzardo e pieno di debiti. Fu questa probabilmente la ragione per cui era divenuto un confidente della polizia segreta. Infiltrato nelle file dei Socialisti rivoluzionari, aveva fornito molte utili informazioni, ma aveva suscitato, alla fine, i sospetti dei suoi compagni di partito. Uno di questi, il 16 agosto, gli comunicò che il suo doppio gioco era stato scoperto e che gli sarebbe stata risparmiata la vita soltanto se si fosse riscattato uccidendo una personalità del regime. L’attentato contro Stolypin sarebbe stato quindi il gesto riparatore con cui Bagrov sperava di evitare la morte. Ma il suo doppio gioco fornì a molti l’occasione per sostenere che Stolypin era stato vittima degli ambienti più retrivi del governo zarista. E i copioni dietrologici, come sappiamo, sono quelli che il pubblico ama di più.
Un ultimo particolare. Bagrov fu rapidamente processato e impiccato nella notte fra il 10 e l’11 settembre, cinque giorni dopo la morte di Stolypin. All’esecuzione assistettero alcuni testimoni incaricati di accertare che la polizia segreta, all’ultimo momento, non avrebbe sostituito Bagrov con un’altra persona.
Sergio Romano