Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 08/10/2010, 8 ottobre 2010
«ORA CI DIVERTIAMO, I SEGUGI DI MONTECARLO SPOSTATI A MANTOVA» —
«Dopo il racconto che mi fece Arpisella, ho sicuramente percepito l’"avvertimento" del Porro come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine. Tanto reale e concreto che effettivamente ci mettemmo, anzi mi misi personalmente in contatto con Confalonieri», il presidente di Mediaset. È il 5 ottobre scorso. Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia viene ascoltata come testimone dai pubblici ministeri di Napoli. E conferma di essersi sentita minacciata «perché non mi era mai capitato che un quotidiano ovvero qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volontà con queste modalità per ottenere un’intervista o in conseguenza di dichiarazioni da me rilasciate». Quanto basta ai magistrati per far scattare le perquisizioni nella redazione del quotidiano milanese Il Giornale e nelle abitazioni del direttore Alessandro Sallusti e del suo vice con delega all’Economia Nicola Porro. Un provvedimento che segna la prima fase di un’indagine avviata una ventina di giorni prima.
L’sms sulla «family» che avvia l’indagine
Comincia tutto il 16 settembre quando Rinaldo Arpisella, che di Marcegaglia è il portavoce, riceve un sms da Porro: «Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affaire della family Marcegaglia». Evidenziano i pubblici ministeri: «In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera il 15 settembre 2010 (in realtà dichiarazioni pubblicate il giorno successivo, ndr) Marcegaglia rivolgeva parole critiche e dure nei confronti del governo dichiarando testualmente: "I conflitti personali e un governo che non ha più la maggioranza non aiutano la crescita... L’Italia vive un momento di politica brutta che per mesi ha parlato solo di amanti, cognati e appartamenti. Non è questo che ci interessa". Il giorno dopo veniva pubblicato un editoriale del direttore Sallusti dal titolo: "Gli italiani vogliono la verità su Fini. Con buona pace della Marcegaglia..."». Dopo aver ricevuto il messaggio Arpisella, che non sa di avere il telefono intercettato, chiama Porro. Arpisella: «Nicola scusami mi senti ora?». Porro: «Sì, benissimo. Spostati i segugi da Montecarlo a Mantova». Arpisella: (ride) «Vale a dire?». Porro: «Adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcegaglia come pochi al mondo». Arpisella: «Perché?». Porro: «Perché secondo me non vuole avere... le facciamo un favore così... come dicevi tu, non sembra berlusconiana».
La conversazione prosegue, Porro si lamenta perché «il capoufficio stampa di Confindustria neanche mi saluta». Poi parla del Sole 24 Ore: «Avete fatto ’sta scelta di Riotta al Sole che qui la considerano come, hai capito? Cioè il giornale peggiore del mondo, una roba».
Arpisella: «Guarda che quella è stata concordata, c’è il benestare di Berlusconi e di Letta su quella di Riotta tu forse non lo sai ma è così».
Tre ore dopo Arpisella contatta Mauro Crippa, responsabile delle relazioni esterne di Mediaset.
Arpisella: «Senti volevo dirti, innanzitutto quel pezzo di Sallusti sul Giornale, quell’editoriale... poi ricevo un messaggino dal Giornale in cui mi si dice che sta partendo un dossier su Emma».
Crippa: «Ah! No, allora sono cazzi. Ma perché un dossier, quindi una roba brutta?». Arpisella: «Sì, certo un dossier». Crippa: «No, devi chiamare Confalonieri adesso».
Le telefonate a Confalonieri per bloccare l’articolo
Venti minuti dopo Arpisella parla con Giancarlo Coccia, direttore dell’Area Qualità e Ambiente di Confindustria. Annotano i magistrati: «Nel corso della conversazione Coccia faceva riferimento all’avvenuto intervento su Confalonieri, all’attivarsi di quest’ultimo sul Giornale, al colloquio avuto tra Confalonieri e Marcegaglia che lo aveva, a sua volta, ringraziato». Sembra che la vicenda sia chiusa. Ma il 22 settembre Arpisella richiama Porro. Si lamenta perché nella sua rubrica il giornalista ha fatto riferimento a un’indagine del 2004 sul fratello di Marcegaglia. Porro ribatte: «Secondo te è una cosa intelligente, dal punto di vista di Feltri dico, farlo chiamare da Confalonieri? Pensaci un attimo. Io poi eh! Mi devo tirare indietro. Tu non conosci Feltri». I due discutono ancora a lungo di quanto sta avvenendo nel mondo dell’informazione e della politica. Si confrontano anche su Fini. «Secondo te chi c’è dietro Fini?», chiede Arpisella. E quando Porro nega di saperlo, lui ribatte sicuro: «Ci sono quelli che c’erano dietro la D’Addario». A un certo punto Porro esorta il suo interlocutore «dobbiamo cercare di trovare un accordo perché se no non si finisce più qui... la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire... quello che cercavo di dirti è che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa nel senso diciamo delle notizie, delle informazioni, della collaborazione». Un atteggiamento che i magistrati interpretano come minaccioso, tanto da chiederne conto proprio ad Arpisella e poi a Marcegaglia, convocati la mattina del 5 ottobre, 24 ore dopo la pubblicazione su Il Giornale di un articolo intitolato «I pm spiano i telefoni del Giornale».
Il portavoce: «Sgraditi perché critici sul governo»
Arpisella conferma di aver riferito le proprie preoccupazioni al presidente di Confindustria. E a verbale dichiara: «Le posizioni pubbliche assunte soprattutto di recente dalla Marcegaglia in relazione alla campagna di stampa sulla vicenda di Montecarlo non sono state gradite dalla redazione de Il Giornale al punto che nelle scorse settimane c’è stata più di una telefonata, sms e una e-mail aventi a oggetto le iniziative che la testata intendeva assumere nei suoi confronti». Il portavoce ricorda le telefonate che gli vengono fatte ascoltare e precisa di essersi «preoccupato dopo l’sms... avevo paura che questo avvertimento si realizzasse con la pubblicazione di un dossier che avrebbe potuto deturpare l’immagine di Emma Marcegaglia». Un timore che lei, interrogata contemporaneamente in un’altra stanza, conferma «e per questo mi misi personalmente in contatto con Confalonieri». Poi aggiunge: «Durante la conversazione con Confalonieri gli rappresentai la mia preoccupazione e il mio allarme, dicendogli che per me era assurdo un simile comportamento da parte del Giornale. Confalonieri mi rassicurò e mi disse che avrebbe chiamato immediatamente Feltri e che sarebbe intervenuto e mi avrebbe poi richiamato, cosa che infatti fece dopo pochi minuti. Nella seconda telefonata mi disse che era tutto a posto nel senso che il Giornale avrebbe desistito. Mi ribadì anche lui la necessità e opportunità che io facessi un’intervista su il Giornale... Non ho idea a quale dossieraggio Porro facesse riferimento e cosa riguardasse. Presumo che potesse riferirsi a taluni problemi giudiziari che mio fratello ha avuto nel 2004, questioni risoltesi positivamente nel 2006. Non so se Porro si riferisse poi anche ad altro». I magistrati le chiedono anche chiarimenti riguardo alla nomina di Riotta al vertice del Sole 24 Ore di cui si parlava nelle conversazioni intercettate e lei chiarisce: «Arpisella non me ne ha parlato e io non sapevo dell’antipatia di Porro nei confronti di Riotta. Al riguardo preciso di aver avvertito Berlusconi e Letta della nomina di Riotta per garbo istituzionale e perché Riotta lavorava in Rai».
Fiorenza Sarzanini