Alessandro Barbera, La Stampa 8/10/2010, 8 ottobre 2010
FEDERALISMO FISCALE, OK ALL’ULTIMO DECRETO (+SCHEDA)
A sentir parlare di rimodulazione delle tasse locali, di Imu e addizionali Irpef, il dubbio potrebbe sorgere. Per questo Giulio Tremonti insiste nel suo messaggio che è anche un impegno: «L’obiettivo è non aumentare la pressione fiscale e introdurre meccanismi di controllo della spesa». Con l’approvazione preliminare del decreto su costi standard e fiscalità di Regioni e Province il governo chiude la prima fase del lungo iter che porterà - se i tempi verranno rispettati - alla rivoluzione del federalismo fiscale. Ora è la volta dei pareri del Parlamento e degli enti locali. Per dare solennità al momento il ministro dell’Economia convoca una conferenza stampa nella sala della Maggioranza al suo ministero, la prima sede del governo dell’Italia unita. Oltre a lui, ci sono Roberto Calderoli, Raffaele Fitto e Ferruccio Fazio, i colleghi impegnati nella stesura dei decreti. Alle loro spalle c’è il grande ritratto di Camillo Benso. «Questa è una grande riforma costituzionale, equa e condivisa, che unisce e non divide. La sensazione è che il processo sia solo all’inizio, in realtà è quasi alla fine».
Tremonti non è preoccupato dei problemi che potrebbero emergere dalla Commissione bicamerale sul federalismo fiscale, l’organo dal quale dovrà arrivare l’ultimo ok prima dell’approvazione definitiva del pacchetto. E in effetti, obiezioni all’impianto complessivo della riforma non ce ne sono, né da parte degli enti locali, né dalle opposizioni. Ci sono però molti dubbi da fugare. Quelli di Gianfranco Fini, che dice di «voler vedere nel merito il decreto attuativo, perché il diavolo è nel dettaglio. Può essere il rilancio del Mezzogiorno o la sua tomba». E ancora, nonostante le molte concessioni, quelli delle Regioni, le quali insistono perché si rimetta mano al decreto nella parte in cui si determinano i costi standard della sanità. «Dobbiamo preventivamente stabilire i livelli essenziali di assistenza», dicono Vasco Errani e Renata Polverini. Il governatore siciliano Raffaele Lombardo già bolla il decreto di «incostituzionalità». Il motivo è presto detta: il meccanismo che impone la scelta di tre Regioni «guida» per stabilire i prezzi delle prestazioni abbasserà il costo della macchina sanitaria in molte Regioni, a partire dalla Sicilia.
Tremonti però guarda già oltre: «Ora chiederemo la delega per la riforma fiscale». E si capisce il perché: il decreto che permette l’innalzamento dell’addizionale regionale Irpef fino al 3% promette l’invarianza della pressione fiscale ma deve essere calato nel sistema fiscale nazionale. Grazie ad una clausola di salvaguardia, l’addizionale verrà pagata solo dai redditi sopra i 28mila euro e sterilizzata per lo 0,9%, il tetto posto oggi alle addizionali regionali. L’Irap potrà essere abbassata fino a zero, purché le Regioni non innalzino l’addizionale Irpef di più dello 0,5%. Cambierà anche il meccanismo di ripartizione dell’Iva fra le Regioni: oggi il gettito viene distribuito annualmente fra le amministrazioni durante un suk notturno che avvantaggia gli assessori più furbi rispetto ai più bisognosi di risorse. Con la riforma a regime, nel 2013, fino al 45% dell’Iva resterà nelle casse della Regione nella quale è stata riscossa: con quel gruzzolo - e solo quello - si potrà finanziare la sanità. Se le risorse non dovessero essere sufficienti, allora si dovrà ricorrere al fondo di solidarietà. Oggi l’Iva viene attribuita sulla base dei consumi teorici, domani si terrà conto di quanto effettivamente riscosso. E allora, anche ai piani alti delle Regioni si dovranno preoccupare di combattere l’evasione dentro i propri confini.
LA RIVOLUZIONE, a cura di Luigi Grassia
Le Regioni: via i soldi dello Stato e l’accisa -
Fisco regionale, fisco provinciale, costi standard per la sanità: il decreto legislativo «omnibus» rivoluziona i poteri impositivi e le finanze di Regioni, Province e Comuni. Per le Regioni scompare la compartecipazione al gettito Irpef (che andrà tutto allo Stato) ma a compenso arriva un’addizionale il cui ammontare dal 2012 sarà determinato dal governo «in modo tale da assicurare al complesso delle Regioni a statuto ordinario entrate corrispondenti ai trasferimenti statali soppressi» e alle entrate derivanti dalla compartecipazione all’accisa sulla benzina, anch’essa eliminata. Ciascuna Regione a Statuto ordinario potrà, con propria legge, aumentare o diminuire l’aliquota dell’addizionale regionale all’Irpef di base. La maggiorazione non potrà essere superiore: allo 0,5% fino al 2013; allo 0,9% per l’anno 2014; e al 2,1% dal 2015. Riguardo all’Irap ci sarà la possibilità di ridurla fino all’eliminazione, ma solo per le Regioni che non aumentano l’Irpef. Sull’Iva, a ogni Regione a statuto ordinario spetterà una compartecipazione al gettito dell’imposta che secondo il ministro Calderoli si aggirerà intorno al 45%. Dal 2013 le modalità di attribuzione del gettito della compartecipazione Iva alle Regioni saranno stabilite «in conformità col principio di territorialità», cioè a seconda del luogo di consumo.
Le Province: a loro una quota dell’imposta sulla Rc e del bollo Auto -
Per quanto riguarda le province, a partire dal 2012 l’imposta sulla Rc Auto diventerà un loro tributo e finirà nelle loro casse con l’aliquota del 12,5%. A decorrere dall’anno 2014 le province potranno aumentare o diminuire l’aliquota in misura non superiore a 2,5 punti percentuali. Sempre dal 2012 spetterà a ciascuna Provincia (nelle Regioni a statuto ordinario) una compartecipazione all’accisa sulla benzina, la cui aliquota sarà determinata in modo tale da assicurare entrate corrispondenti alle compartecipazioni e ai trasferimenti statali e soppressi. Contestualmente, infatti, sono eliminati i trasferimenti statali alle Province delle Regioni a Statuto ordinario «aventi carattere di generalità e permanenza». Dal 2013 le Regioni sopprimeranno i trasferimenti di parte corrente diretti al finanziamento delle spese delle Province, e contestualmente verrà introdotta una compartecipazione delle Province alla tassa automobilistica sugli autoveicoli, per compensare i trasferimenti regionali tagliati.
I Comuni: Dovranno fare da sé ma con un Fondo di perequazione -
A cascata, scendendo nella gerarchia territoriale degli enti locali, dal 2013 cesseranno anche i trasferimenti regionali di parte corrente diretti al finanziamento delle spese dei Comuni. Contestualmente ciascuna Regione a statuto ordinario dovrà determinare, con un atto amministrativo, e d’intesa con i Comuni del proprio territorio, la misura di un’equa compartecipazione degli stessi Comuni all’addizionale regionale all’Irpef, in misura tale (la formula è sempre la solita) da assicurare un importo corrispondente ai trasferimenti regionali soppressi. Per evitare differenziazioni troppo accentuate sul territorio, che sono più che probabili vista l’estrema eterogeneità delle dimensioni, dell’attività economica e delle risorse disponibili nei Comuni, anche nell’ambito di una singola Regione o Provincia, ciascuna Regione dovrà istituire un apposito Fondo regionale di riequilibrio, che viene definito «sperimentale» in quanto la sua azione dovrà essere improntata alla massima flessibilità .
I costi della Sanità: arrivano gli standard e i mino viurtuosi dovranno adeguarsi -
Il capitolo forse più spinoso in assoluto, in una materia fiscale e finanziaria federale spinosissima in ogni capitolo, riguarda la spesa sanitaria, che vede sprechi enormi in alcune Regioni, dove si spende molto più della media nazionale eppure vengono forniti servizi pessimi ai cittadini. Dato che ci sono invece Regioni, come la Lombardia, che dal punto di vista della qualità del servizio sanitario sono allineate ai migliori esempi internazionali, pur spendendo meno di molte altre, si è deciso di imporre a tutte dal 2013 una specie di camicia di forza, i cosiddetti «costi standard» parametrati sugli esempi più virtuosi ed entro i quali dovranno obbligatoriamente rientrare anche tutte le altre; se gli amministratori locali non ce la faranno, sappiano i loro cittadini che è colpa di costoro se nelle rispettive Regioni dovranno essere aumentate le tasse per finanziare gli sprechi. A fare da parametro saranno tre regioni scelte dalla in Conferenza Stato-Regioni tra una rosa di cinque, in base ai migliori risultati del 2011. Calderoli auspica che siano una del Nord, una del Centro e una del Sud.
I tributi minori: Repulisti di micro tasse dalle concessioni all’occupazione di spazi -
Il decreto prevede anche un repulisti di micro-tributi, per semplificare la struttura dell’esazione complessiva e renderne più leggero il gravame. Nelle serie di micro-tasse destinate a sparire figurano: dal 2012 la compartecipazione all’accisa sulla benzina; dal 2014 la tassa per l’abilitazione all’esercizio professionale, l’imposta regionale sulle concessioni statali dei beni del demanio marittimo, l’imposta regionale sulle concessioni statali per l’occupazione e l’uso dei beni del patrimonio indisponibile, la tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche regionali, le tasse sulle concessioni regionali, e l’addizionale regionale sui canoni statali per le utenze di acqua pubblica. Vengono istituiti due Fondi: quello di solidarietà, che dal 2014 finanzierà integralmente sanità, scuola, assistenza sociale e trasporto pubblico locale, e che sarà alimentato dall’Iva, e il Fondo perequativo per Comuni e Province, garantito dallo Stato ma gestito dalle Regioni. Per la ripartizione del fondo ai singoli enti locali si dovrà tenere conto, oltre che del fabbisogno finanziario corrente, anche del «fabbisogno di infrastrutture».