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 2010  ottobre 07 Giovedì calendario

SCHEDONE SARAH PER GIORGIO

-Verso le 14.30 del 26 agosto Sarah Scazzi, 15 anni, bel volto incorniciato da capelli biondi, 1.58 d’altezza, corporatura esile, esce dalla sua casa ad Avetrana, 8 mila anime in provincia di Taranto, per percorrere a piedi i trecento passi che la separano dall’abitazione della cugina Sabrina, 22 anni, con la quale ha intenzione di andare al mare. Per avvertire la cugina che sta arrivando le fa il solito squillo al cellulare, ma l’altra dopo un po’, non vedendola, la richiama due volte: la prima volta il telefonino squilla a vuoto, la seconda (alle 14.42) risulta irraggiungibile. Da allora di Sarah non si sa più nulla. Al momento della sparizione indossava una maglietta rosa con il coniglietto di Playboy, pantaloncini rosa, infradito nere. Al collo un laccio nero con un ciondolo argento a forma di scoiattolo e una collanina con un teschio di strass rosa. Con se aveva un cellulare Vodafone 735 con cuffia stereo, una sacca di stoffa nera, un telo da mare e un caricabatterie.

In un primo momento gli inquirenti sono certi che Sarah sia scappata. La convinzione deriva da una serie di elementi: i diari, i temi di scuola, le chat su Internet, sempre e ovunque Sarah raccontava dei suoi problemi a casa, del rapporto conflittuale con i genitori, del fatto che non vedeva l’ora di andarsene da Avetrana. A un ragazzo conosciuto in chat aveva svelato: “Voglio scappare di casa, cambiare taglio e colore dei capelli. Ho programmato le cose, tornerò dopo venti giorni”. A un’amica, pochi giorni prima della scomparsa, avrebbe detto: "Chissà quale foto sceglieranno per le ricerche". Molti sono convinti che suo fratello Claudio le abbia dato una mano per organizzare la fuga. L’idea arriva da due elementi: il rapporto strettissimo e complice tra i due e il fatto che il ragazzo non avesse sentito il bisogno di tornare da Milano, dove lavorava.

In un tema di qualche mese fa, dal titolo Io e la mia famiglia, Sarah aveva scritto: «Non vado molto d’accordo con i miei genitori, specialmente con mia madre che si chiama Concetta e ha circa 49 anni. Ci litigo ogni giorno, anche per stupidaggini. Ma su una cosa siamo uguali: tutte e due amiamo molto gli animali. Infatti abbiamo un cane e sei gatti: tre stanno a casa ad Avetrana e tre a casa al mare». «Mia madre è molto fredda, forse perché è stata adottata da mio nonno Cosimino. Lui mi raccontava sempre delle storielle quando ero più piccola, ma con il passare degli anni ha perso questa abitudine. Mio padre si chiama Giacomo. Ha circa 54 anni e vive a Milano ma scende qui ad Avetrana ad ogni festa. Lui è tutto l’opposto di mia madre. Poi c’è mio fratello Claudio (...) Io sono molto attaccata a lui perché mi ascolta sempre e mi dà dei buoni consigli. (...) Con mio fratello sono molto dolce. Mia madre è testimone di Geova perciò non vuole che io faccia religione a scuola. Il mio sogno è comprare una grandissima casa e portarci dentro tutti gli animali abbandonati per le strade perché mi dispiace vederli così».

31 agosto 2010

Concetta Serrano Spagnolo, madre di Sarah Scazzi, esclude l’allontanamento volontario di Sarah: "Mia figlia è stata rapita, non trovo un altro modo per spiegare la sua scomparsa. E’ una ragazza tranquilla, non aveva un fidanzato, doveva andare al mare con la cugina, era normale, normalissima quando è uscita di casa. Ora sono in tanti a cercarla ma di mia figlia ancora nessuna traccia".

1 settembre 2010

Inizia a girare la voce che, Sara, appena uscita dalla sua casa in via Verdi per raggiungere l’abitazione della cugina Sabrina, sia stata affiancata da un’auto e inviata a salire con un pretesto da una o più persone che forse conosceva.


2 settembre 2010

Il sindaco di Avetrana, Mario de Marco, fa un appello a tutti i cittadini di Avetrana perché, se sanno qualcosa sulla scomparsa di Sara, lo comunichino anche in forma anonima. Intanto continuano le verifiche delle tantissime le segnalazioni di persone che ritengono di aver visto la ragazza in varie parti d’Italia.


6 settembre 2010

La madre di Sarah Scazzi rivolge un appello al Presidente della Repubblica pregandolo di far intensificare le ricerche per ritrovare sua figlia.



13 settembre 2010

Concetta Serrano Spagnolo durante il programma Rai "Pomeriggio sul 2": ’’Io posso escludere tutti e accusare tutti. Investigassero su familiari che sapevano che Sarah quel giorno doveva andare al mare’’. La donna aggiunge che poche persone erano a conoscenza che quel pomeriggio del 26 agosto, alle 14,30, la figlia sarebbe uscita di casa per recarsi a casa della cugina Sabrina e poi andare al mare.


29 settembre 2010
Salta fuori, dopo 35 giorni, a sette chilometri da Avetrana, lungo la strada per Nardò, in un campo. il cellulare di Sarah. Lo trova lo zio Michele Misseri, padre di Sabrina e Valentina e marito di Cosima, sorella di Concetta Serrano. I riflettori si accendono subito sull’uomo - braccia forti, lacrima facile, in testa un cappellino da pescatore - perché le probabilità che proprio lo zio di Sarah, proprio il papà di Sabrina, trovi dopo più d’un mese in mezzo a un campo il cellulare della nipote (senza scheda sim e senza batteria) sono pari a quelle di fare tredici al totocalcio. «Stavo bruciando le stoppie, era come se Sarah mi stesse chiamando», dice lui , prima ai carabinieri, poi alle telecamere. «Ero tornato a cercare un cacciavite e ho trovato il cellulare…», ripete, piangendo. Ma quel cellulare, troppo integro per star lì da 35 giorni, è un atto d’accusa, non può essere un caso. «Era come se Sarah mi stesse chiamando», dice lui ai cronisti, e forse ha già voglia di svelare di più: «Me la rivedo ancora qui in cantina, Sarah», dice una sera alle tv, e piange. Gli dicono: dai, Michele, faccela vedere la cantina. «Magari un’altra volta», dice lui, mentre Valentina, la figlia grande, lo trascina via: «Basta, papà, basta».
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«Veniva giù da me in cantina, a chiamarmi "Zio, è pronto in tavola!", me la vedo davanti!» diceva zio Michele, e lo ripeteva ancora e ancora fissando l’obiettivo negli ultimi giorni che il cerchio gli si stava stringendo attorno, mettendoci su le lacrime, stesse lacrime sulle stesse frasi, negli stessi punti cruciali del racconto.
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Le figlie di Michele, il giorno in cui il loro papà ha trovato quel telefonino: «Ecco, ora diranno che è stato lui, che quel telefonino lo ha trovato perché sa qualcosa. Ma tra tutte le persone che stanno cercando, proprio lui doveva trovare il telefonino?».

1 ottobre 2010

Quattro persone vengono sentite come informate sui fatti fino a tarda notte nella sede del Comando provinciale di Taranto dei carabinieri. Una è Sabrina, la cugina con cui Sarah aveva appuntamento il giorno in cui è scomparsa.


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6 ottobre 2010

La sera di mercoledì 6 ottobre dopo dieci ore di interrogatorio Michele Misseri, 54 anni, confessa ai carabinieri l’omicidio della nipote Sarah: «L’ho strangolata con una cordicella mentre era di spalle e ho abusato di lei dopo che era già morta». L’omicidio è avvenuto il 26 agosto nel garage della casa dell’uomo. Prima di occultare il cadavere gettandolo in un pozzo pieno d’acqua in un podere tra Avetrana e San Pancrazio Salentino, di proprietà della famiglia Misseri, l’assassino lo ha denudato e successivamente ha bruciato i vestiti. Misseri verso le 2 di notte porta i carabinieri sul luogo esatto. Il corpo di Sarah è stato subito individuato, ma ci sono volute ore per il recupero. La cavità nella quale era stato gettato è un inghiottitoio non profondo ma stretto, che porta a un pozzetto di raccolta di acqua piovana. L’apertura è un buco con un diametro di poche decine di centimetri. Per consentire il recupero del cadavere è stato necessario lo sbancamento di terreno circostante, in gran parte roccioso. Più facile è stato per lo zio gettare il cadavere di Sarah, data l’esilità del corpo della ragazza. «È una sorta di covo interrato all’interno del suolo con un foro d’ingresso di poche decine di centimetri coperto da rami, foglie e pietre», ha spiegato il procuratore di Taranto, Franco Sebastio. «Era praticamente impossibile accorgersene, forse anche passandoci sopra (...) il corpo si stava disfacendo, era in stato colliquativo».



Misseri ha strangolato Sarah perché lei, per l’ennesima volta, lo aveva respinto. Di quelle molestie, Sarah aveva parlato anche con sua cugina Sabrina, figlia dell’uomo, con la quale il giorno prima, proprio per questo motivo, aveva avuto una violenta lite. Quel 26 agosto, Misseri l’aveva avvicinata ancora ma questa volta per redarguirla e costringerla a non rivelare a nessuno le sue "attenzioni". E invece l’ha uccisa. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, intorno alle 15 del 26 agosto, dopo avere ucciso la nipote nel garage di casa, Misseri ha trasportato il cadavere nel portabagagli della sua auto nel terreno ai confini con la provincia di Lecce e l’ha buttato nel pozzo. A quanto si apprende da fonti investigative, si sarebbe trattato di un delitto non pianificato, ma maturato e portato a termine davanti al rifiuto della nipote.


La procura di Taranto ha «attività in corso su eventuali complici» (il comandante provinciale dei carabinieri di Taranto, colonnello Giovanni Di Blasio).

Concetta Serrano Spagnolo, la madre di Sarah, ha partecipato in diretta alla trasmissione del 6 ottobre in collegamento proprio dalla casa di Michele Misseri, assente con la moglie perché trattenuto dai carabinieri. Quando le voci che i carabinieri avevano cominciato le ricerche del corpo si sono fatte insistenti, Federica Sciarelli ha chiesto alla donna se non preferisse allontanarsi. Accompagnata da uno dei suoi avvocati, la madre di Sarah ha raggiunto casa sua, dove qualche ora dopo le è stata comunicata la tragica notizia.

Alessandra Mangiarotti sul Corriere.it del 7 ottobre: «La mamma di Sarah, Concetta Serrano, è in collegamento da Avetrana con la trasmissione Chi l’ha visto? quando in studio arriva la notizia del possibile ritrovamento della ragazza. Le parole corrono veloci ma due alla fine rimbalzano con insistenza: «corpo» e «ritrovato». E quello che va in onda è qualcosa di più di una diretta del dolore. «Ha capito cosa sta succedendo?», chiede con concitazione la conduttrice Federica Sciarelli alla donna. «Se vuole interrompere il collegamento lo può fare in ogni momento». E ancora: «Chiami i carabinieri, si metta in contatto con gli investigatori». Ma mamma Concetta resta impietrita, sotto choc, pare non capire quello che le sta succedendo attorno. Non parla, non piange, come ha fatto da quando la sua Sarah è sparita nel nulla.
Poi risponde al telefono e con un filo di voce: «Dicono che hanno trovato un corpo». Mamma Concetta ha capito. Ma non c’è alcuna interruzione, la trasmissione continua. Dalla casa di Avetrana teatro della diretta, che è la casa dello zio Michele interrogato nel pomeriggio, arriva il pianto di Sabrina, la cugina più piccola di Sarah. Arriva la doppia angoscia di Cosima, zia della ragazza scomparsa ma anche moglie di Michele. Quindi arrivano le parole dell’avvocato della signora Serrano. Il legale si siede al suo fianco, prova a proteggere il suo dolore, a separare quello che è spettacolo dal dramma personale. Poi dice quello che tutti, dentro quelle quattro mura, pensano: «Speriamo sia una notizia falsa». Ma le notizie continuano ad arrivare in studio: collegamenti al condizionale, pezzi di agenzia, titoli delle edizioni online dei giornali locali che confermano il ritrovamento per poi smentirlo un istante dopo.
E così come arrivano, senza nessun filtro, raggiungono mamma Concetta giocando a yo-yo con il suo cuore già straziato. Le telecamere rimbalzano dallo studio al suo volto ma l’immagine che restituiscono è sempre la stessa: quella di una madre che si estranea da tutto per sfuggire a qualcosa di mostruoso che la investe senza rispettare i tempi del dolore. «È una notizia terribile, di grande imbarazzo, che non vorremmo mai dover confermare», ripete la conduttrice. Ma la trasmissione continua: «I carabinieri starebbero cercando il cadavere sulla base delle dichiarazioni delle persone interrogate». Si fa l’elenco di quelle persone: Valentina, la cugina più grande di Sarah, la zia Cosima, lo zio Michele. «Se qualcuno sa qualcosa, ci chiami. Se qualcuno al comando provinciale dei carabinieri vuole, si metta in contatto con noi». L’avvocato di famiglia lascia cadere ogni domanda: «Non mi sento di fare dichiarazioni prima di avere comunicazioni ufficiali». In sottofondo si sente la voce di mamma Concetta: «Mio cognato è innocente». Ma dopo 42 giorni le notizie che arrivano in studio lasciano intravedere un finale terribile per questo giallo. La conduttrice di Chi l’ha visto? chiede a mamma Concetta se non preferisca a questo punto allontanarsi da casa. E lei: «È meglio». La trasmissione continua. E il dramma personale della famiglia di Sarah può - era ora - continuare su un canale privato».


Dopo la confessione di Misseri, la figlia Sabrina si sfoga con i giornalisti: «Mio padre deve pagare per quello che ha fatto» dice tra i singhiozzi. «Voglio parlare con lui, voglio chiedergli perché l’ha fatto. Noi non avevamo alcun sospetto. Mio padre ha preso in giro tutta l’Italia». In realtà c’è intercettazione ambientale in cui proprio Sabrina, parlando con sua madre, avrebbe detto: «L’ha presa lui». E quel «lui» sarebbe stato proprio suo padre.


La madre di Sarah accusa ora anche sua sorella, moglie dello zio assassino, e sua figlia: «Mia sorella Cosima e mia nipote Valentina sapevano. Io su quell’uomo ho avuto sospetti sin dal giorno in cui ha trovato il telefonino di mia figlia in quel terreno. Avevo ragione a dire ai magistrati di interrogarlo a lungo. Perché prima o poi avrebbe confessato. Così è stato». Claudio Scazzi, fratello di Sara, invece non se l’aspettava: «Se lo conoscevi avresti scommesso un milione di euro che non poteva essere stato lui». Sempre secondo Claudio, Sarah non aveva comportamenti particolari nei confronti dello zio: «Quando eravamo insieme non prendeva le distanze da zio Michele, non ha mai dato da pensare. E da parte dello zio mai un abbraccio strano, una frase strana».



Secondo l’avvocato Walter Biscotti, uno dei due legali della famiglia Scazzi, il ritrovamento del telefonino «è stato quasi un modo per dire "venitemi a prendere", una sorta di messaggio per farsi scoprire perché non ce la faceva più a mantenere un segreto. È la mia opinione da avvocato, ma di casi simili ne sono successi altri. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui ha tirato fuori il telefonino, peraltro gettato lì poco prima del ritrovamento».



Per il criminologo Francesco Bruno "la violenza in un certo senso non era il vero scopo, ma era far sparire la ragazza. Contemporaneamente c’è questo abuso, un estremo sfregio con il quale l’uomo vive la propria bestialità e violenza, cosa che tipica dei serial killer che prima uccidono e poi stuprano".Nella storia ha un ruolo fondamentale il ritrovamento del cellulare di Sarah, denunciato proprio dallo zio, cosa che per Bruno denota "la primitività con la quale tutto è stato fatto. Il telefonino era la prima cosa da ricercare. Se la ragazza fosse stata rapita, i rapitori se ne sarebbero dovuti immediatamente liberare. Quando gli investigatori hanno iniziato a cercarlo, il loro pressing ha portato lo zio, che si era tenuto il cellulare, a pensare che presto o tardi la sua mossa lo avrebbe tradito. Quindi si è inventato questo marchingegno per allontanare da se i sospetti, non ritenendo invece che quando ti fai portatore di alcune informazione susciti proprio dei sospetti. Evidentemente non è un aquila".
Il professore non crede alla teoria del ’rimorso inconscio’: "Nessun criminale si vuole far prendere, il rimorso non è vero, ma è vero che non tutti hanno una personalità criminale. Il segreto era troppo grosso e poteva schiacciarlo ma non c’entra niente con il volersi far prendere. Questa persona ha tenuto il cellulare pensando di poterlo riciclare, poi ha avuto paura e voleva allontanare da se i sospetti".


Il caso di Tommaso Onofri, il bambino sequestrato il 2 marzo 2006 nei pressi di Parma e ritrovato cadavere, il primo aprile, in un casolare abbandonato. Il manovale Mario Alessi, che poi rivelò "L’ho ucciso io: non sopportavo il suo pianto", nei giorni precedenti al ritrovamento del corpo aveva parlato alle telecamere della ’Vita in diretta’, con aria candida e affranta: "Mi sento di dire che una cosa così non va fatta, i bambini vanno lasciati in pace, con i loro genitori. Ai rapitori dico di lasciare subito libero Tommaso e che si presentino davanti alla giustizia e si assumano le loro responsabilità".