Gianni Barbacetto, il Fatto Quotidiano 7/10/2010, 7 ottobre 2010
CHI VINCE E CHI PERDE NELL’ACCORDO SULL’EXPO
Chi ha vinto e chi ha perso, nella guerra dell’Expo? La battaglia delle aree ha visto il trionfo, per ora, del sindaco di Milano Letizia Moratti, che ha imposto la sua soluzione: comodato d’uso. I terreni a nord della città su cui sorgerà l’Esposizione universale del 2015 saranno dunque concessi gratuitamente in uso all’Expo e restituiti ai proprie-tari alla fine dell’evento. Lo sconfitto, questa volta, malgrado l’esibita unanimità della decisione, è il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, che aveva invece proposto di varare una newco, cioè una nuova società che avrebbe dovuto comprare i terreni e poi valorizzarli dopo l’evento.
LA VITTORIA di Letizia Moratti è stata aiutata anche dal fatto che il sindaco ha ottenuto dal governo di Silvio Berlusconi un’ordinanza della Protezione civile, arrivata due giorni fa, che le ha conferito poteri straordinari sull’Expo. A Formigoni non è rimasto altro che prendere atto della decisione e commentarla con poche, gelide parole: “Il sindaco prenderà un’iniziativa in cui spiegherà la proposta che ella preferisce”. Ma che cosa significa, in concreto, la vittoria di Moratti? E perché il sindaco è arrivato, sul problema delle aree, al durissimo braccio di ferro dei giorni scorsi con il presidente della Regione? Per capirlo, bisogna tornare a un documento di 25 pagine e sette planimetrie del giugno 2007: la convenzione sottoscritta tra il Comune di Milano e i due proprietari delle aree Expo: la Fondazione Fiera di Milano e la società Belgioiosa del gruppo Cabassi. Un documento rimasto di fatto sotterraneo fino a pochi mesi fa (lo ha raccontato il Fatto quotidiano il 23 gennaio 2010) in cui Letizia Moratti s’impegnava a restituire i terreni ai proprietari, dopo sette anni (2010-2017) di comodato d’uso, con un indice d’edificabilità 0,6. Significa che quelle aree, oggi agricole, diventeranno edificabili con la possibilità di costruire 6 metri quadri ogni 10. Su un’area che è di circa 1 milione di metri quadri (70 per cento della Fiera, 30 di Cabassi), significa poter costruire un totale di 600 mila metri quadri.
LA MORATTI aveva già venduto la pelle dell’orso. Ed è rimasta fedele a quell’impegno. Malgrado sia stata via via contraddetta prima dal Consiglio comunale, poi dalla Regione. Il Consiglio ha votato, già il 14 ottobre 2007, una delibera in cui si chiedeva che gli impieghi dell’area Expo garantiscano “una immediata significativa ricaduta in termini sociali degli investimenti correlati prodotti”. Non speculazione edilizia, dunque, ma utilità per la città.
Poi è arrivato anche Formigoni a rifiutare la soluzione Moratti. Sulla base di un ragionamento che si articola più o meno così: se proprio dobbiamo regalare ai proprietari dei terreni Expo la possibilità di guadagnare, attraverso una speculazione edilizia, allora i terreni siano comprati da una società pubblica, in modo tale che a guadagnare dalla speculazione siano non i privati, ma il pubblico. In questa contro-soluzione Formigoni, restava aperta la questione del valore delle aree: quanto pagarle ai proprie-tari? come riconoscere loro un valore non in base alla condizione attuale (di aree agricole), ma a quella futura (di aree edificate)? E ancora: una volta finito l’Expo, la newco pubblica (o mista, pubblico-privato) quanto avrebbe dovuto costruire per rientrare delle spese sostenute per l’acquisto dei terreni?
IN OGNI CASO, un pasticcio. Un tempo, se un amministratore pubblico prometteva al proprietario di un’area agricola di dargli domani la possibilità di costruire, si pensava subito a una corruzione in corso. In questo caso, mancherebbe la contropartita, la tangente: l’amministrazione pubblica concede volumetrie senza contraccambio. Letizia Moratti ha tenuto ferma la decisione del 2007 e la speculazione la faranno i proprietari delle aree. Con quali indici di edificabilità? Sulla tavola del nuovo Pgt (il Piano di governo del territorio) dedicata all’area Expo c’era scritto 0,6: la stessa cifra della convenzione Moratti-Fiera-Cabassi. È stato il consigliere comunale Basilio Rizzo ad accorgersene e a far cancellare quel numeretto, che altrimenti sarebbe diventato vincolante. Nell’accordo di programma Comune-Provincia-Regione sull’Expo siglato recentemente, il numeretto che compare è di poco più basso: 0,52. Vuol dire poter costruire oltre 500 mila metri quadri.
UNO DEI CANDIDATI sindaco del centrosinistra, Stefano Boeri, denuncia “la truffa che regala ai proprietari delle aree di Rho-Pero, dopo l’Expo, un’enorme quantità di metri cubi: un quartiere come la Bicocca”. Ai 505 mila metri quadri che i privati potranno costruire dopo l’Expo, Boeri somma i 240 mila costruiti per l’evento: un totale di quasi 750 mila metri quadri. “L’equivalente di 26 Pirelloni, un’ingiustificabile cementificazione che cancellerà il grande parco botanico previsto”. Un altro candidato alle primarie del centrosinistra, Giuliano Pisapia, attacca “l’osceno teatrino al quale abbiamo assistito fino a oggi, che offende i cittadini e lede l’immagine della nostra città nel mondo”.