Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore 7/10/2010, 7 ottobre 2010
ETICA E SALMI PER QUATTRO BANCHIERI
«Cesserà l’orgia dei dissoluti!» Cita le sacre scritture, il potente banchiere cattolico. Dal Salmo 145, letto nelle chiese d’Italia giusto un paio di domeniche fa, evoca l’immagine di chi vive in assenza di fini e al di sopra dei mezzi: «Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla».
Dentro l’imponente complesso di San Calisto, cuore di Trastevere, si parla tra iniziati di etica ed economia, e dell’enciclica Caritas in Veritate. Nelle stanze del Pontificio Consiglio dei laici quattro banchieri di rango e una selezione di alti prelati (riuniti dall’associazione Carità Politica) discutono attorno ad un tavolo: è la prima volta, forse che questo accade dentro i limiti extraterrotriali. Il banchiere cattolico che cita i salmi è Fabrizio Palenzona, uno dei pivot nazionali del complesso politico-economico-finanziario, che ha appena chiuso uno dei capitoli più tormentati della vita di UniCredit. «Ci vuole coraggio, il buon cristiano deve smettere di aver paura e dire la verità»: è questo il mestiere di chi si occupa di economia ed è credente, altrimenti il rischio è davvero grande. E cita San Paolo: «Hanno cambiato la verità in menzogna», a ricordare le cause vere della genesi della crisi. Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, incalza: la chiave è nell’abbattimento del nichilismo, che porta l’uomo all’autosufficienza, così che gli strumenti assumono autonomia morale e non si distingue più tra fini e mezzi. Si vola alto nelle stanze pontificie, i banchieri e i vescovi sanno di essere d’accordo che se l’uomo non è al centro si tornerà pari pari dentro un’altra voragine, di qui a qualche anno, dopo che sarano di nuove accumulate riserve enormi generate da denaro che moltiplica denaro: «Troppa ricchezza in mano agli imbecilli» dice Gotti, che cita Galbraith. Ribatte l’arcivescovo Domenico Calcagno, segretario del l’Apsa (il ministero del tesoro vaticano): «Imbecilli o imbroglioni», e aggiunge, lui citando direttamente una parabola di Gesù Cristo, che «i figli delle tenebre sono più astuti dei figli della luce». Principi che ormai - dopo i crolli del 2007-2008 di Wall Street e la crisi economica - sono acquisiti senza connotazioni religiose. Giuseppe Mussari, presidente dell’Abi e da anni alla testa del Monte dei Paschi di Siena, avverte che bisogna assolutamente evitare una semplice lettura quantitativa o solo logica della crisi, il tarlo è profondo e per ridare forze e credibilità al sistema bisogna andare oltre gli strumenti tradizionali, e evitare riduzioni relativistiche: «Il tempo non è una variabile a disposizione dell’uomo». Ripartendo dall’Europa - dice Mussari, banchiere "laico" abituato sul territorio a dialogare con la Chiesa - dove si deve imporre una visione dello sviluppo dell’uomo nella sua totalità. Ma allora in cosa si distingue un argentier credente dagli altri? «Dobbiamo essere lievito, e troppo spesso i laici cattolici non lo sono stati» ammette il veronese Carlo Fratta Pasini, a capo del Banco Popolare, molto addentro anche ai segreti conti vaticani. Il lievito può manifestarsi in tante forme, ma è soprattutto sull’etica che si gioca la partita: «É un valore aggiunto - ribatte il capo dello Ior - conviene alle aziende quotate in borsa, che spendono fino al 7% del fatturato per spesare i controlli». Fare affari con la bontà? «Pensare a chi sta male non è solo una buona azione, è un buon affare» chiosa l’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari.
Il futuro è anche nell’economia del dono, come ha detto il Papa nel’Enciclica? Parla - calamitando l’attenzione di tutti - un giovane docente del Congo, Eloi Macece: le multinazionali alimentari potrebbero risolvere la fame del mondo smettendo di impedire o comunque ritardare lo sviluppo delle produzioni locali. «Nel mio paese - dice - il latte che non tutti riescono a bere è quello venduto dalla Nestlè».