Luca Geronico, Avvenire 7/10/2010, 7 ottobre 2010
ARABIA SAUDITA, BLITZ ALLA MESSA. IN MANETTE PRETE E DODICI FEDELI
Una saletta presumibilmente affittata in un hotel. L’anonimato di una struttura per uomini d’affari per celebrare la Messa: una fede da clandestini in Arabia Saudita dove il Corano l’unica costituzione e la sharia la sua legge fondamentale. Ma le precauzioni, o meglio il sottile confine fra tolleranza e repressione, è stato varcato e sono scattati gli arresti.
La famigerata Mutawwa’in, la polizia religiosa, considera un attentato ogni manifestazione di fede pubblica non musulmana. Le proteste internazionali hanno portato a tollerare la pratica religiosa di altre fedi in privato, ma senza precisare quale sia il confine tra pubblico e privato per delle comunità che si riuniscono in sale occasionali o case di fedeli.
Così venerdì a Riad la polizia religiosa ha fatto irruzione nella sala gremita da circa 150 persone. Dodici i filippini arrestati e un sacerdote, di cui non è nota la nazionalità: l’accusa come sempre è di «proselitismo». Due giorni di fermo e domenica – scrive il quotidiano Arab news – la liberazione dopo che l’ambasciata ha fornito un documento di garanzia. Ma questo non significa che il caso sia chiuso per la giustizia saudita.
Solo l’ultima di una serie di intimidazioni alla libertà religiosa: il rapporto di “Aiuto alla Chiesa che soffre” elenca cinque casi analoghi fra il 2007 e il 2007. Irruzioni della polizia religiosa in case private dove si svolgevano funzioni religiose e in un caso l’arresto di un saudita “colpevole” di essersi convertito al cristianesimo.
Tutti sintomi di una difficile convivenza, nel Paese che custodisce i luoghi santi dell’islam e ospita un milione di filippini, praticamente tutti cattolici. Una Chiesa nata sulla scia dell’immigrazione di questi lavoratori impegnati nei servizi domestici o come personale nelle strutture alberghiere e mal tollerata dalle autorità saudite.
Un altro episodio di intolleranza lo scorso mese di agosto in Algeria dove due operai, cristiani evangelici, sono stati arrestati per «attentato a un precetto dell’islam». Il 13 agosto, in pieno ramamdan, i due uomini erano stati fermati dalla polizia subito dopo aver pranzato in un luogo appartato. Martedì il rilascio di Hocine Hocini, 44 anni, e Salem Fellak, 34 anni, accogliendo la richiesta del loro avvocato secondo cui nessuna legge prevede un reato in questo caso. «Ora giustizia è stata fatta», ha detto Hocini subito dopo la sentenza dichiarando di voler continuare a lottare per una più grande libertà religiosa. Soddisfatto pure il pastore Mustapha Krim, presidente della Chiesa protestante in Algeria. La sentenza, emessa dal tribunale di Aïn el Hammam è stata salutata da una folla in festa.