Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 07 Giovedì calendario

ARABIA SAUDITA, BLITZ ALLA MESSA. IN MANETTE PRETE E DODICI FEDELI


Una saletta presumibilmente affittata in un hotel. L’a­nonimato di una struttura per uomini d’affari per celebrare la Messa: una fede da clandestini in Ara­bia Saudita dove il Corano l’unica costituzione e la sharia la sua legge fondamentale. Ma le precauzioni, o meglio il sot­tile confine fra tolleranza e repressione, è stato varcato e sono scattati gli arresti.

La famigerata Mutawwa’in, la polizia reli­giosa, considera un attentato ogni mani­festazione di fede pubblica non musul­mana. Le proteste internazionali hanno portato a tollerare la pratica religiosa di al­tre fedi in privato, ma senza precisare qua­le sia il confine tra pubblico e privato per delle comunità che si riuniscono in sale occasionali o case di fedeli.

Così venerdì a Riad la polizia religiosa ha fatto irruzione nella sala gremita da circa 150 persone. Dodici i filippini arrestati e un sacerdote, di cui non è nota la nazionalità: l’accusa come sempre è di «proselitismo». Due giorni di fermo e domenica – scrive il quotidiano Arab news – la liberazione dopo che l’am­basciata ha fornito un documento di garanzia. Ma questo non significa che il caso sia chiuso per la giustizia saudita.

Solo l’ultima di una serie di intimidazioni alla libertà religiosa: il rapporto di “Aiuto alla Chiesa che soffre” elenca cinque ca­si analoghi fra il 2007 e il 2007. Irruzioni della polizia religiosa in case private dove si svolgevano funzioni religiose e in un caso l’arresto di un saudita “colpevole” di essersi convertito al cristianesimo.

Tutti sintomi di una difficile convivenza, nel Paese che cu­stodisce i luoghi santi dell’islam e ospita un milione di filip­pini, praticamente tutti cattolici. Una Chiesa nata sulla scia dell’immigrazione di questi lavoratori im­pegnati nei servizi domestici o come per­sonale nelle strutture alberghiere e mal tollerata dalle autorità saudite.

Un altro episodio di intolleranza lo scorso mese di agosto in Algeria dove due operai, cristiani evangelici, sono stati arrestati per «attentato a un precetto dell’islam». Il 13 a­gosto, in pieno ramamdan, i due uomini e­rano stati fermati dalla polizia subito do­po aver pranzato in un luogo appartato. Martedì il rilascio di Hocine Hocini, 44 anni, e Salem Fellak, 34 anni, accogliendo la richiesta del loro avvocato secondo cui nessuna legge prevede un reato in questo caso. «Ora giustizia è stata fatta», ha detto Hocini subito dopo la sentenza di­chiarando di voler continuare a lottare per una più grande li­bertà religiosa. Soddisfatto pure il pastore Mustapha Krim, presidente della Chiesa protestante in Algeria. La sentenza, emessa dal tribunale di Aïn el Hammam è stata salutata da u­na folla in festa.