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 2010  ottobre 07 Giovedì calendario

IL TRISTE RECORD DEL TURISMO PROCREATIVO

[in allega la procreazione in Europa]
E’ diventata negli anni la legge dei pellegrinaggi, dei parti trigemini record rispetto alla media europea, delle mamme attempate. La legge 40 sulla fecondazione artificiale è arrivata al sesto anno e un bilancio non può nascondere le ombre di un provvedimento frutto di molti compromessi e contraddizioni, dalla storia tormentata, fatta di opposizioni della Chiesa ma anche di viaggi delle future mamme per andare proprio alla Farmacia Vaticana a procurarsi a prezzi accessibili farmaci introvabili altrove.
Prima della legge esistevano le sperimentazioni e i medici pionieri. I primi tre bimbi nacquero nel 1983, una di loro Alessandra Abbisogno, si è laureata quest’estate in Medicina con specializzazione Embriologia proprio per lavorare nel settore che le ha permesso di nascere.
Dal 2004 la fecondazione è legge e da allora i figli nati in provetta sono sempre aumentati. Secondo quanto risulta dalla più recente relazione sullo stato di attuazione presentata al Parlamento dal ministero della Salute sulla base di dati relativi al 2008, per la prima volta hanno superato la soglia dei 10 mila. Ma soprattutto migliora - spiega il ministero - «l’efficacia delle procedure di procreazione medicalmente assistita, come mostrato da tutti gli indicatori, dal numero dei nati vivi a quello delle gravidanze, anche in percentuale».
Positivo quindi il bilancio se si considera che dai dati raccolti in 354 centri la crescita dei nati vivi è costante dal 2005 in poi. Nel 2008 sono stati 10.212, rispetto ai 9.137 dell’anno precedente. E’ positivo se si pensa che quest’aumento va di pari passo con la crescita dell’età media delle donne che si rivolgono alla fecondazione artificiale. Le più mature d’Europa: l’età media delle donne che affrontano la fecondazione artificiale in Italia è di 36,1 anni: al di sopra quindi della media europea, che per il 2005 era di 33,8 anni.
Nonostante l’anzianità delle mamme della speranza, i nati vivi aumentano rileva il ministero sottolineando che «è ben noto come gli esiti positivi delle procedure siano in rapporto all’età delle donne» e che in Italia ben il 26,9% dei cicli, ossia uno su quattro, viene affrontato da donne che hanno più di 40 anni. «Anche questo dato - segnala il ministero in una nota - è in aumento rispetto al 2007, quando era il 25,3%». L’Italia ha il numero di parti trigemini più alto d’Europa, con la media del 2,6%, mentre i parti gemellari, pari al 21,0%, sono in media con gli altri Paesi europei.
Fin qui i dati che si riferiscono alle coppie a cui la legge 40 è bastata. Ma quante sono rimaste fuori? E quante hanno dovuto andare a cercare un figlio all’estero per i paletti molto rigidi imposti dal provvedimento? Anche in questo l’Italia ha un suo triste record e caratteristiche del tutto anomale rispetto al resto d’Europa.
Esiste il «federalismo della provetta» che impone alle coppie spese differenti a seconda della regione di appartenenza, imponendo anche viaggi interregionali per spendere meno: in Toscana sono previsti fino a tre cicli, nel Veneto si paga un ticket unico di 1000 euro, perché l’infertilità non viene considerata una malattia e quindi non è prevista nei Livelli essenziali di assistenza.
Molti però decidono di andare all’estero. Ogni anno in Europa ci sono circa 20-25 mila coppie con problemi riproduttivi che si rivolgono alle cliniche di Spagna, Svizzera, Belgio, Slovenia, Repubblica Ceca e Danimarca per avere un figlio. Sono il 32% gli italiani (dunque circa ottomila coppie) che seguono questa strada, il dato più elevato in assoluto, seguono Germania (14,5%), Olanda (12,1%) e Francia (8,7%).
Non sempre andare all’estero, per questa sorta di «turismo procreativo», significa avere la garanzia di un esito felice, spesso non si ha la certezza di ricevere trattamenti conformi a standard medici adeguati. Per questo si sta tentando di stabilire regole uniformi per lo meno europee che proteggano pazienti, donatori, mamme in affitto e bambini. Le coppie italiane non vanno all’estero per effettuare trattamenti illeciti, ma solo per cercare di avere un figlio all’interno di una coppia stabile, eterosessuale ed in normale età riproduttiva.
E’ solo nel 40% dei casi che le coppie escono dall’Italia per eseguire trattamenti illegali in Italia (donazione di gameti e embrioni), mentre il 60% si rivolge a centri stranieri per eseguire trattamenti leciti in Italia, ma che crede essere più efficaci in Paesi dove esiste una legge più liberale.