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 2010  ottobre 06 Mercoledì calendario

IPOTESI DI SECESSIONE COME DIVIDERE IL PATRIMONIO

Nel caso in cui la Lega arrivasse a ottenere il suo vero scopo, cioè la spaccatura dell’Italia, come avverrebbe, secondo lei, la divisione del debito pubblico? A parte la quantificazione da attribuire ai due o tre nuovi Stati, chi e come stabilirebbe che i titoli in possesso del singolo risparmiatore o ente sottoscrittore vadano in carico all’uno o all’altro nuovo Stato?
Werther Gemmi
rockymangione@yahoo.it
Caro Gemmi, la divisione del debito pubblico è soltanto uno dei molti problemi che occorrerebbe affrontare se la Lega proclamasse la Repubblica del Nord. È abbastanza facile spartire il patrimonio demaniale dello Stato. È molto più difficile dividere il patrimonio degli enti pubblici e delle aziende in cui il ministero dell’Economia detiene una quota di controllo. I precedenti a cui fare riferimento sono pochi e spesso scoraggianti. La divisione della Jugoslavia ha provocato una serie di sanguinose guerre civili. Altrettanto è accaduto nell’ex Unione Sovietica dove il collasso dello Stato fu accompagnato da una lunga catena di conflitti in Moldavia, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Cecenia, Daghestan e nelle repubbliche dell’Asia Centrale. Non esiste purtroppo, nella storia degli Stati, il «manuale del buon divorzio». Nella maggior parte dei casi la guerra civile scoppia prima del giorno in cui i negoziatori delle due parti cominciano a trattare la divisione dei beni. E i modi della spartizione, alla fine, vengono decisi sul campo di battaglia. Così accadde, per esempio, alla fine della guerra di secessione americana.
Esiste tuttavia un esempio virtuoso. Quando i cechi e gli slovacchi, nel luglio 1992, decisero la loro separazione, il termine più frequentemente utilizzato per definire l’evento fu lo stesso con cui era stata descritta la rivoluzione anti-comunista dell’autunno 1989. Entrambe furono «di velluto». Ci vollero poco più di cinque mesi, prima del 31 dicembre 1992, per completare la separazione dei beni. Il problema più complicato fu quello dei confini che passavano talora all’interno d’uno stesso villaggio. Ma il nodo fu sciolto, in questi casi, con qualche compensazione finanziaria e parecchio buon senso. Beninteso occorre ricordare che nel corso della storia i due nuovi Stati — Repubblica Ceca e Slovacchia— erano stati molto più spesso divisi che uniti. La Boemia e la Moravia erano appartenute alla Corona austriaca, la Slovacchia a quella ungherese. Erano state unificate a Versailles, dopo la Prima guerra mondiale, grazie al ruolo che un grande patriota ceco, Tomas Masaryk, aveva avuto negli anni precedenti, ma i primi screzi cominciarono subito dopo l’unificazione e fornirono a Hitler gli argomenti e i pretesti di cui aveva bisogno per trasformare le regioni ceche in un protettorato del Reich e la Slovacchia in uno Stato satellite. Esistevano le condizioni, quindi, per un divorzio morbido. Tutti gli altri sono stati tempestosi e spesso cruenti.
Sergio Romano